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Accetto Chudi
Zulfikar Ahmetovic
Balkan Memories
By Zulfikar Ahmetovic
Sardinian Blues VII - Action!
Some sleep later, some better feelings.
Sunday, mid morning, out for a walk.
Not too cold, not a rainy day, just grey clouds above in the sky. 
Not a windy day. Say today I feel comfortable.
Brinks out of sight, a coffee with croissant at L’Abetone, my own grey eyed lover out of reach - deep into her studies.
I just keep walking, feeling the calm of the day.
Some glance at shop windows, garment stores, real estate agents.
A soft touch on my elbow. Mario.
“Come follow me, young lad. We’re meeting people today.”
My immediate thought: the goods for them, money, handguns.
Mario reading my thoughts: “it’s just a preliminary, today. You meet them where they want, I introduce you, some talks. The aftermath is all on you.”
We leave on a small Citroen car, he might have some not connected to him.
We drive around, into the maze of warehouses and sparse small houses in the industrial district of the town.
Most of them regular, but if some goods are stolen this is the area to look for.
 
We drive into a backyard, as closed gate slides open, we park inside, iron gate swiftly closed behind us.
Three men sitting at a table, ashtrays, empty coffee cups.
The old guy, a wiry, tall, bald guy in his late fifties sands up, greeting Mario with a hug.
They start talking quickly in their dialect.
Me playing the dumb foreigner, but I pick some words. He thanks Mario for easing things a bit to his uncle - no names dropped. I assume the uncle has a leading role in their group, now serving time for some years.
Then I recall an episode my Italian friend told me about the local milieu.
Few crime gangs - family based ones - ruling the underworld here.
Even the wildest Nigerian gangs don’t dare against these families.
One local kingpin of them bashed a Nigerian mob’s head while in prison, permanent brain damage issued, no charge against him, no one dared, not even the prison guards.
Maybe the uncle the bald guy mentioned.
 
“Now it’s up to you, lad”, Mario says. 
Then he leaves, iron gate open and swiftly closed. The small blue Citroen disappearing from sight.
Bald guy shows me a chair, let’s talk business.
“I’m Carlo. Your mentor Mario and us, well, we go way back. So you can talk to us, we listen.” 
The two younger ones nodding in silence.
“Mario’s likely told you. I’m a stranger here. I’m here for a temporary business, you might help me in. Some good rewards for your group, not to be said in advance, but’s obvious to me”.
Bald guy Carlo winking, his buddies grin smirking.
“You sound real Italian, great. You look strange. Mario says you’re American. I believe you are more complicated than us. Hope your business won’t have adverse effects on our side of the table.”
Carlo drawing a huge cigar, offering me one.
Business time.
“Mario told me to be explicit with you guys. Nothing will be against you. So I tell you what I need from you, if this suits you we talk about your fair compensation.”
A nod.
“We four or just you and me, Carlo?”
Another nod to the guys there.
“My nephews, Gavino and Pietro are my eyes and arms. It’s their father that Mario’s helping a bit to be more comfortable given his temporary situation.”
“You must believe I’m Italian ‘cause i speak so well. Forget America. This is my rule number one. Plus I’m not completely American so leave transatlantic stuff out of your elaborations. Now and forever.”
“A bit more to pay, dude. We don’t even know your name.”
“We set a price for the ride, no extras, no after. You won’t dislike my offer.”
Gavino up for a round of coffees.
 
I explained quietly my needs.
Some discrete boat to and from the opposite coast.
Maybe some item to be carried, at my own presence only, don’t worry.
Some link there.
No drug trafficking at all, not by me, not by you on the side.
Since I trust you because of Mario, I’ll have to deal with some equivalent of your group there, dependability is the first need..
I’ll need backups there, connections.
I know for sure those ones like weapons, local power but they are old fashioned and they don’t appreciate drug trafficking. Which sound fine to me.
The group there will have some blackmail power, some knowledge. Say some prostitution ring high enough to keep decision makers’ eyes shut when it comes to them.
 
Carlo said fine to me.
Carlo said 10k for the job, 7 before 3 when done.
Carlo said the Morazzanis.
We are like cousins in different areas.
I said 5 before 5 when done plus 4 pieces they’ve never dreamed of, ammos and maintenance sets included.
He said ok.
I walked back home, called the handyman with a relative as a military a La Maddalena.
5 grands to have 500 g T4 and detonators in two days. 
He said yes. Consider it done.
Tomorrow night I’ll drive to the warehouse.
Day after I’ll drive to some place near Tempio to meet the bent NCO, get my T4 plus detonators and stash all these goods down in Palmadula.
Matteo F.M. Sommaruga
Progetto Novello Calvino
By Matteo F.M. Sommaruga
Codice ATU-2 “The Children of Hameln" (Sara e l’economia delle caldarroste)

C’era, tanto tempo fa, una cittadina a metà strada tra le Alpi e il mare. Sono passati tanti anni da non riuscire a ricordarmi il nome. Non mi sono però dimenticato le caldarroste che all’avvicinarsi dell’inverno, quando le giornate si erano già accorciate, venivano preparate nella piazza dell’antico re di bronzo. Che poi era una piazzetta piccina, dove avrebbero difficilmente trovato spazio per manovrare, nello stesso momento, due carrozze.

 

Sara, la bella venditrice di caldarroste, non viaggiava in landò. Arrivava tutti i giorni di buon mattino con la cesta di castagne sulle spalle, accendeva il fuoco sotto l’enorme pentolone e, per l’orario in cui i bambini uscivano da scuola, le caldarroste erano pronte. Sara adorava i suoi clienti, grandi e piccoli, e assieme alle caldarroste si prodigava in mille saluti di ogni genere. Il suo sorriso curava gli anziani dalla nostalgia della gioventù e i più piccoli dalla malinconia legata a un brutto voto o dalla lite con il proprio migliore amico. Da parte loro, il variegato gruppo dei clienti di Sara contribuiva a mantenere allegra e colorata la piazza del Re de Bronz anche durante le giornate più grigie, quelle in cui alla nebbia si alternava la pioggia e non si vedeva mai il sole. La vita di Sara non era però mai ricca di sorprese, anzi scorreva piuttosto monotona. L’unico strappo a quel regime, le veniva concesso quando le castagne dovevano scaldarsi ancora un poco, i bambini erano impegnati con le prime lezioni del mattino e gli altri mercanti che si affacciavano sulla piazza avevano appena finito di risistemare i propri banchetti e le proprie vetrine.

 

Allora Sara si poteva allontanare giusto qualche minuto dal banchetto delle caldarroste per visitare questo o quell’altro carretto e rimirare i prodotti del momento. Che purtroppo, spesso, non poteva permettersi di acquistare. “Cosa importa poi, di posseder qualcosa di prezioso se non rimane altro che lasciarlo su una mensola a prender polvere. Senza pagar nulla, posso veder ogni giorno delle novità da tutto il mondo, e non mi costa nulla”, pensava Sara, che era povera, ma anche parsimoniosa.

 

Un bel giorno, una di quelle luminose giornate che ricordano il miracolo di San Martino, Sara si avvicinò al negozio di animali di mastro Tobia. “Così devono essere gli zoo delle grandi città”, pensava Sara tutte le volte che vi si avvicinava. Il bianco cagnolone del proprietario le faceva sempre le feste, perché lei non mancava di portar seco qualche castagna da condividere con le deliziose creature di mastro Tobia. Quel giorno però l’occhio curioso di Sara si concentrò su due pappagalli che rendevano il negozio particolarmente colorato. Erano due esemplari che, dal capo fino alla punta delle piume, avrebbero potuto misurare più di un metro, forse un metro e mezzo. Sara non era molto abile in questo genere di valutazioni.

“Chissà quante castagne mangeranno, durante tutta la giornata”, si domandò la ragazza. Le piume di quegli uccelli erano di un rosso sfolgorante, interrotto solo da alcune strisce dalla tonalità indefinita. A Sara di primo acchito parvero bianche, poi, quando i due uccelli, che erano dei pappagalli, si misero a parlare, le piume sembrarono riflettere la brillantezza dell’oro. “Saranno mai dotati di poteri magici? Hanno un che di strano, di esotico.Molto più di quanto un pappagallo possa sembrare tale. Che poi, i pappagalli saranno anche esotici, ma in questo mondo moderno li trovi un po’ dovunque. Un po’ come l’ananas, che finisce anche sulle pietanze tradizionali”. Sara, a suo modo, sapeva elaborare dei pensieri complessi in testa, molto più di quanto ci si sarebbe aspettato da una venditrice di caldarroste. Del resto, vi sono anche eloquenti avvocati che non sono in grado di ragionare al di fuori dai binari del codice che han studiato.

 

Sara tornò al banchetto delle caldarroste, ma anche quando le si avvicinavano i clienti a lei più affezionati, le era difficile distrarre la mente da quei due pappagalli dalla chioma rossa. Mentre consegnava i pacchetti di caldarroste, li immaginava volare di fronte a sé, posarsi sul suo carretto, chiederle con il cenno del becco un paio di castagne. Sara era totalmente rapita dalla loro visione che, per la prima volta nella sua vita, provò piacere all’idea di possedere qualcosa al di fuori dello stretto indispensabile per la sopravvivenza.

