Dopo che il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria su ChatGPT, di fatto bloccandola temporaneamente nel nostro paese, quello che prima era un tool di AI1 riservato a pochi appassionati è diventato un argomento di “cultura generale” dove chiunque può esprimere la propria opinione.
A dare adito alle preoccupazioni riguardo questa tecnologia si sono inseriti nel dibattito anche persone di autorevolezza come l'ex presidente dell'Agenzia spaziale italiana Roberto Battiston o il cofondatore di Neuralink e OpenAI Elon Musk (nonché direttore tecnico di SpaceX, amministratore delegato di Tesla, ecc).
Ma sono davvero fondate queste preoccupazioni?
Vediamo di fare un po’ di luce sulla situazione e soprattutto se solo ChatCPT è pericolosa o anche le altre AI.
Cos’è un’intelligenza artificiale?
Già nel 1950 sulla rivista Mind il grande matematico Alan Turing nell'articolo “Computing machinery and intelligence” ideò un test per determinare se una macchina sia in grado di esibire un comportamento intelligente (vedi articolo “È Stato Superato Il Test Di Turing?” su questo stesso sito). Questo fu il primo tentativo per avvicinarsi al concetto di intelligenza artificiale. In realtà il concetto di AI al giorno d’oggi si è evoluto in una tecnologia che consente di simulare i processi dell’intelligenza umana tramite programmi in grado di pensare e agire come gli esseri umani. Per ottenere tutto questo sono necessari principalmente 2 fattori: grandi capacità d calcolo e un enorme molte di dati sui quali gli algoritmi possano crescere.
Se per il primo requisito gli ostacoli sono stati facilmente superabili per il secondo fino all’avvento di internet e dei social network (ma soprattutto fino alla loro massificazione) le cose erano più complicate in quanto si necessitava di raccogliere dati da varie fonti che spesso non comunicavano tra loro e inserirli negli algoritmi; ma, come appena scritto, grazie a questi due strumenti le aziende che sviluppano Intelligenza Artificiale hanno potuto accedere quantità enormi di informazioni eterogenee che hanno dato lo slancio alla creazione una nuova tecnologia.
Già negli ultimi 10 anni si è assistito ad un lento sviluppo delle AI anche se non ci siamo mai soffermati a rifletterci: quando usiamo le auto con la guida autonoma o semi-autonoma usiamo programmi di AI, così come quando interagiamo con un Chatbot2 e o utilizziamo software per riconoscere piante o persone tramite la telecamera del nostro smartphone o tablet oppure semplicemente utilizziamo un assistente vocale quali Siri o Cortana.
Cos’è ChatGPT?
Ma cosa rende questa AI diversa delle altre e perché?
Innanzitutto chiariamo che lo scopo di ChatGPT è quello di rendere l’interazione con i sistemi di intelligenza artificiale più naturale e intuitiva, infatti GPT sta per Generative Pretrained Transformer (traducibile grossolanamente in “trasformatore pre-istruito e generatore di conversazioni”), ovvero un modello di linguaggio che utilizza il Deep Learning3 per produrre testi simili in tutto e per tutto a quelli che scriverebbe un essere umano: quando un utente inserisce un messaggio, Chat GPT elabora l'input e genera una risposta pertinente e coerente all’interno della conversazione.
Ma se quello che facesse questa AI fosse solo rispondere alle domande degli utenti in maniera simile a quella di un essere umano saremmo davanti a niente più di un chatbot evoluto. In realtà quello che ChatGPT fa e sta imparando a fare è molto più articolato: permette di scrivere testi più o meno lunghi (temi, tesi, libricini, ecc.), permette di scrivere programmi senza quasi aver alcuna conoscenza di linguaggi di programmazione piuttosto che una canzone, una poesia o anche una sceneggiatura cinematografica inoltre è anche in grado di dare consigli su viaggi o di qualsiasi altra cosa e, come un vero essere umano, a volte può anche sbagliare nelle risposte o nei compiti assegnati.
