16/5/2025
L' ingegno versatile del Design Thinking (DT)
by Edoardo Tabasso
Polytropos è l’aggettivo che Omero usa per definire Ulisse all’inizio dell’Odissea e sta ad indicare il carattere ingegnoso, versatile, multiforme dell’eroe greco. Ecco il Design Thinking (DT) è il nostro Ulisse, è dal multiforme ingegno, così possiamo tradurre il denso aggettivo greco, è aperto e sa adattarsi a molteplici situazioni, è versatile e sa allargare la sua azione a molteplici aspetti della vita dell’uomo contemporaneo e così si apre nuovi orizzonti in territori prima insperati, scopre nuovi mercati e nuovi campi di applicazione, così come Ulisse nel suo peregrinare si imbatteva in terre sconosciute ed in situazioni mai vissute da altri esseri umani. Il dono più grande di Ulisse era proprio quello di conoscere, attraverso il viaggio, l’altro, il diverso per raggiungere le sue mete. Allo stesso modo il DT conosce i bisogni ed i desideri degli individui per raggiungere i suoi obiettivi. Anche a causa della sua particolare storia fatta più di battaglie sul campo, di strategie realizzate che di riflessione teorica, di speculazioni accademiche il DT è fonte di uno statuto spesso incerto. Ma questa sua incertezza, questa sua mancata posizione in una categorizzazione rigida- “quello che non” a cui alludevo con la citazione di Montale - ha dato fluidità, flessibilità, varietà e creatività al concetto stesso e gli ha permesso di essere appunto polytropos, dalle molteplici forme e realizzazione. In virtù di questa assenza di una categorizzazione rigida del DT si può comprendere la difficoltà e la complessità nel definire i suoi campi d’azione Ma la relativa fluidità della sua definizione non è limite. E’ libertà creativa e ricchezza espressiva. Questo non vuol dire che la libertà che caratterizza il DT sia una libertà senza vincoli, senza limiti, senza confini. Ma di certo, la caratteristica fondamentale di questi vincoli che il DT vive è la flessibilità, l’assenza di contorni netti. Ma questo non si adatta perfettamente all’idea stessa di cercare sempre l’eccellenza, il miglioramento delle performance? A cui la rigidità e i confini netti mal ci si addicono mentre l’apertura mentale e la creatività vestono a meraviglia?
DT non è infatti assenza di indirizzo, ma – al contrario - è esercizio guidato della massima attenzione entro confini ben definiti. L’esistenza di un perimetro e di routine di lavoro genera un tipo di pressione positiva che conduce all’individuazione di spunti di “rottura”. Applicare le tecniche di creatività, associate ad un’analisi rigorosa della realtà, alla formulazione delle domande chiave strategiche. Senza aver chiarito correttamente quali sono i problemi da risolvere e gli ostacoli da superare, non v’è infatti possibilità di generare “buona” strategia. Si tratta di una fase del processo cui dedicare molto tempo ed attenzione.
Come Ulisse, il DT è fonte di leggende, di simboli, è al centro di racconti e di storie, di mondi simbolici e di mondi possibili. Il DT può suggerirci di vedere le cose che tutti conosciamo con occhi diversi, nuovi, dando ad esse nuove connotazioni, nuovi significanti e nuovi significati.
Il vento può spegnere la candela e ravvivare il falò. Lo stesso avviene con la casualità, l'incertezza e il caos: bisogna imparare a farne uso, anziché tenersene alla larga. Dobbiamo imparare a essere fuoco e a sperare che si alzi il vento. È una citazione presa in prestito da Nassim Nicholas Taleb, quello del Cigno Nero.
Un termine per descrivere fatti sorprendenti a cui diamo spiegazioni che spesso si dimostrano poco efficaci per un evento ad apparente bassa probabilità e di grande impatto che potrebbe rimodellare nei prossimi anni l’or dine/disordine mondiale. 21
Taleb sostiene che gli eventi del cigno nero sono così rari da essere impossibili da prevedere. Per questo motivo, è importante partire sempre dal presupposto che gli eventi del cigno nero sono una possibilità e cercare di pianificare di conseguenza.
Evitare le eccessive precauzioni, accettare il caos ? e vivere felici e contenti??
Alcune cose traggono beneficio dagli shock, prosperano e crescono quando sono esposte a mutevolezza, casualità, disordine e fattori di stress e amano l'avventura, il rischio e l'incertezza. Ciò nonostante, a dispetto dell'onnipresenza del fenomeno, non disponiamo di un termine che indichi l'esatto opposto della fragilità. Per questo veloci argomentazioni alluderemo, affidandoci a Taleb, alla visione di antifragilità.
L'antifragilità va oltre il concetto di «resilienza elastica» e di robustezza. Una cosa resiliente resiste agli shock ma rimane la stessa di prima: l'antifragile dà luogo a una cosa migliore.
L'evoluzione, la cultura, le idee, le rivoluzioni, i sistemi politici, l'innovazione tecnologica, il successo culturale ed economico, la sopravvivenza delle organizzazioni, l'affermazione di città, culture e ordinamenti giuridici, le foreste equatoriali, la resistenza ai batteri e via dicendo, fino a includere l'esistenza stessa della nostra specie su questo pianeta. L'antifragilità stabilisce il confine tra ciò che è vivente e organico (o complesso), come il corpo umano e ciò che è inerte, come ad esempio un oggetto fisico come la spillatrice sulla nostra scrivania
L'antifragilità ama la casualità e l'incertezza, il che significa anche amare gli errori, o meglio una particolare classe di errori. L'antifragilità possiede una proprietà unica nel suo genere, che ci permette di venire alle prese con l'ignoto, di fare certe cose senza capirle e di farle bene. Permettetemi di essere più drastico: siamo molto più bravi a fare che a pensare, grazie all'antifragilità. Per Taleb è meglio essere stupido e antifragile che estremamente intelligente ma fragile
E quindi come essere antifragili? Misurando la fragilità delle cose, sfruttando l’antifragilità. Affrontare l’ignoto, provando e riprovando, impararando a prendere decisioni in contesti incerti.