 

La ragazza si considerava povera, e tale tutti la reputavano, ma nell’angolo più angusto di casa aveva accumulato negli anni un buon numero di monete d’oro. “Per la vecchiaia”, si ripeteva tutte le volte che contava quel mucchietto di prezioso metallo, aggiungendovi, all’occasione, un pezzettino. Sara però stava perdendo il senno e, preso il sacchetto di pecunia, si avviò per la piazza del Re de Bronz. Questa volta non per vendere, ma per comprare.

 

 A passo deciso, ignorando il suo banchetto delle caldarroste e la frotta di bambini che vi si faceva intorno, la ragazza entrò nel negozio di mastro Tobia. “Buongiorno Sara, qual buon vento. Come posso aiutarti? Non sei impegnata con le castagne?”, le sorrise il negoziante, che talvolta aveva la sua malizia. Propria, del resto, di tutti coloro che si affidano al dio Hermes. “Avete ragione mastro Tobia, i bambini mi attendono e occorre fare in fretta”, rispose

Sara, allargando gli occhi per girarsi intorno e curiosare  se i pappagalli non fossero già stati venduti. “Cerchi qualcosa di particolare?”, le fece mastro Tobia, che invece strinse gli occhi premeditando la conclusione di un buon affare. “Ecco, desidero acquistare i vostri pappagalli, quei due pappagalli rossi che tenete spesso in vetrina”, rispose Sara, quasi titubante. “Ecco, ecco cosa voleva”, meditò tra se e se il venditore di animali, cercando di immaginare quanto la fanciulla avrebbe potuto permettersi di elargire. Il negozio di mastro Tobia manteneva difatti il fascino di quelle botteghe dalla vecchia maniera, dove il cartellino dei prezzi non era esposto al pubblico, ma il montante per la compravendita veniva pattuito a seconda della bisogna e dell’abilità delle due parti in causa.

 

Mastro Tobia addocchiò il sacchetto che Sara stringeva tra le mani con tanta cura e le chiese: “Cos’hai lì dentro?”. La voce del mercante suonava melliflua e suadente. Sara, che considerava mastro Tobia un vicino di banco e collega, si fidò di mostrargli interamente il contante così gelosamente custodito.

 

“Bene bene, ne hai abbastanza per garantirti la proprietà delle due bestiole. Ma bada bene, dovrai prestar loro il massimo riguardo, perché sono animali sensibili e intelligenti. Se li trascurerai, ti abbandoneranno ed io non ti restituirò i tuoi quattrini”, ammonì mastro Tobia, il quale si premurò di approfittare dello stato d’animo di Sara per toglierle di mano il gruzzoletto. La caldarrostaia, incantata dall’idea di possedere i due pappagalli rossi, non si accorse neppure di aver concluso il patto e si diresse verso la gabbia dei due animali. “Per oggi non potrò lavorare, è più prudente che porti i miei nuovi amici nella mia casetta, all’aperto prenderanno freddo e si ammaleranno. Il Signore non voglia che succeda loro un malaugurato evento”, si disse Sara e, salutando distrattamente, sortì dalla bottega di mastro Tobia.

 

“Come vi chiamate?”, chiese Sara ai due pappagalli, il cui colore irradiava la misera stanzetta che costituiva la dimora della venditrice di caldarroste. Un antro dalle pareti grigie, dove le uniche tonalità erano date dalle travi, in solido legno di quercia, del soffitto e delle finestre, nonché dai sacchi di castagne depositati sul pavimento. Sara aveva un solo tavolino, sul quale pranzava e, a fine giornata, teneva i conti del suo banchetto. Vi posò sopra la gabbia degli uccelli e aggiunse: “Rimarrete qui, questo sarà il vostro posto d’onore. Nella ciotola della zuppa posso attingere il pane anche rimanendo in piedi e per far di conto mi basterà il letto”.

 

Ma il letto non le bastò, perché nei giorni seguenti Sara iniziò ad allungare la sua pausa per il pranzo, a sortir dall’uscio di tarda mattinata e tornarvi ben prima dell’imbrunire. Pur di non lasciar soli i due pappagalli, che incantavano la nuova padrona agitando le ali e facendo sfoggio della loro conoscenza del linguaggio umano. Il loro nome restava però ignoto. Quando un giorno, incontrato mastro Tobia al di fuori della bottega, Sara lo interrogò al proposito, ma l’astuto mercante le rispose che tale informazione gli era del tutto ignota. “Ma dimmi, Sara, ti vedo sempre meno al tuo banchetto. I bambini e i vecchi si lamentano che senza di te la piazza del Re de Bronz non è più la stessa”. Sara gli rispose di pazientare, ma che ora doveva dedicare il suo tempo ai pappagalli.

 

Che finì col crescere, la porzione della giornata destinata a quei maestosi esseri, fino a decretare il quasi abbandono del banchetto delle caldarroste. La fanciulla, ormai del tutto priva di entrate, iniziò a nutrirsi delle castagne che avrebbe dovuto riservare alla propria clientela. Erano della migliore qualità, perché fino a quel momento gli avventori, abituali e non, del banchetto delle caldarroste, avevano ricevuto tutte le migliori attenzioni. Costituivano in un certo senso l’intero mondo di Sara, e forse persino la sua famiglia. Nelle mani vecchie e ossute, solcate dalle vene blue, dei signori più attempati, la ragazza rivedeva quelle del suo nonno. Negli occhi dei genitori riconosceva il sentimento del suo papà e delle sua mamma, che le trasmettevano i propri abbracci. Nei sorrisi dei bambini, la propria infanzia, quando raccoglieva con passione le castagne nei boschi ripetendo che un giorno le avrebbe anche cotte e vendute, facendone una professione. Ora però il cervellino di Sara era rivolto altrove e neppure si accorgeva che un universo, per quanto in miniatura, rimpiangeva la sua assenza.

 

Se ne lamentava anche mastro Tobia, “Avrei dovuto essere meno avido. Sono riuscito a vendere quei pappagalli, ma senza lo splendore delle loro piume, chi si ferma a rimirare le vetrine del mio esercizio? Coniglietti e tartarughine a distanza non si vedono. E senza quella caldarrostaia benedetta, non passano qui di fronte neppure i bambini nel doposcuola”. Mastro Tobia non era l’unico a veder diminuire il volume dei propri affari. Anche il fioraio, il cartolaio e il prestinaio, il quale era inoltre pasticciere, non erano felici del nuovo corso della piazzetta. Se i clienti si diradavano anche in uno solo di quei negozi, conseguentemente ne perdevano tutti i banchetti limitrofi. Per la piazzetta del Re de Bronz, la passione di Sara per i due pappagalli era diventata una vera sciagura.

 

La caldarrostaia non navigava in migliori acque, poiché i pappagalli iniziavano a lamentarsi della monotona dieta a base di castagne. La povera Sara era disperata, perché i sacchi di iuta che contenevano le castagne erano ormai vuoti e non sapeva più come sfamare né se stessa, né le proprie creature. “Se vuoi saper come ci chiamiamo”, dissero improvvisamente i due volatili, vedendo la caldarrostaia girare in tondo nella piccola stanza, colta da un'irrefrenabile isteria, “Noi siam Disgrazia e Spensieratezza. Se non ci nutrirai come hai fatto finora, apriremo la gabbia con i nostri artigli, sfonderemo i vetri della finestra con i nostri becchi e ce ne voleremo via”. Fu a quelle parole che Sara si accorse della miseria della sua casetta e della follia delle sue azioni. “Voi ve ne andrete, ma come dico io. Se mastro Tobia non vi vorrà indietro, allora vi scambierò per due sacchi di castagne e, con fortuna e dedizione, ritornerò alla mia vita”, pensò Sara tra sé.

 

Maestro Tobia non si fece ripetere due volte l’offerta e, in uno slancio di generosità, restituì a Sara metà della somma originariamente pattuita. “Son diventati vecchi, è passato del tempo, son stati mal nutriti…”, cercò di giustificarsi mastro Tobia con la caldarrostaia. In realtà non era passato neppure un anno, che nella vita ottuagenaria di un pappagallo è ben poca cosa, ma Sara non se ne curò.

 

Con una parte della somma intascata, la fanciulla riavviò il suo banchetto. Era di nuovo autunno e i bambini accorsero in piazza del Re de Bronz con l’entusiasmo di sempre. I commercianti tutt’intorno videro i propri affari rinvigorire. Mastro Tobia, congratulandosi con se stesso, perse di vista i due pappagalli. I quali, aperta la gabbia in cui erano rinchiusi con i propri artigli, se ne volaron via. “Poco importa, non li ho pagati che una frazione dell’oro che mi hanno fruttato. Di Disgrazia e Spensieratezza non ne ho più bisogno. Mi bastano il profumo delle caldarroste e il sorriso di Sara.”

 

Questo accadde tanto tempo fa ed io ne fui testimone. I dettagli di quel che non vidi, fu Sara a fornirmeli, ma le caldarroste dovetti pagargliele.