Per usare ChatGPT è sufficiente collegarsi a OpenAi.com e poi attivare gratuitamente un account. Sfortunatamente da qualche settimana questo non è più possibile per noi utenti italiani senza una VPN.
Non esiste solo ChatGPT?
Sebbene famosa questa AI non è la sola presente sul mercato. Anche altre aziende oltre OpenAi stanno sviluppando (o anno già sviluppato) sistemi analoghi.
BingAi, sviluppato da Miscrosoft (che è stato uno dei finanziatori più generosi di OpenAi) è stato integrato nell’omonimo motore di ricerca della società di Redmond che si pone come obbiettivo di dare risposte, ma non solo: se ad esempio ci colleghiamo alla sezione “create” (https://www.bing.com/create) possiamo far creare a BingAi un immaigne partendo da una nostra descrizione (solo in inglese per ora). BingAi utilizza lo stesso motore di GPT.
Google Bard è, invece, l’alternativa proposta da BigG. Questo strumento di AI per il momento è ancora in fase di sviluppo nelle prime fasi non ha entusiasmato più di tanto e i risultati delle sue integrazioni sono risultati inferiori come qualità a quelle presentata dai concorrenti. Il CEO di Google, Sundar Picha, non sembra particolarmente preoccupato di questo e afferma che Brad passerà presto dal modello LaMDA (Language Model for Dialogue Applications) a PaLM (Pathways Language Model) in quanto il modello attuale è “addestrato” da solamente 137 miliardi di parametri, contro i 540 miliardi di parametri di PaLM.
Quando Bard sarà attivo in maniera completa cambierà soprattutto il modo nel quale vengono presentate le ricerche da Google e, probabilmente, il motore di ricerca più utilizzato al mondo diventerà più attento nella qualità delle pagine indicizzate e proposte; o almeno questo è l’intento di Google.
IBM Watson è l’intelligenza artificiale sviluppata, appunto da IBM dal 2010 che nel 2013 ha avuto la prima applicazione commerciale ovvero la gestione delle decisioni nel trattamento del cancro ai polmoni al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center. A differenza dei suoi antagonisti sopra citati Watson si propone ad un pubblico business: il sistema è in grado di analizzare ed interpretare i dati, testi non strutturati, immagini, dati audio e video e, grazie all'intelligenza artificiale, il software riconosce la personalità, il tono e l'umore dell'utente.
Perché fa paura l’evoluzione delle AI?
Le intelligenze artificiali, da come abbiamo visto fino ad ora, sembrano essere una panacea per l’aiuto nel lavoro di tutti i giorni, ma presentano anche dei lati oscuri che non sono però gli scenari apocalittici rappresentati da tanti film di fantascienza quali Matrix, Terminator, eccetera.
Così come sono in grado di creare immagini dal nulla con semplicemente delle spiegazioni, altrettanto possono creare dei falsi video o foto per generare disinformazione. Già nel 2019 Samsung ha sviluppato un sistema, basato sull'intelligenza artificiale, capace di creare finti video da una o due fotografie e, negli ultimi mesi del 2022 , sempre più video falsi realizzati con lo scopo di mostrare le capacità delle AI nel generare contenuti, sono stati messi in rete.
Certo, si obbietterà, che la produzione di video "fake" non è nuova, ma quello che cambia adesso è che, se fino a ora erano necessarie grandi quantità di dati e competenza e un’ occhio allenato poteva notare la differenza tra reale e no adesso, con le AI si possono costruire movimenti del viso e della bocca che non sono mai esistiti e che sembrano reali.
Quindi se la manipolazione delle immagini (o dei suoni) tramite AI può dare vita a meme innocui, oppure semplificare la vita di animatori e sviluppatori di videogiochi bisogna prestare attenzione ad un possibile utilizzo illegale o atto a disinformare l’opinione pubblica o discreditare chiunque.
