L’orologio a polvere: cadendo, i granelli formano un cono.
Basta una minima asimmetria di caduta (disequilibrio) per assistere a catastrofi minori (piccole valanghe) o crolli di sistema.
Libano, scena relativamente minore in palcoscenico molto critico (Siria, Turchia).
La missione del presidente Joseph Aoun, ex capo delle Forze Armate, è ricondurre la legittimità delle armi alle sole Forze Armate Libanesi.
Il Libano bilingue francofono è all’ultimo crocevia fra tracollo statale e rinascita.
In arrivo ingenti finanziamenti per la ricostruzione da EU e USA - con inviato della Amministrazione Trump libanese e consuocero del Presidente.
Attore fondamentale EU e’ la Francia, con recenti plurimi insuccessi nelle ex-colonie e con recenti critiche USA per invio armamenti alle Forze Armate Libanesi poi dirottati a Hezbollah (National Interest).
Il traguardo di Joseph Aoun è disarmare Hezbollah e, per deduzione facile, arrivare con il tempo ad un accordo di pace con Israele.
Per farlo è bene una integrazione operativa e strategica totale tra USA e Italia, da sempre molto radicata in Libano (ricordo la vicenda Giovannone).
Con limitazione/estromissione della fallimentare Francia macroniana: valga il pragmatismo caro al grande libanese NN Taleb.
Per farlo è indispensabile fornire una alternativa credibile e vantaggiosa alla importante minoranza sciita da fondarsi oltre e in alternativa a Hezbollah e ad Amal (nata prima ancora nel sud come milizia di autodifesa ai tempi del trasferimento dell’OLP in Libano dalla Giordania dopo il Settembre Nero del 1970).
Amal detiene la presidenza del parlamento monocamerale con il nonagenario avv. Berri che visse decenni a Damasco.
Il Libano merita una classe dirigente all’altezza delle sue eccellenze intellettuali, che può e deve essere aiutata a lungo termine.
Inoltre la sua struttura multireligiosa può rappresentare un modello stabilizzante per la regione incluso Israele (cui indispensabili alleati regionali ideologici e non solo economici).
Le chances di successo sono limitate ma la posta in gioco supera di gran lunga l’esiguo territorio libanese.
Importante è non ripetere l’errore del Segretario di Stato Kissinger con l’allora Presidente Franjeh, costato la vita al colonnello Chaloui comandante della Guardia Presidenziale.
Cioè occorre non considerare il Libano una colonia, ma riconoscerlo Nazione dalle antichissime radici vicine alle nostre.