 

The Tennessee Walker
The Tennessee Walker
By The Tennessee Walker
Information Apocalypse

America is cognitively fractured. It is in a moment of metaphysical chaos from which a new pro-human future can emerge. Or the anti-human forces that sow unholy sedition into the minds of men can bring about the end of the American experiment. 
There are two frequencies that resonate through this world at its most fundamental level. There is a pro-human frequency represented by Life: human reproduction, positive emotional feedback loops among loving relationships, and creative expression through the intelligent creation of human systems, technological or otherwise.
There is also a frequency that is calling for control of the human being and ultimately its destruction. This anti-human frequency operates as a psychological operation. It does not build but uses lies and manipulation to shift and transform human systems.
The anti-human frequency’s most recent institutional champions in western governments adopted its control mechanisms in the wake of nuclear weapons. In America, this was formalized in the National Security Act of 1947. Transnational threats like nuclear, manufactured or otherwise, are the greatest tool of the anti-human frequency. 

Some of its attributes:

  • Its acolytes fear a of lack of control.

  • Its acolytes fear competition.

  • Its acolytes fear dying. 

  • Its acolytes are obsessed with overpopulation.

  • Its acolytes prefer to manage problems with Hegelian strategic tension, rather than solve problems.

  • Its acolytes replace the cybernetic power of human love with artificial intelligence.

 

The anti-human frequency has a very natural wave to ride in on. With the end of divine right of kings, how do men agree to govern themselves? Democratic republics like America are an answer, but as human systems and networks become incomprehensibly complex, can democratic governance work? Can a democratic government really control nuclear proliferation for instance? There is necessarily the development of a permanent corporate state that gradually eclipses elections.

Can this permanent state resonate with the pro-human frequency? The internal logic of the anti-human frequency is persuasive and rational. But it will mean the end of humanity.
To resonate with the pro-human frequency requires courage and humility. It means that you do not know what will happen, you do not know if you will survive, but you know that your Soul is Alive. 
The way forward in an information apocalypse is to resonate with that pro-human frequency and in doing so, keep your Soul.

Matteo F.M. Sommaruga
In Frankfurt like Heidi, in Zuerich like Lenin
By Matteo F.M. Sommaruga
December 3rd 2023

Lenin 

 

I have just crossed the German-Swiss borders, for the first time after years. A sort of renewed exile started when my mummy unexpectedly got animated once again. To be honest, it is also a mystery how my body got translated from Moscow to Zurich. I assume that I need to thank some anonymous patron, perhaps a Swiss millionaire who, after having inherited a conspicuous substance from his father, wanted to sustain the socialist cause. Leftist millionaires are however not anymore the standard. It could have been much more fashionable some decades ago, according to my recent studies. It is much more probable that a well renowned consulting company, one of the biggest ones, at the behest of an American lobby, tried to recreate the conditions that one hundred years ago ignited the Red Revolution. Perhaps ignoring the fact that Lenin himself has recognised the lunacy of his movement. During my experience in the museum, I received a taste of the consultancy world as well. A small agency from Ticino wanted to digitalise the collection for a reasonable fee. Despite the fact that I am not acquainted with new technologies, my assumption of “reasonable” is based on the comparison with my monthly salary. The presumption of the owner was remarkable, as much as the emptiness of the dialogues preferred by the youngsters in suit on the public transportation in Yurich. There are some in my train as well, traveling beside me with their eyes fixed on the screen of their laptops. It is perhaps much worse than the effects of opium.

 


 

The art dealer

 

As expected, more than one interesting name has issued new works during the week. Alex Katz is among them, with a series dedicated to Autumn. He is however getting somehow boring and repetitive. What I found great is a series of portraits, women and men, whose character is depicted with a few lines. I particularly like an Afroamerican, by profile, whose value should increase with the time only because of the politically correct subject. All the other personßs in Katz production will be less and less interesting if the woke movement will impose its view on collectors as well. Unexpectedly amazing is on the contrary the new Brian Clark’s drop by Heni. At first sight it looked to be exaggerated. More than three hundred collages created by the old white man, with paper and paint. At five thousand dollars each, they sound like a bargain. I still remember the beautiful works on glass he had issued, also by Heni, a few years ago. They were much more expensive and even for my own gallery they constituted a substantial investment. These works would also perfectly fit with Yinka Shonibare’s series of African Birds. For which I need to thank the wonderful work made along the years by Cristea Roberts gallery in the U.K. They are perhaps the best publishers right now, at the very same level of Mixografia and Gemini G.E.L. , with the exception that they are U.K. based and begin from scratch.

 


 

The consultant

 

I reached the museum at the end and behaved like a perfect stranger. Pretending to be attracted much more by the wooden toys on sale and the Japanese animations of my childhood. I had already visited, a few years ago, an exhibition at the Landesmuseum in Zürich, dedicated to Heidi in Japan. I had been able to admire the original sketches signed by Hayzo Miyazaki and Iso Kakahata, it was a great experience. Of which I took advantage to introduce myself with the museum’s employees. One of them was a sort of a boy scout, a young man coming from Bern. Quite unpleasant as he replied so concisely to any kind of questions I could make him. He was assertive about any possible subject, but his feedback was really useful because it allowed me to prepare my attack to the possible psychological resistance of his boss. In a consultancy the partner is usually the only reasonable person sitting in the open space, when he is allowing some time to be spent with the junior consultants. At least he has made his own career and does not need to mob the subordinates. In this case the director of the museum is a self referencing teacher from a local school, working part time for the institution. After a brief monologue about his Ph.D. work on the Swiss wooden toys, he explained to me that such a book, the Heidi’s and Lenin’s book, disappeared from Moscow after an incursion of a band of white cossacks. It is all that he knew about. I imagined them crossing the borders with Turkey and reaching a Greek Island, where they handed over the volume to the Graf von Pazze.

GEOSTORIA E STORIA GEOPOLITICA
by Virgilio Ilari
Il concetto di «geostoria», coniato nel 1942 da Fernand Braudel (1902-1985), non ha avuto origine solo dalla sua passione per le scienze sociali e la geografia e dalla profonda padronanza delle «scuole» geografiche francese e tedesca 1 , ma anche da un più diretto confronto con la «Geopolitik» tedesca, avvenuto durante la prima fase della sua prigionia di guerra a Magonza, dove poté svolgere conferenze ai commilitoni e leggere libri prestati dalla biblioteca locale; esperienza poi rielaborata in un libro iniziato due anni dopo al campo di Lubecca, ma di cui è rimasto un solo quaderno contenente la prefazione e i primi tre dei sei capitoli previsti. Opera poi trascurata dall’autore, e pubblicata postuma dalla vedova solo nel 1997
G. Zincone
Zinconeide
By G. Zincone
Ci vorrebbe la Pizia
Attraverso i romanzi di ieri agli enigmi di oggi.
Ritorno ai Patriarchi, di Arnold Zweig (DDR)
 
Le vicende del professor De Vriendt a Gerusalemme protettorato inglese illustrano sensibilmente la nascita dello Stato di Israele, le contraddizioni e i temi personali insiti sino ai tempi nostri.
 
La visione di Zweig della Prima Guerra Mondiale come guerra degli “uomini bianchi”, ancora adesso tema aperto.
 
Gli enigmi che ci di parano di fronte.
 
La Nazione-Impero, la Persia, che inventò il gioco degli scacchi ha eseguito nei suoi limiti di potenza regionale lo stesso tema degli inizi della guerra in Ucraina (rif. mio precedente St. Peter’s Snow).
Compellence.
Mettere l’avversario nella obbligatorietà di eseguire una mossa, anche se con esito sfavorevole.
Ha usato il suo proxy più spendibile Hamas, estraneo alla mezzaluna sciita e cofinanziato dai rivali regionali sunniti Turchia e Qatar.
Ha - per alcuni anni - allontanato e limitato la portata degli Accordi di Abramo e lo sviluppo della via del cotone.
Non ha speso la sua risorsa sottoregionale maggiore, il partito-esercito Hezbollah in Libano.
Non ha speso l’altra risorsa, gli Houthi di Yemen.
La diretta del discorso dello Sheikh Nasrallah a Beirut (grazie a L’Orient Le Jour) e le successive analisi di più attori non includono una significativa diminuzione iraniana.
Le incertezze delle Amministrazioni Democratiche USA nella gestione del dossier iraniano non fermano l’espansione nucleare.
 
Ritorno al Libano, in disastro economico, impasse politica (Presidenza  Aoun terminata da un anno), potenziale ridimensionamento di Hezbollah e fazioni cristiane fortemente scisse sin dall’inizio della Presidenza Aoun. Con la più grande Ambasciata USA in costruzione avanzata.
Apprezzo da più di un anno la istituzione della rubrica Lebanon Watch su National Interest.
Suggerisco un ruolo strettamente cooperativo USA, Italia (da sempre apprezzata in loco come UNIFIL, SISMI e ora AISE) e ruolo collaterale limitato e controllato francese nel favorire una Presidenza libanese aperta all’Occidente anche coercendo le Forces Libanaises di Geagea verso un governo di coalizione con alcuni cambi di protagonisti. E con grandi e controllate erogazioni economiche il meno mediate (all’interno) possibile.
 