Pensate: cosa fareste se un giorno vi trovaste a vedere un video su Facebook di voi che state facendo una rapina in banca e questo video sarebbe tanto dettagliato da sembrare reale?
Ma non si tratta solo della capacità di creare fave video. Le IA come ChatGPT possono anche creare commenti e di auto-evolversi.
Queste capacità di auto-evolversi sono state uno dei motivi che hanno portato Musk con altri mille esperti a chiedere una moratoria di sei mesi all'addestramento delle Intelligenze artificiali (non solo ChatGPT) attraverso una lettera aperta (sotto forma di petizione) indirizzata ai governi e, soprattutto, alle aziende che in questi hanno aumentato la ricerca allo sviluppo di queste tecnologie. In questa petizione, pubblicata sul sito Futureoflife.org, imprenditori e accademici chiedono una moratoria sull'uso delle AI fino alla creazione di sistemi di sicurezza. Il rischio più grande non è che le intelligenze artificiali possano scatenare una guerra contro l’umanità ma che si mettano a “fare cose” senza un motivo a noi apparente o che “imparino cose sbagliate”.
In Italia il Garante per la Privacy ha bloccato momentaneamente ChatGPT in attesa sul chiarimento su come vengono trattati i dati personali degli utenti. Una motivazione forse banale ma che ha portato ad un blocco (unico per adesso in Europa) della tecnologia di OpenAi. In particolare il Garante rileva “la mancanza di una informativa (come quelle presenti nei normali siti web) agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI”. Inoltre, sottolinea sempre il Garante c’è “l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”, che si può tradurre come: “Non c’è un motivo per utilizzare i dati personali delle persone per insegnare al vostro software!”.
Mentre in Italia si attua un blocco momentaneo a CathGPT in attesa di delucidazioni sull’uso dei dati personali, in Europa molti paese (come Germani, Francia) chiedono delucidazioni all’Italia per questa sua decisione e nella Commissione Europea si discute se e come regolarizzare le Intelligenze Artificiali.
Quale futuro?
Di sicuro l’evoluzione dell’intelligenza artificiale rappresenta per l’informatica quello che l’energia nucleare ha rappresentato nel mondo della fisica e, proprio come l’energia nucleare, può rappresentare sia un’utilità che un mezzo di distruzione. Intanto si stanno delineando nuove opportunità nel mondo del lavoro per chi sa utilizzare e programmare le AI e nuove professioni stanno nascendo come ad esempio il prompt expert4 che negli Stati Uniti può arrivare a guadagnare da 70.000 a 140.000 dollari all’anno.
Da tutto questo l’Italia rischia, per adesso, di rimanere esclusa.
Se la decisione del Garante sia giusta o meno non lo sappiamo e lo sapremo in futuro, ma per adesso, se vogliamo utilizzare ChatGPT non ci resta che utilizzare una VPN.
1Ai è l’acronimo di Artificial Intelliggence
2 Un chatbot è un software che simula ed elabora le conversazioni umane (scritte o parlate), consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale
3 Il Deep Learning, la cui traduzione letterale significa apprendimento profondo, è una sottocategoria del Machine Learning (che letteralmente viene tradotto come apprendimento automatico) e indica quella branca dell’intelligenza artificiale che fa riferimento agli algoritmi ispirati alla struttura e alla funzione del cervello, chiamati reti neurali artificiali. Da un punto di vista scientifico, potremmo dire che il Deep learning è l’apprendimento da parte delle “macchine” attraverso dati appresi grazie all’utilizzo di algoritmi (prevalentemente di calcolo statistico).
4 Il prompt è la descrizione, ossia l’input, che diamo all’intelligenza artificiale generativa quando le chiediamo qualcosa. Il prompt Expert una figura professionale che ha il compito di fornire all’intelligenza artificiale descrizioni sempre più precise per fare in modo che le risposte che si ottengono lo siano altrettanto.