Il Libano chiave di volta.
Approfittando della risk aversion insita nella politica estera cinese.
E facendo di necessità rientrare la Russia tra le nazioni con cui si può dialogare.
 
A proposito, al di là delle aperture (inappropriate per una quasi fine mandato), le gestualità dell’incontro tra la dottoressa von der Leyen e il Presidente Zelensky sanno molto del mondo antico dove uno Joseph Roth non poteva aver modo di conoscere le élites.
 
Infine, le sanzioni.
Non funzionano mai.
Vedi Italia mussoliniana, vedi Iran.
Corrompere costa meno che punire (rif E. Luttwak, La Grande Strategia dell’Impero Bizantino).
 
Prossimamente: panslavismo, neo-ottomanesimo e panturanismo. Tracce nascoste.
Filippo Brunelli
Nerdering
By Filippo Brunelli
Hate speech online

In italiano il termine “Hate speech” è tradotto con le parole “incitamento all’odio” ma, il vero significato di queste due parole, è molto più profondo e concerne aspetti della vita che trascendono quello che è il solo comportamento online. Le parole che vengono espresse nell‘ Hate speech sono infatti dei veri e propri discorsi offensivi rivolti a un gruppo o ad un singolo individuo, sulla base di caratteristiche intrinseche, sessuali o religiose e, la maggior parte delle volte, questi discorsi sono basati su degli stereotipi.
L’utilizzo dei media per incitare all’odio verso delle minoranze o dei gruppi non è una novità dell’era di internet, basti pensare ai “Protocolli dei Savi di Sion” che hanno dato origine ai vari pogrom tra la fine del ‘800 ed i primi anni del ‘900, oppure all’utilizzo della propaganda (sempre antisemita) operata  dal regime Nazista per giustificare l’Olocausto.
Alla fine degli anni ’90 del XX secolo il fenomeno dell’ “Hate Speech” e dei diritti civili nel cyberspazio iniziò ad essere dibattuto dalla giurisprudenza statunitense con una certa preoccupazione ed un grande senso di urgenza.
Nei paesi democratici, i media definiti tradizionali, hanno da tempo adottato dei codici deontologici atti a impedire l’utilizzo dell’incitamento all’odio, così come i singoli stati e le istituzioni nazionali e sovranazionali hanno iniziato, a partire dal primo decennio del XXI secolo, ad attuare delle leggi e delle riforme atte a contenere quello che, a tutti gli effetti, può essere considerato un reato.
In particolare, nell’ultimo decennio, l’attenzione dei vari legislatori si è focalizzata sull’uso di un linguaggio d’odio verso gruppi etnici, minoranze, singole persone o categorie (giornalisti, magistrati, poliziotti, ecc.) nell’ambito dei social media e del mondo internet: infatti dato che il cyberspazio offre libertà di comunicazione e di esprimere le proprie opinioni liberamente, gli attuali social media vengono spesso utilizzati in modo improprio per diffondere messaggi violenti, commenti e discorsi che incitano all’odio.

Un primo passo
Nel maggio del 2016 Facebook, Microsoft (per quanto riguarda i servizi ai consumatori da loro ospitati), Twitter e YouTube hanno sottoscritto un codice di condotta per contrastare la diffusione di contenuti che incitano l’odio in Europa. Nel 2018 anche Instagram e Google+ (non più attivo) aderirono all’accordo a dimostrazione di quanto le piattaforme online prendano in considerazione questo fenomeno.
Riassumendo brevemente il codice di condotta scopriamo che impone a tutte le società informatiche firmatarie norme che vietano agli utenti di postare contenuti che incitano alla violenza o all'odio ai danni di gruppi protetti; come conseguenza, tutte le piattaforme hanno aumentato considerevolmente il numero di persone che monitorano e esaminano i contenuti. Secondo alcuni test fatti dalla Commissione Europea già nel 2018 la maggior parte delle società firmatarie  rimuovono in media l’89% dei contenuti segnalati entro le 24 ore o ne bloccano l’accesso in attesa di ulteriori verifiche.
Visto che il codice di condotta integra, a livello giuridico, quanto contenuto nel “Quadro 2008/913/GAI del Consiglio, del 28 novembre 2008 , sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale”,  tutte le società che hanno aderito al codice di condotta hanno designato rappresentanti o uffici locali nei vari paesi, al fine di facilitare la comunicazione e la cooperazione tra le società e le autorità nazionali: il “quadro 2008/913/GAI”  impone che gli autori di reati di illecito incitamento all'odio, siano essi online o offline, siano perseguiti in modo efficace.
Va infine segnalato che, ad oggi, la maggior parte delle segnalazioni non vengono fatte da altri utenti, ma da sistemi di AI automatici che talvolta non riescono a contestualizzare una discorso o una parola e generano anche dei falsi.

Tipi di odio online più diffusi
Dobbiamo distinguere due tipi di incitamento all’odio: quello indirizzato a dei gruppi o quelli ad una singola persona. Tra quelli in gruppi risultano più evidenti alcuni sottogruppi.
- L’incitamento all'odio religioso online è un tipo di “Hate speech” che è definito come l'uso di parole infiammatorie ed un linguaggio settario per promuovere l'odio e la violenza contro le persone sul in base alla loro appartenenza religiosa.  A livello mondiale la religione più soggetta a questo tipo di odio è l’Islam: i contenuti anti-islamici si esprimono lungo un ampio spettro di strategie discorsive, in cui le persone giustificano l’opposizione all’Islam basata principalmente sulle azioni terroristiche dei musulmani in diversi paesi. L’hashtag #StopIslam è stato utilizzato per diffondere discorsi di odio razziale e, la disinformazione diretta verso l’Islam e i musulmani, è andata avanti su Twitter dopo gli attacchi terroristici del marzo 2016 a Bruxelles
- Il razzismo online è un altro tipo di razzismo indirizzato a dei gruppi identitari e spesso si identifica con la xenofobia. Pur non essendo un fenomeno nuovo il razzismo, spostato online, acquista maggiore forza dato che nel buio della propria stanza gli utenti del web hanno meno paura ad esprimere le loro idee.
- L’odio politico, quando espresso online, ha la stessa forza e  “cattiveria” che si trova nell’odio raziale e, talvolta, si incrocia: in Gran Bretagna, i tweet dopo il referendum sulla “Brexit”, sono stati seguiti da un aumento degli episodi islamofobici. Questi sentimenti anti-islamici erano legati alla religione, all'etnia, alla politica e al genere, promuovendo la violenza simbolica.
Spesso l’odio politico e di genere si mescolano arrivando a conseguenze catastrofiche come nel caso della deputata presso la Camera dei Comuni del Regno Unito Jo Cox, alla quale è stata intitolata la “Commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio”, voluta dall’allora presidente della camera Laura Boldrini e  dalla quale risulta che le donne, in particolare, sembrano essere le prime vittime dell’odio online.
- L’odio di Genere è un tipo d’odio che è in crescita online. Il progetto italiano “Italian Hate Map” (nel 2018), ha analizzato 2.659.879 Tweet dove le donne sono state il gruppo più insultato,  seguite da gay e lesbiche.
Moltissime donne che hanno blog o sono personaggi pubblici hanno sofferto esperienze negative online che non solo riguardano commenti offensivi ma anche stalking, troll, minacce di  stupro, minacce di morte, spiacevoli incontri offline, intimidazioni, discredito, estrema ostilità nel contesto forma di sessismo digitale nelle chat room o nelle sezioni dei commenti.
Sempre nei crimini d’odio di genere compaiono quelli commessi nei confronti delle comunità Lgbt+. Emblematico è l’esempio dell’omicidio perpetrato in Slovacchia nell’ottobre del 2022 quando un 19enne spara davanti ad un bar frequentato da membri della comunità gay uccidendo due persone. È spaventoso che suoi social il killer avesse pubblicato post antisemiti ed omofobi ma, ancora più spaventoso, fu che a seguito di questa aggressione diversi tweet sono stati fatti in sostegno del ragazzo e contro la comunità Lgbt+.
Quando parliamo di odio online verso una singola persona, solitamente, l’ ”hate speech” non si limita ad attaccare un soggetto in quanto tale ma in quanto appartenente anche ad un gruppo. Ecco che la giornalista è attaccata perché giornalista e perché donna, il politico perché gay e perché appartenente ad una determinata area politica o il compagno di scuola viene deriso nella chat perché timido e perché magari non è italiano.
Tra i tipi di odio indirizzati ad una singola persona spicca Il Cyberbullismo. Questo fenomeno, che colpisce principalmente giovani e adolescenti, non è altro che l’evoluzione del classico bullismo ma che risulta amplificato nel mondo virtuale dall’eco mediatico dato da una platea di utenti ampia come può essere quella del web.
Una ragazza o un ragazzo che in classe, in palestra o comunque in un gruppo sociale chiuso, viene preso in giro per il suo modo di comportarsi o perché magari timido e impacciato, attraverso i social network subisce le stesse angherie che subisce nel gruppo ma, adesso, sono  proiettate nel mondo virtuale e quindi ad un pubblico più ampio. Negli ultimi anni sono state migliaia le segnala di questo tipo di odio che ha portato, in alcuni casi, alla morte del soggetto bullizzato.

Chi sono gli odiatori online?
Al di là di gruppi nati per diffondere odio e disinformazione con specifiche finalità politiche o destabilizzanti chi sono i così detti haters o “leoni da tastiera”? 
Sono principalmente persone che presentano una mancanza di empatia e spesso anche di cultura e conoscenza (Effetto Dunning-Kruger), che hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri, a sostenere confronti e discussioni costruttive. Vivono la maggior parte della loro vita in una ristretta cerchia di amicizie e conoscenze creando così una echo-chamber per le loro idee. La possibilità di nascondersi dietro uno schermo dà a queste persone, subdole e vigliacche, la forza di esprimere l’odio e la frustrazione che si portano dentro. Sono persone che se incontrate nel mondo reale avrebbero tutt’altro comportamento ma nell’apparente anonimato del web danno sfogo a tutta la loro aggressività.
Spesso la disinformazione e l’odio online vanno di pari passo: forti dell’idea che “uno vale uno”, gli haters si sentono incoraggiati ad esprimere le loro idee senza la necessità di motivarle (la maggior parte delle volte non hanno una motivazione da dare) ma facendole valere con il puro odio che di manifesta nell’utilizzo di parole ed espressioni contro un gruppo sociale, religioso o contro una giornalista (la maggior parte dei giornalisti colpiti dall’odio in rete sono donne!) solo per il fatto di essere donna.
Secondo una ricerca del 2018 “Internet Trolling and Everyday Sadism: Parallel Effects on Pain Perception and Moral Judgment”, la personalità dei leoni da tastiera a tre componenti:  il narcisismo, la psicopatia e  il machiavellismo.
Il primo elemento si caratterizza per senso di importanza e  superiorità, il bisogno di lusinghe e di riconoscimento nonché l’incapacità di accettare le critiche; la psicopatia, invece, riguarda l’impulsività, la scarsa empatia, nonché la mancanza di rimorso per le proprie azioni e la mancanza di  compassione verso il soggetto del loro attacco. Infine, per machiavellismo, si considera una personalità manipolativa, fredda con scarso senso morale e tendente all’inganno.
Gli haters hanno anche una grande componente sadica: dalle loro azioni traggono piacere nel farle e un senso di potenza (che nella vita reale non hanno) dall’aver arrecato danno agli altri.

Come comportarsi e come proteggersi dagli haters online?
Ci sono vari modi di comportarsi difronte a situazioni di odio online e, a seconda della gravità e frequenza del fatto vanno prese in considerazione l’una piuttosto di un’altra.
- Ignorare e restare in silenzio: questo metodo è forse il più facile e spesso da buoni risultati in quanto, dopo poco, l’haters si stanca e cerca un altro soggetto su cui indirizzare le sue campagne d’odio.
- Rispondere con cortesia e precisione alla critica, usando un tono neutro. Questo metodo potrebbe sembrare facile ma, non sempre da dei buoni risultati e spesso si genera una discussione interminabile che dà forza al leone da tastiera che ci sta attaccando.
- Eliminare e bloccare la persona. Semplice, veloce e indolore quest’azione ci libera da tanta fatica e arrabbiature. Risulta forse la soluzione migliore da attuare.
- Segnalare, denunciare: questo metodo è da considerare solo in casi estremi e per fatti veramente gravi quali minacce, diffamazione o insulti tesi a ledere la dignità personale o anche nel caso di cyberbullismo.

Considerazioni
Ricorrendo a parole, immagini e suoni, l’hate speech può mirare sia a disumanizzare e sminuire i membri di un certo gruppo, ritraendoli come sgradevoli e sgraditi, sia a rafforzare il senso di adesione al proprio gruppo egemone (e in pericolo, ci stanno facendo scomparire, vogliono che pensiamo tutti in maniera uguale, ecc…). Tramite l’hate speech si possono spostare le idee da un piano puramente virtuale ad uno reale con conseguenze a volte drammatiche.
Quando di parla di hate speech è importante tener conto che non è facile tracciare una linea che separa l’odio d’espressione dalla libertà di espressione: non si tratta di distinguere tra bianco e nere ma tra sottili linee di grigio.
Per finire dobbiamo tener conto che bisogna impedire che le piattaforme social diventino gli unici regolatori della libertà d’espressione online, soppiantando il ruolo dell’autorità pubblica. Un esempio è quello accaduto il 9 settembre del 2019, quando Facebook ha chiuso gli account del partito italiano di estrema destra Casapound perché non allineati alla policy del sito contro l’incitamento all’odio. Con l’ordinanza n. 59264/2019 il tribunale civile di Roma ha accolto il ricorso di Casapound e ha ordinato a Facebook la riattivazione immediata del profilo, sostenendo che l’esclusione del movimento di estrema destra dal social implicasse l’esclusione anche dal dibattito politico di quest’ultimo. Infine nel dicembre 2022, una nuova sentenza del tribunale di Roma ha riconosciuto il diritto esercitato da Meta a chiudere le pagine di CasaPound Italia aperte su Facebook. Abbiamo quindi visto un rimbalzare di decisioni su quello che era da fare ed un conflitto tra la società che gestisce il servizio social e la Giustizia Italiana su chi avesse potere decisionale.
L’hate speech è un fenomeno dannoso e pericoloso sia per la singola persona che viene attaccata che per i gruppi religiosi/etnici/politici/di genere che possono subire discriminazioni, e verso i quali si può generare una campagna d’odio degna dei regimi totalitari degli anni ’30 del XX secolo. È quindi sempre più importante che vi sia un lavoro di sinergia tra social network e governi per gestire e legiferare in maniera corretta, riaffermando il potere decisionale delle autorità pubbliche rispetto a quello delle singole piattaforme che, spesso, prendono decisioni arbitrarie.
Altrettanto importante che si continui a fare campagne di sensibilizzazione nelle scuole e nei media, sia tradizionali che no, affinché sempre più persone siano sensibilizzare sul problema e imparino la differenza tra libertà di espressione e odio.
Bisogna, infine,  ripensare alla rete internet come un nuovo spazio di democratizzazione digitale dove vengono rispettati e tutelati i diritti individuali come lo sono nella vita reale: la rete deve passare da vettore polarizzante di idee a strumento per la circolazione ed il consolidamento di conoscenza.

 

Bibiliografia:
Contrastare l'illecito incitamento all'odio online: l'iniziativa della Commissione registra progressi costanti, con l'adesione di ulteriori piattaforme”, Gennaio 2018, Commissione Europea.
Relazione finale della Commissione ‘Jo Cox’ sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio”, Camera dei deputati
Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2022 sull'aumento dei reati generati dall'odio contro persone LGBTIQ+ in Europa alla luce del recente omicidio omofobo in Slovacchia”, Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 20 ottobre 2022.
Elsevier: “Internet, social media and online hate speech. Systematic review”, Sergio Andres Castano-Pulgarín, Natalia Suarez-Betancur, Luz Magnolia Tilano Vega, Harvey Mauricio Herrera Lopez, 2021
Hate speech review in the context of online social networks”, Naganna Chetty , Sreejith Alathur, National Institute of Technology Karnataka, Surathkal, India, 2018.
Internet Trolling and Everyday Sadism: Parallel Effects on Pain Perception and Moral Judgment”, Journal of Personality n.87, Aprile 2018, Erin E. Buckels, Paul D. Trapnell, Tamara Andjelovic, Delroy Paulhus (University of British Columbia)


Gallery & Media
 
3 Novembre 2022: La situazione economico finanziaria mondiale
C. Pelanda
Esodestini
By C. Pelanda
La relazione tra capitale e inizio della biocibernazione

E’ tempo per il capitale di valutare investimenti sulla biocibernetica o non ancora, in particolare su endo-protesi di potenziamento del cervello? L’avvento di un’Età della “biocibernazione” – nome creato da chi scrive negli anni ’80 - è stato profetizzato già da tempo. Nel 2000 Bill Joe, direttore scientifico di Sun Microsystems, scrisse: nel 2030 le tecnologie dell’informazione, bio e nano si fonderanno generando una speciazione post-umana. Ancor prima Kurzweil lanciò programmi di potenziamento tecnologico delle facoltà umane e di discontinuità evoluzionistica: la “singolarità”. Ma le aziende pronte a mettere sul mercato biochip cerebrali rinunciarono per timore di dissensi che avrebbero compromesso la capitalizzazione iniziale in Borsa. Così come Google interruppe, per problemi di vulnerabilità legale in materia di privacy, la vendita di occhiali costruiti come protesi di potenziamento delle funzioni visive-informative del cervello. L’intento dichiarato da Musk di costruire chip da impiantare nel cervello segnala che ora i tempi sono maturi?
Il potenziale tecnologico c’è. Nei sistemi autoritari la ricerca è più avanzata per l’assenza di problemi di consenso, ma è scarsa la vera libertà di impresa. L’innovazione, infatti, richiede o la guerra o una relazione amplificante tra libertà, tecnologia e capitale e in questi la prima non c’è. Nelle democrazie c’è, ma manca il consenso a causa del conflitto tra tecnica e morale. Chi scrive invocò un gizmo nella testa quando quattordicenne nel 1965 giocava a scacchi ad occhi bendati nel Caffè San Marco di Trieste, all’ombra della più grande sinagoga d’Europa. I limiti del cervello umano, forzati, erano evidenti e frustranti. Nell’evoluzione, infatti, ha avuto successo, finora, la cooperazione tra individui e non il supercervello illimitato. Tuttavia, la complessità crescente dei compiti cognitivi ha bisogno di un secondo cervello ausiliario, un “metagolem”. Ma ciò genera orrore nei più. A meno che non sia capace di salvare, disse allo scrivente un vecchio rabbi di passaggio. Tale battuta mostra la via: trasformazioni della configurazione umana naturale sono accettabili solo se chiaramente salvatrici. Per esempio, controllo di Alzheimer e Parkinson, ripristino di vista e udito, autoriparazioni in generale. In sintesi, si può ipotizzare che i biochip cerebrali possano ottenere consenso solo se chiaramente finalizzati a salvazioni mediche. A tale condizione l’investimento è valutabile in un orizzonte di 10-15 anni. Aperta questa porta poi, come accade da secoli, la morale si adeguerà alla tecnica.