BIBLIOGRAFIA
Improving Language Understanding by Generative Pre-Training, The university of British Columbia, https://www.cs.ubc.ca/~amuham01/LING530/papers/radford2018improving.pdf
OpenAI Documentation,
https://platform.openai.com/docs/introduction
SHERPA project
https://www.project-sherpa.eu/european-commissions-proposed-regulation-on-artificial-intelligence-is-the-draft-regulation-aligned-with-the-sherpa-recommendations/
(Ultima consultazione siti web aprile 2023)
Il Signore è sottile, ma non malizioso (Albert Einstein)
INTRODUZIONE
Prendo lo spunto dal mio libro da poco pubblicato Storia naturale del Tempo.L’Effetto Einstein e la Fisica del futuro per offrire al lettore alcune considerazioni su un concetto solo apparentemente semplice ed intuitivo. La storia del concetto di “tempo” è particolare, divisa com’è tra la Fisica e la Filosofia, per non parlare poi della Religione e delle inevitabili citazioni di Sant’ Agostino (che opportunamente evito). Tempo (e spazio) sono esperienze basiche per l’Uomo. Premetto che in questo articolo parlerò esplicitamente del “tempo”, ma che, trattandosi di concetti strettamente correlati, è sempre sottinteso che esiste un’analoga trattazione per lo “spazio”. Considerando poi che utilizzeremo principalmente concetti relativistici ogni qualvolta parlo di tempo occorre intendere lo “spaziotempo”.Ma cos’è il tempo?
Il tempo, intuitivamente è legato a qualche forma di “cambiamento” non strettamente spaziale; anzi potremmo definirlo come la misura di un “cambiamento continuo” e secondo la filosofia senza cambiamento non c’è neppure tempo.Ma cambiamento di cosa? Cambiamento della posizione del sole e delle stelle, della luna, delle stagioni o, in maniera più raffinata, del proprio stato psicologico, del proprio sentire? Queste considerazioni ci portano naturalmente ad una prima distinzione tra “tempo oggettivo” che è possibile misurare strumentalmente ed è uguale per tutti gli osservatori e un “tempo soggettivo”, che, per sua definizione, non è misurabile (ma confrontabile). In questo articolo vogliamo occuparci più propriamente del tempo oggettivo, cioè di quello che utilizza la scienza.
I modi per misurare il tempo, eventi astronomici, clessidre, meridiane, orologi fanno parte della storia della tecnologia.Per quanto riguarda invece la Fisica il discorso è più complesso perché una vera “Fisica temporale” nasce , in senso moderno,solo con i primi esperimenti e quindi se si eccettua qualche eccezione greca, con Galileo Galilei.Allora si comincia ad avvertire la necessità di quantificare esattamente il tempo non solo a fini sociali, ma anche appunto più propriamente scientifici e quindi con una maggiore rigorosità.Ad esempio, la nozione di velocità vista come il cambiamento dello spazio rispetto al tempo (e in seguito quella di accelerazione vista come il cambiamento della velocità rispetto al tempo) apre la strada a questa nuova concezione. A ben considerare è proprio l’analisi differenziale di Newton e Leibnitz che propone quello che diverrà poi un vero e proprio paradigma: una visione della Fisica in cui il tempo è il parametro privilegiato di riferimento a cui rapportare la variazione delle altre grandezze fisiche coinvolte nella descrizione di un fenomeno .
Infatti la seconda equazione di Newton, la celeberrima
(1)F = MA
permette di determinare istante per istante la posizione di un corpo di massa M sottoposto ad una accelerazione A una volta nota la forza F e le sue condizioni iniziali. In pratica potremmo dire che tutta la Fisica dal XVII secolo in poi è basata sul concetto di tempo anche se, ad esempio, per l’equazionecosmologico-quantistica di Wheeler-DeWitt (o WdW) si è parlato di “fine del tempo” e possibilità di descrivere una fenomenologia senza ricorrere (almeno esplicitamente) a tale parametro.Ma torniamo al tempo classicamente inteso.Una volta instauratosi nella Fisica grazie a Galilei e a Newton il nostro parametro si rafforzò viepiù nei secoli successivi divenendo uno dei punti fermi della descrizione fisico-matematica dei fenomeni.Infatti, come già accennato,tutto il settecento e l’ottocento è un fiorire di equazioni differenziali ordinarie e alla derivate parziali che lo vedono da protagonista (quasi) solitario.Il tempo è anche il parametro fondamentale (rispetto a cui variano il campo elettrico e magnetico) delle equazioni di Maxwell.E così giungiamo al XX secolo.Questo secolo risulterà, come noto, assolutamente innovativo per la nostra concezione dell’Universo.Infatti, proprio al suo inizio, fanno la loro comparsa due teorie che rivoluzioneranno non la sola Fisica, ma l’intera scienza e anche il modo di pensare in generale della società: la Teoria della Relatività Ristretta (RR), la Teoria della Relatività Generale (RG) e la Meccanica Quantistica (MQ). Per quanto riguarda il tempo la MQ lo vede come un paramentodi evoluzione di un sistema, importante ma non così determinante come è invece nella Fisica newtoniana; infatti per l’equazione di Schrödingerè più importante conoscere gli auto-valori dell’energia che la sua evoluzione temporale. Completamente diverso è il caso delle Relatività: infatti in esse il tempo cessa di essere solo un parametro evolutivo per divenire il centro dell’interesse stesso della teoria.Possiamo dire, che con le teorie di Einstein, il tempo diviene attore primario della Fisica non solo come parametro evolutivo , ma anche come “oggetto” del sapere stesso (e quindi acquisisce una dimensione filosofica ontologica, ma supportata da elementi quantitativi). Come noto, a partire dalla RR del 1905 lo spazio e il tempo smettono di essere enti separati per divenire un concetto unificato: lo spaziotempo (senza trattino) che compie il “miracolo” di unire grandezze che fino ad allora erano state considerate come completamente separate. Lo spaziotempo fa il suo ingresso nella RR ed è il portato matematico delle equazioni di trasformazione di Lorentz che “mischiano” appunto sia il tempo che lo spazio in un tutto unico.Lo spaziotempo della RR è, come noto, “piatto” o pseudo-euclideo (l’aggettivo pseudo è riferito alla distanza non definita positiva nello spaziotempo di minkowski) mentre lo spaziotempo della RG, completata nel 1915, è “curvo” (ed è incurvato, sostanzialmente, dall’energia/massa).
Il fatto di aver promosso, nelle Relatività, lo spaziotempo a protagonista della Fisica apre scenari assai interessanti ed intriganti.Come il moto è “relativo” anche il tempo e lo spazio sono relativi e quindi cessano di essere concetti “assoluti” come li considerava Newton e tutta la Fisica fino ai primi anni del novecento.E se sono concetti relativi possono avere valori diversi a seconda dei diversi osservatori, in moto, in “quiete”, accelerati o sottoposti ad un campo gravitazionale. Dunque questo apre la strada ad un filone che inizialmente fu guardato con sospetto dai fisici professionisti: quello dei “viaggi nel tempo”.Ormai, dopo che se ne sono occupati fisici del valore riconosciuto come Kip Thorne, Roger Penrose, Paul Davies e (anche se criticamente) Stephen Hawking la materia pare definitivamente sdoganata.Infatti è sperimentalmente noto che il tempo “rallenta” per un osservatore in moto rettilineo uniforme rispetto ad un altro (ma la cosa è reciproca!) e che il tempo rallenta per chi si trova immerso in un campo gravitazionale. Da notare come l’effetto sia reciproco in RR –tra i due osservatori inerziali-, cioè per tutti e due il tempo rallenta, ma non lo sia in RG dove per l’osservatore in un campo gravitazionale il tempo rallenta (rispetto a quello esterno), ma per quello esterno il suo tempo accelera. In questo articolo dunque ci occuperemo solo del tempo relativistico; tuttavia, in Fisica, esiste un altro interessante modo di studiarlo (e definirlo) e cioè quello della termodinamica e della “freccia del tempo” indicata dal Secondo Principio e quindi dall’aumento dell’entropia.