Matteo F.M. Sommaruga
On the other side of Berlin Wall
By Matteo F.M. Sommaruga
An excursion to the mountains

To the early and less enduring snow of late autumn, that year followed abundant precipitations that soon covered with a white mantle the mountains around Munich. It could have been the landscape printed on a Christmas card or the atmosphere depicted by Thomas Mann in many of his novels. Perhaps even Hitler would have taken inspiration for a watercolour. It could have for sure promoted the sale of the frame, although soon to be replaced with some work of better quality. I was getting stressed on the workplace, because of the requests I received by the far too many stakeholders I had interaction with. By the tone and the feasibility of the targets, they also reminded me of Hitler, while shouting unintelligible orders to his generals. They also had the tune of a DDR hymn, so deeply impregnated by optimistic propaganda. We will complete the plan within the next five days, employing a team of four people, two of which on vacation and the other two new hires who have not already received their laptops. Of course I had to be stressed, but I had also to consider that I was paid because of my well renown soft skills, i.e. negotiation and stress management. I actually felt quite unprepared with both of them, but that was not what I wrote on my resumée under the direct supervision of my career advisor. On a wednesday night, after having got home at 1 a.m. because of an extenuating meeting with the whole management of my area, I decided to break the piggy bank and take part to a guided tour on the snowshoes. The local section of the DAV, the German Alpine Club, organized many excursions during the week ends. Unfortunately most of trips were often cancelled due to the most disparate reasons. It was so frustrating that I had already abandoned the idea to become a proficient mountaineer. I had however to try. My good friend Cristoph was away for a long mission related to his job and I also had enough to spend most of my time reading on the web edition of the local newspapers alarming reports about the presence of radical Islam in Bavaria. If I had been a young Pioneer in the DDR times, my supervisors would have for sure approved
such a proof of bravery defying the decadent entertainment of the Western countries. Actually, without a good income, I would have ever hardly been available to buy the necessary equipment and the efficiency of the Warsaw Pact would have made the roads to the mountains quite impracticable if not for an highly sophisticated military vehicle. Perhaps available only to the NATO. I did not want to take care of the opinion of high paid professionals, but just to stay away from the town for a short while. I prepared my backpack carefully, not to be stuck in an unknown place without the essential equipment. Relying on technology, it was not necessary to carry a voluminous luggage. The iPad is good enough to contain all the entertainment I need for several years. While selecting the food and handling a pocket of dried fruit, I realised how such a tendency to condense all the necessary resources for survival has started centuries ago. A long road to innovation, should add the commentary of a boring video on the human evolution. I also felt that my thought lack of ingenuousness. Perhaps I was not reading intensively enough and I was looking for new ideas. Like those you easily pick up from the best renowned magazines and, by quoting, you can easily assert to belong to a restricted elite of intellectuals. I also doubted whether I should acquire my information from alternative resources. The only conclusion was to adhere to any plot theory available on the web. I then realized how honest intellectuals should have felt under the DDR. The choice to believe to the carefully manipulated scientific publications of the University of Lipsia or the option to nourish your brain with not verified notions, partially developed by the mind of an uneducated political prisoner. For the following two days, in the comfort of a wooden building, immersed in a white world, I made a truce with my troubles.

P. Paracchini
Reflections on Italy
By P. Paracchini
Italy, where too many cooks spoil the broth for everyone but themselves!

Italy remains the least governable and most unstable member of Nato, not to mention the UE. Despite being one of the original six Founding Members and one of the principal financial supporters of the UE, Italy does not carry the political weight one would expect of the EU’s second major manufacturing Power. A question of leaders and leadership?

 

Fourteen months ago, despite an electoral law hastily redesigned to encourage multi-party politics as opposed to the bi-party politics of the Berlusconi “era," Italian voters, clearly sending a message to their leaders side-stepped the traditional parties and voted resoundingly for two up-starts known as the M5S and Lega parties. These two parties subsequently formed the first two-party coalition government in the history of the Republic. Known as the “Government for Change," that government was put into sudden-death overtime by Matteo Salvini, leader of the Lega on August 8, 2019. 

 

After a little more than one year, Italians stand aghast as Italy’s leaders once again seem intent on playing “craps” with the lives of their fellow citizens. Naturally, for the good of all Italians, but most of all for the good of the Country’s numerous and highly paid bureaucrats and, of course, for the thousands of MPs and politicians required to represent a shrinking Italian electorate now down to about 50 million people.

 

No one on the right or left of the political spectrum can deny Italy needs “a better mouse trap”. In the age of real-time communications, smart phones, computers and broad-band internet connections, Italy needs a political machinery that    is democratic, quick to decide and cost effective.

 

The present Constitution and Institutions do not seem to guarantee any of the above. What to do?

 

  1. Reduce the number of MPs. It makes little sense for Italians to pay for 1000 legislators when half would be more than enough to adequately represent Italy’s decreasing eligible voter population of some 50 million. An example? Italian Representatives represent 80,000 people each compared with 733,000 people each by their American counterparts. Italian Senators, which are less than half in number, represent 200,000 people each. However, in the US Senators represent the individual States and no comparisons are possible.
  2. Cut the outrageously high cost of Italian politics. Italian MPs earn more than € 190,000.00 per year. They are the highest paid politicians in Europe or the Americas. The cost of running Italy’s Quirinal Palace (where Pres. Mattarella and retinue live and work) is five times that of Buckingham Palace and twice that of the White House! For most Italians, politicians are not worth the money they get, especially in these times of diminishing returns. Something must be done to stop the gouging of taxpayers.
  3. Encourage the formation of a manageable two / three party system by rethinking voter districts, raising thresholds for winning seats in parliament and adopting a first-past the-post majority electoral system. The error is believing that more parties in Parliament equals more democracy. In the Italian case the proliferation of parties has brought nothing but confusion and hegemony often by parties representing but a majority only marginally superior to their own.
  4. Neutralize the Italian Magistrature’s bid for political power by constitutional amendment where possible and/or by making the Magistratura accessible to lawyers and Notaries in private practice; the present closed system does nobody any good; civil servants and bureaucrats become more responsive to the needs of society when challenged by competition from the private sector.  

 

All systems are self-preserving and naturally Italian politicians believe the answer lies not in the above suggestions but in going even more proportional (in efforts to stop the “populist right” from spoiling their well-remunerated fun). For the good of Italy and to make sure it is “never again” for the likes of Salvini.

 

Come Tuesday, August 27, should Mattarella not send everybody to the polls sometime this fall, Italians risk falling back into the hands of the old cold-war leadership that nearly bankrupted the Country. If that were allowed to happen, self-determination could become the North’s only option. Caveat emptor!