IL TEMPO NELLA TEORIA DELLA RELATIVITA’ RISTRETTA
Nella RR il tempo scorre diversamente per due osservatori inerziali in moto uno rispetto all’altro. Come già detto, proprio l’essenza stessa della Relatività impone che tale fenomeno sia reciproco e simmetrico.L’osservatore considerato in moto (ripetiamo che si tratta sempre di una scelta di pura convenzione) avrà sempre un tempo che scorre più lentamente e precisamente:
(2)
Dove Δt è l’intervallo di tempo misurato nel Sistema di Riferimento in cui è l’orologio è in quiete (tempo proprio) e Δt' è l’intervallo di tempo misurato nel Sistema di Riferimento in cui l’orologio si muove con velocità v. Dunque risulta che in OGNI Sistema di riferimento il tempo “scorre più lentamente” perché il fattore gamma per v < c è sempre maggiore di 1 e quindi Δt' > Δt (la durata è maggiore).
IL TEMPO IN RELATIVITA’ GENERALE
La RG nasce per ampliare a tutti gli osservatori (anche a quelli in moto accelerato e non solo rettilineo uniforme, come avviene in RR) l’invarianza delle leggi della Fisica.Facendo questo lo spaziotempo pseudoeuclideo della RR diviene una varietà di Riemann curva.Lo strumento matematico atto a studiare tale geometria (differenziale) è il calcolo differenziale assoluto di Levi-Civita e Ricci-Curbastro.Applicando tali strumenti Einstein (ed Hilbert che però gli riconobbe la primogenitura) giunge a scrivere le famose equazioni di campo che sono:
(3)
ove: è il tensore di curvatura di Ricci,
è un numero detto curvatura scalare,
è il tensore metrico (che servirà poi, una volta sostituito nelle equazioni del moto a determinare la dinamica),
è un termine chiamato “costante cosmologica” è che fu introdotto e poi tolto (ed oggi rimesso) nelle equazioni di campo da Einstein per ottenere un Universo in equilibrio,
è il tensore energia-impulso, c la velocità della luce e G la costante di Newton, π è il rapporto tra la lunghezza della circonferenza e il diametro.
Le (3), dal punto di vista puramente matematico, rappresentano un Sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali, non lineari, nelle componenti del Sistema metrico e in 4 variabili indipendenti (x,y,z,t).Poiché si può scegliere, senza perdere di generalità, il tensore metrico in modo che sia simmetrico, delle 16 componenti originali (4X4) ne restano solo 10 indipendenti-
Una volta trovate le funzioni incognite occorre risolvere le equazioni del moto che sono date dalle geodetiche della varietà di Riemann e cioè:
(4)
dove:
le x sono le coordinate del punto in moto e le quantità Γ sono legate proprio ai valori della metrica determinata dalle equazioni (3).
In RG si possono utilizzare diverse formule per calcolare le dilatazioni temporali.Esaminiamo diversi casi:
I) Per un osservatore in moto accelerato uniforme (che, grazie al Principio di equivalenza) è identico ad un campo gravitazionale localmente uniforme) si ha:
(5)
dove g è l’accelerazione (costante), h è la distanza tra un osservatore accelerato (o in un campo gravitazionale equivalente) e un osservatore in quiete (o in assenza di campo gravitazionale), c la velocità della luce.Quindi per un osservatore in moto accelerato (o in un campo gravitazionale) il tempo rallenta mentre, viceversa, per un osservatore in quiete (o in assenza di campo gravitazionale), il tempo accelera.
II) Nel caso invece gravitazionale di una massa m non rotante e di raggio r, utilizzando la metrica di Schwarzchild, si ha:
(6)
dove t’ è il tempo misurato all’interno del campo gravitazionale (“tempo proprio”), t è il tempo misurato all’esterno del campo gravitazionale, r la distanza dal centro di massa, m la massa che genera il campo gravitazionale, c la velocità della luce nel vuoto e G la costante di gravità.
La (6) sviluppata al primo ordine dà:
(7)
dove è il cosiddetto raggio di Schwarzchild
Nel caso della (7) la formula non è “invertibile” tra i due osservatori, interno ed esterno al campo gravitazionale, come è invece la (2).
Naturalmente anche le lunghezze sono contratte sia in RR che in RG e precisamente valgono le:
(8a)
(8b)
CONSIDERAZIONI GENERALE SULLA DILATAZIONE TEMPORALEE SULLA CONTRAZIONE SPAZIALE
Occorre soffermarsi su un altro punto della questione; la dilatazione temporale in RR è , in un certo senso, meno intuitiva da capire di quella in RG. Infatti, in RR la contrazione ha natura sostanzialmente cinematica, mentre in RG si tratta di una vera e propria deformazione geometrica dello spaziotempo. Dunque si tende a capire più facilmente il fatto che le masse contraggano lo spazio e dilatino il tempo proprio perché è la struttura geometrica stessa che subisce deformazioni cosa che non è altrettanto evidente in RR.
I VIAGGI NEL TEMPO
I viaggi nel tempo sono un tema molto di frontiera della fisica contemporanea e –possiamo dirlo-sdoganati da poco grazie all’interesse di fisici molto influenti come Stephen Hawking, Kip Thorne, Paul Davies,Roger Penrose (per citare i più rilevanti) anche se un esempio matematico completo fu scoperto nel 1949 dal logico Kurt Gödel .Tale possibilità deriva proprio dal fatto che grazie alle formule precedenti la durata temporale degli osservatori in moto e sottoposti alla gravità sono differenti da chi non le sperimenta.La RR permette viaggi nel futuro (tralasciamo le possibilità teoriche di comunicare con i tachioni) mentre la RG permette viaggi nel passato e nel futuro (nel caso di loopspazio–temporale in cui però si può tornare indietro nel tempo fin solo al momento della creazione della macchina oppure al momento della creazione naturale del loop; questo, curiosamente, segna anche una differenza rilevante tra la possibilità di accedere ad un futuro virtualmente illimitato ed un passato invece limitato).I viaggi nel tempo dunque sono teoricamente possibili, ma restano da esaminare due aspetti di essi; il primo è la generazione di paradossi quando si ammette la possibilità di tornare/comunicare col passato e la seconda è la fattibilità tecnologica di questi viaggi. La problematica tecnica è solo una questione di tempo e risorse mentre quella dei paradossi è particolarmente complessa. Il paradosso principale che sorge è chiamato “paradosso del nonno”.Un crononauta torna nel passato e uccide suo nonno.Ma se lo uccide non può essere nato e neppure tornato ad ucciderlo.Spiegazioni proposte sono principalmente due.La prima fa ricorso alla MQ e specificatamente alla Interpretazione a Molti Mondi di Hugh Everett III; quando il viaggiatore del tempo uccide il nonno l’universo si separa in due storie: in una il nonno è effettivamente ucciso e nell’altra no.Dunque il viaggiatore si troverà nel secondo universo e non ci saranno contraddizioni logiche.La seconda spiegazione è il principio di autoconsistenza di Novikov; il crononauta torna nel passato tenta di uccidere il nonno, ma un passante si frappone e rimane ucciso al posto suo.Il “nipote” ricorda che il nonno gli narrò questa esperienza e come un passante gli abbia involontariamente salvato la vita.
CONCLUSIONI
Il tempo forse ancor più dello spazio ha sicuramente un fascino particolare per l’Uomo; la Relatività ci ha mostrato che esso non è immutabile, ma che anzi esso può essere alterato utilizzando la velocità, l’accelerazione o la gravità cioè grandezze fisiche ben note. La logica e la Meccanica Quantistica ci offrono anche delle possibili soluzioni ai paradossi che inevitabilmente si generano in queste situazioni. La tecnologia in un lontano futuro forse potrà costruire macchine che realizzino questo antico sogno dell’Uomo: il controllo del tempo.