 

G. Vatinno
Futurizing
By G. Vatinno
Il tempo nella teoria della relativita'

Il Signore è sottile, ma non malizioso (Albert Einstein)

INTRODUZIONE
Prendo lo spunto dal mio libro da poco pubblicato Storia naturale del Tempo.L’Effetto Einstein e la Fisica del futuro  per offrire al lettore alcune considerazioni su un concetto solo apparentemente semplice ed intuitivo. La storia del concetto di  “tempo” è particolare, divisa com’è tra la Fisica e la Filosofia, per non parlare poi della Religione e delle inevitabili citazioni di Sant’ Agostino (che opportunamente evito). Tempo (e spazio) sono esperienze basiche per l’Uomo. Premetto che in questo articolo parlerò esplicitamente del “tempo”, ma che, trattandosi di concetti strettamente correlati, è sempre sottinteso che esiste un’analoga trattazione per lo “spazio”. Considerando poi che utilizzeremo principalmente concetti relativistici ogni qualvolta parlo di tempo occorre intendere lo “spaziotempo”.Ma cos’è il tempo?
Il tempo, intuitivamente è legato a qualche forma di “cambiamento” non strettamente spaziale; anzi potremmo definirlo come la misura di un “cambiamento continuo” e secondo la filosofia senza cambiamento non c’è neppure  tempo.Ma cambiamento di cosa? Cambiamento della posizione del sole e delle stelle, della luna, delle stagioni o, in maniera più raffinata, del proprio stato psicologico, del proprio sentire? Queste considerazioni ci portano naturalmente ad una prima distinzione tra “tempo oggettivo” che è possibile misurare strumentalmente ed è uguale per tutti gli osservatori e un “tempo soggettivo”, che, per sua definizione, non è misurabile (ma confrontabile). In questo articolo vogliamo occuparci più propriamente del tempo oggettivo, cioè di quello che utilizza la scienza.
I modi per misurare il tempo, eventi astronomici, clessidre, meridiane, orologi fanno parte della storia della tecnologia.Per quanto riguarda invece la Fisica il discorso è più complesso perché una vera “Fisica temporale” nasce , in senso moderno,solo con i primi esperimenti e quindi  se si eccettua qualche eccezione greca, con Galileo Galilei.Allora si comincia ad avvertire la necessità di quantificare esattamente il tempo non solo a fini sociali, ma anche appunto più propriamente scientifici e quindi con una maggiore rigorosità.Ad esempio, la nozione di velocità vista come il cambiamento dello spazio rispetto al tempo (e in seguito quella di accelerazione vista come il cambiamento della velocità rispetto al tempo) apre la strada a questa nuova concezione. A ben considerare è proprio l’analisi differenziale di Newton e Leibnitz che propone quello che diverrà poi un vero e proprio paradigma: una visione della Fisica in cui il tempo è  il parametro privilegiato di riferimento a cui rapportare la variazione delle altre grandezze fisiche coinvolte nella descrizione di un fenomeno
 .
Infatti la seconda equazione di Newton, la celeberrima
(1)F = MA
permette di determinare istante per istante la posizione di un corpo di massa M sottoposto ad una accelerazione A una volta nota la forza F e le sue condizioni iniziali. In pratica potremmo dire che tutta la Fisica dal XVII secolo in poi è basata sul concetto di tempo anche se, ad esempio, per l’equazionecosmologico-quantistica di Wheeler-DeWitt (o WdW) si è parlato di “fine del tempo” e possibilità di descrivere una fenomenologia senza ricorrere (almeno esplicitamente) a tale parametro.Ma torniamo al tempo classicamente inteso.Una volta instauratosi nella Fisica grazie a Galilei e a Newton il nostro parametro si rafforzò viepiù nei secoli successivi divenendo uno dei punti fermi della descrizione fisico-matematica dei fenomeni.Infatti, come già accennato,tutto il settecento e l’ottocento è un fiorire di equazioni differenziali ordinarie e alla derivate parziali che lo vedono da protagonista (quasi) solitario.Il tempo è anche il parametro fondamentale (rispetto a cui variano il campo elettrico e magnetico) delle equazioni di Maxwell.E così giungiamo al XX secolo.Questo secolo risulterà, come noto, assolutamente innovativo per la nostra concezione dell’Universo.Infatti, proprio al suo inizio, fanno la loro comparsa due teorie che rivoluzioneranno non la sola Fisica, ma l’intera scienza e anche il modo di pensare in generale della società: la Teoria della Relatività Ristretta (RR), la Teoria della Relatività Generale (RG) e la Meccanica Quantistica (MQ). Per quanto riguarda il tempo la MQ lo vede come un paramentodi evoluzione di un sistema,  importante  ma non così determinante come è invece nella Fisica newtoniana; infatti per l’equazione di Schrödingerè più importante conoscere gli auto-valori dell’energia che la sua evoluzione temporale. Completamente diverso è il caso delle Relatività: infatti in esse il tempo cessa di essere solo un parametro evolutivo per divenire il centro dell’interesse stesso della teoria.Possiamo dire,  che con le teorie di Einstein, il tempo diviene attore primario della Fisica non solo come parametro evolutivo , ma anche come “oggetto” del sapere stesso (e quindi acquisisce una dimensione filosofica ontologica, ma supportata da elementi quantitativi). Come noto, a partire dalla RR del 1905 lo spazio e il tempo smettono di essere enti separati per divenire un concetto unificato: lo spaziotempo (senza trattino) che compie il “miracolo” di unire grandezze che fino ad allora erano state considerate come completamente separate. Lo spaziotempo fa il suo ingresso nella RR ed è il portato matematico delle equazioni di trasformazione di Lorentz che “mischiano” appunto sia il tempo che lo spazio in un tutto unico.Lo spaziotempo della RR è, come noto, “piatto” o pseudo-euclideo (l’aggettivo pseudo è riferito alla distanza non definita positiva nello spaziotempo di minkowski) mentre lo spaziotempo della RG, completata nel 1915, è “curvo” (ed è incurvato, sostanzialmente, dall’energia/massa).
Il fatto di aver promosso, nelle Relatività,  lo spaziotempo a protagonista della Fisica apre scenari assai interessanti ed intriganti.Come il moto è “relativo” anche il tempo e lo spazio sono relativi e quindi cessano di essere concetti “assoluti” come li considerava Newton e tutta la Fisica fino ai primi anni del novecento.E se sono concetti relativi possono avere valori diversi a seconda dei diversi osservatori, in moto, in “quiete”, accelerati o sottoposti ad un campo gravitazionale. Dunque questo apre la strada ad un filone che inizialmente fu guardato con sospetto dai fisici professionisti: quello dei “viaggi nel tempo”.Ormai, dopo che se ne sono occupati fisici del valore riconosciuto come Kip Thorne, Roger Penrose, Paul Davies e (anche se criticamente) Stephen Hawking la materia pare definitivamente sdoganata.Infatti è sperimentalmente noto che il tempo “rallenta” per un osservatore in moto rettilineo uniforme rispetto ad un altro (ma la cosa è reciproca!) e che il tempo rallenta per  chi si trova immerso in un campo gravitazionale. Da notare come l’effetto sia reciproco in RR –tra i due osservatori inerziali-, cioè per tutti e due il tempo rallenta, ma non lo sia in RG dove per l’osservatore in un campo gravitazionale il tempo rallenta (rispetto a quello esterno), ma per quello esterno il suo tempo accelera. In questo articolo dunque ci occuperemo solo del tempo relativistico; tuttavia, in Fisica, esiste un altro interessante modo di studiarlo (e definirlo) e cioè quello della termodinamica e della “freccia del tempo” indicata dal Secondo Principio e quindi dall’aumento dell’entropia.
IL TEMPO NELLA TEORIA DELLA RELATIVITA’ RISTRETTA
Nella RR il tempo scorre diversamente per due osservatori inerziali in moto uno rispetto all’altro. Come già detto, proprio l’essenza stessa della Relatività impone che tale fenomeno sia reciproco e simmetrico.L’osservatore considerato in moto (ripetiamo che si tratta sempre di una scelta di pura convenzione) avrà sempre un tempo che scorre più lentamente e precisamente:
(2):::Desktop:785822ad0d53c17c04fd8f1008b38743.png

Dove Δt è l’intervallo di tempo misurato nel Sistema di Riferimento in cui è l’orologio è in quiete (tempo proprio)  e Δt' è l’intervallo di tempo misurato nel Sistema di Riferimento in cui l’orologio si muove con velocità v. Dunque risulta che in OGNI Sistema di riferimento il tempo “scorre più lentamente” perché il fattore gamma per v < c è sempre maggiore di 1 e quindi Δt' > Δt (la durata è maggiore).
IL TEMPO IN RELATIVITA’ GENERALE
La RG nasce per ampliare a tutti gli osservatori (anche a quelli in moto accelerato e non solo rettilineo uniforme, come avviene in RR) l’invarianza delle leggi della Fisica.Facendo questo lo spaziotempo pseudoeuclideo della RR diviene una varietà di Riemann curva.Lo strumento matematico atto a studiare tale geometria (differenziale) è il calcolo differenziale assoluto di Levi-Civita e Ricci-Curbastro.Applicando tali strumenti Einstein (ed Hilbert che però gli riconobbe la primogenitura) giunge a scrivere le famose equazioni di campo  che sono:

(3)image
ove:
image è il tensore di curvatura di Ricci, image è un numero detto curvatura scalare,  image è il tensore metrico (che servirà poi, una volta sostituito nelle equazioni del moto a determinare la dinamica), image è un termine chiamato “costante cosmologica” è che fu introdotto e poi tolto (ed oggi rimesso) nelle equazioni di campo da Einstein per ottenere un Universo in equilibrio,  image è il tensore energia-impulso, c la velocità della luce e G la costante di Newton, π è il rapporto tra la lunghezza della circonferenza e il diametro.
Le (3), dal punto di vista puramente matematico, rappresentano un Sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali, non lineari, nelle componenti del Sistema metrico image e in 4 variabili indipendenti (x,y,z,t).Poiché si può scegliere, senza perdere di generalità, il tensore metrico in modo che sia simmetrico, delle 16 componenti originali (4X4) ne restano solo 10 indipendenti-
Una volta trovate le funzioni incognite occorre risolvere le equazioni del moto che sono date dalle geodetiche della varietà di Riemann e cioè:
image
(4)
dove:
le x sono le coordinate del punto in moto e le quantità Γ sono legate proprio ai valori della metrica  imagedeterminata dalle equazioni (3).
In RG si possono utilizzare diverse formule per calcolare le dilatazioni temporali.Esaminiamo diversi casi:
I) Per un osservatore in moto accelerato uniforme (che, grazie al Principio di equivalenza) è identico ad un campo gravitazionale localmente uniforme) si ha:
(5)image
dove g è l’accelerazione (costante), h è la distanza tra un osservatore accelerato (o in un campo gravitazionale equivalente) e un osservatore in quiete (o in assenza di campo gravitazionale), c la velocità della luce.Quindi per un osservatore in moto accelerato (o in un campo gravitazionale) il tempo rallenta mentre, viceversa, per un osservatore in quiete (o in assenza di campo gravitazionale), il tempo accelera.
II) Nel caso invece gravitazionale di una massa m non rotante e di raggio r, utilizzando la metrica di Schwarzchild, si ha:
(6) IMAGE
dove t’ è il tempo misurato all’interno del campo gravitazionale (“tempo proprio”), t è il tempo misurato all’esterno del campo gravitazionale, r la distanza dal centro di massa, m la massa che genera il campo gravitazionale, c la velocità della luce nel vuoto e G la costante di gravità.

 

 

La (6)  sviluppata al primo ordine dà:

 

(7)IMAGE

dove IMAGE è il cosiddetto raggio di Schwarzchild
Nel caso della (7) la formula non è “invertibile” tra i due osservatori, interno ed esterno al campo gravitazionale, come è invece la (2).
Naturalmente anche le lunghezze sono contratte sia in RR che in RG e precisamente valgono le:
(8a)image

 

(8b)IMAGE

CONSIDERAZIONI GENERALE SULLA DILATAZIONE TEMPORALEE SULLA CONTRAZIONE SPAZIALE
Occorre soffermarsi su un altro punto della questione; la dilatazione temporale in RR è , in un certo senso, meno intuitiva da capire di quella in RG. Infatti, in RR la contrazione ha natura sostanzialmente cinematica, mentre in RG si tratta di una vera e propria deformazione geometrica dello spaziotempo. Dunque si tende a capire più facilmente il fatto che le masse contraggano lo spazio e dilatino il tempo proprio perché è la struttura geometrica stessa che subisce deformazioni cosa che non è altrettanto evidente in RR.
I VIAGGI NEL TEMPO
I viaggi nel tempo sono un tema molto di frontiera della fisica contemporanea e –possiamo dirlo-sdoganati da poco grazie all’interesse di fisici molto influenti come Stephen Hawking, Kip Thorne, Paul Davies,Roger Penrose (per citare i più rilevanti) anche se un esempio matematico completo fu scoperto nel 1949 dal logico Kurt Gödel .Tale possibilità deriva proprio dal fatto che grazie alle formule precedenti la durata temporale degli osservatori in moto e sottoposti alla gravità sono differenti da chi non  le sperimenta.La RR permette viaggi nel futuro (tralasciamo le possibilità teoriche di comunicare con i tachioni) mentre la RG permette viaggi nel passato e nel futuro (nel caso di loopspazio–temporale in cui però si può tornare indietro nel tempo fin solo al momento della creazione della macchina oppure al momento della creazione naturale del loop; questo, curiosamente, segna anche una differenza rilevante tra la possibilità di accedere ad un futuro virtualmente illimitato ed un passato invece limitato).I viaggi nel tempo dunque sono teoricamente possibili, ma restano da esaminare due aspetti di essi; il primo è la generazione di paradossi quando si ammette la possibilità di tornare/comunicare col passato e la seconda è la fattibilità tecnologica di questi viaggi. La problematica tecnica è solo una questione di tempo e risorse mentre quella dei paradossi è particolarmente complessa. Il paradosso principale che sorge è chiamato “paradosso del nonno”.Un crononauta torna nel passato e uccide suo nonno.Ma se lo uccide non può essere nato e neppure tornato ad ucciderlo.Spiegazioni proposte sono principalmente due.La prima fa ricorso alla MQ e specificatamente alla Interpretazione a Molti Mondi di Hugh Everett III; quando il viaggiatore del tempo uccide il nonno l’universo si separa in due storie: in una il nonno è effettivamente ucciso e nell’altra no.Dunque il viaggiatore si troverà nel secondo universo e non ci saranno contraddizioni logiche.La seconda spiegazione è il principio di autoconsistenza di Novikov; il crononauta torna nel passato tenta di uccidere il nonno, ma un passante si frappone e rimane ucciso al posto suo.Il “nipote” ricorda che il nonno gli narrò questa esperienza e come un passante gli abbia involontariamente salvato la vita.
CONCLUSIONI
Il tempo forse ancor più dello spazio ha sicuramente un fascino particolare per l’Uomo; la Relatività ci ha mostrato che esso non è immutabile, ma che anzi esso può essere alterato utilizzando la velocità, l’accelerazione o la gravità cioè grandezze fisiche ben note. La logica e la Meccanica Quantistica ci offrono anche delle possibili soluzioni ai paradossi che inevitabilmente si generano in queste situazioni. La tecnologia in un lontano futuro forse potrà costruire macchine che realizzino questo antico sogno dell’Uomo: il controllo del tempo.
BIBLIOGRAFIA
Davies P., Come costruire una macchina del tempo, Mondadori, Milano. 2003.
Dorato M., Che cos’è il tempo? Einstein, Gödel e l’esperienza comune, Carocci editore, Roma, 2013.
Haidegger M., Essere e Tempo, Longanesi, Milano, 2005. 
Hawking S., Penrose R., La natura dello Spazio e del Tempo.Come capire l’incomprensibile., Biblioteca Scientifica Sansoni, Milano, 1996.
Orilia F., Filosofia del tempo.Il dibattito contemporaneo, Carocci editore, Roma, 2012.
Thorne K., Buchi neri e salti temporali.L’eredità di Einstein, Castelvecchi, Roma, 2013.
Vatinno G., Il Nulla e il Tutto.Le meraviglie del possibile, Armando Editore, Roma, 2012.
Vatinno G., Storia naturale del Tempo.L’Effetto Einstein e la Fisica del futuro, Armando Editore, Roma, 2014.

Questo è vero per le equazioni differenziali ordinarie della dinamica newtoniana (corredate di condizioni iniziali), ma anche per le equazione alle derivate parziali (corredate di condizioni al contorno) della conduzione del calore e delle onde, che coinvolgono contemporaneamente le variabili spaziali e temporali.

In realtà il tempo c’è ma è “nascosto”; infatti, il funzionale d’onda non contiene esplicitamente il tempo in una geometria dello spaziotempo “congelata”, ma il tempo stesso compare appena ci si chiede quale sia la probabilità di trovare un’altra geometria a partire da quella iniziale.

Risolvendo le equazioni di campo di Einstein per un sistema fisico rappresentato da un fluido perfetto rotante con una velocità costante Gödel trovò una particolare metrica che genera delle strutture chiamate CTC (Closed Timelike Curve) che permettono di raggiungere zone del passato semplicemente spostandosi su traiettorie spaziali.

L. Borgiani
Savage Light
By L. Borgiani
Luminescence - Light trace

IMG

Lumen In the Lumen series various aspects of light are explored in separate bodies of work. The aim is to let light reveal itself. The first body of work (Luminescence) primarily investigates light using electroluminescent (EL) wire. A current is passed through a copper wire causing the surrounding phosphor coating to emit light. The wire was wrapped around/within custom-made costumes worn by the model. The model's movements were then recorded, introducing a kinetic element. Images were also made using opaque and transparent mannequins. The second gallery (Light Trace 光 のトレース) results from a two day collaboration with Tokyo-based light artist/ fashion designer, Erina Kashihara. Light emitted from within clothing and accessories combined with directed movements clothe the model within traces of light. Michael is currently working on thousands of light images for future exhibitions. He welcomes collaboration with all artists working with light.

Luminescence La prima serie di fotografie si concentra principalmente sulla luminescenza. Questa serie fotografica osserva la luce soprattutto attraverso un filo elettroluminescente (EL wire). La corrente passa attraverso un filo di rame ricoperto di fosforo e provoca l'emissione di radiazioni luminose. Questo filo è stato incorporato in una serie di costumi realizzati per l'occasione e indossati da una modella. I movimenti della modella sono stati poi fotografati, introducendo così un elemento dinamico. Altre immagini sono state create usando manichini opachi e trasparenti. Light trace -Il materiale è il frutto di una collaborazione durata due giorni (novembre scorso a Londra) con la stilista e artista di luci Erina Kashihara che vive a Tokyo. IMGOgnuna delle sei opere della Light Mode Art di Erina è accompagnata da una fotografia statica seguita a sua volta da una serie d'immagini di giochi dinamici di luci. La luce diventa il filo conduttore tra arte e moda.

More info: LIGHT FOR ART

Website: www.michaeltaylorphoto.com

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