BIBLIOGRAFIA
Davies P., Come costruire una macchina del tempo, Mondadori, Milano. 2003.
Dorato M., Che cos’è il tempo? Einstein, Gödel e l’esperienza comune, Carocci editore, Roma, 2013.
Haidegger M., Essere e Tempo, Longanesi, Milano, 2005.
Hawking S., Penrose R., La natura dello Spazio e del Tempo.Come capire l’incomprensibile., Biblioteca Scientifica Sansoni, Milano, 1996.
Orilia F., Filosofia del tempo.Il dibattito contemporaneo, Carocci editore, Roma, 2012.
Thorne K., Buchi neri e salti temporali.L’eredità di Einstein, Castelvecchi, Roma, 2013.
Vatinno G., Il Nulla e il Tutto.Le meraviglie del possibile, Armando Editore, Roma, 2012.
Vatinno G., Storia naturale del Tempo.L’Effetto Einstein e la Fisica del futuro, Armando Editore, Roma, 2014.
Questo è vero per le equazioni differenziali ordinarie della dinamica newtoniana (corredate di condizioni iniziali), ma anche per le equazione alle derivate parziali (corredate di condizioni al contorno) della conduzione del calore e delle onde, che coinvolgono contemporaneamente le variabili spaziali e temporali.
In realtà il tempo c’è ma è “nascosto”; infatti, il funzionale d’onda non contiene esplicitamente il tempo in una geometria dello spaziotempo “congelata”, ma il tempo stesso compare appena ci si chiede quale sia la probabilità di trovare un’altra geometria a partire da quella iniziale.
Risolvendo le equazioni di campo di Einstein per un sistema fisico rappresentato da un fluido perfetto rotante con una velocità costante Gödel trovò una particolare metrica che genera delle strutture chiamate CTC (Closed Timelike Curve) che permettono di raggiungere zone del passato semplicemente spostandosi su traiettorie spaziali.
Lumen In the Lumen series various aspects of light are explored in separate bodies of work. The aim is to let light reveal itself. The first body of work (Luminescence) primarily investigates light using electroluminescent (EL) wire. A current is passed through a copper wire causing the surrounding phosphor coating to emit light. The wire was wrapped around/within custom-made costumes worn by the model. The model's movements were then recorded, introducing a kinetic element. Images were also made using opaque and transparent mannequins. The second gallery (Light Trace 光 のトレース) results from a two day collaboration with Tokyo-based light artist/ fashion designer, Erina Kashihara. Light emitted from within clothing and accessories combined with directed movements clothe the model within traces of light. Michael is currently working on thousands of light images for future exhibitions. He welcomes collaboration with all artists working with light.
Luminescence La prima serie di fotografie si concentra principalmente sulla luminescenza. Questa serie fotografica osserva la luce soprattutto attraverso un filo elettroluminescente (EL wire). La corrente passa attraverso un filo di rame ricoperto di fosforo e provoca l'emissione di radiazioni luminose. Questo filo è stato incorporato in una serie di costumi realizzati per l'occasione e indossati da una modella. I movimenti della modella sono stati poi fotografati, introducendo così un elemento dinamico. Altre immagini sono state create usando manichini opachi e trasparenti. Light trace -Il materiale è il frutto di una collaborazione durata due giorni (novembre scorso a Londra) con la stilista e artista di luci Erina Kashihara che vive a Tokyo. Ognuna delle sei opere della Light Mode Art di Erina è accompagnata da una fotografia statica seguita a sua volta da una serie d'immagini di giochi dinamici di luci. La luce diventa il filo conduttore tra arte e moda.
More info: LIGHT FOR ART
Website: www.michaeltaylorphoto.com