La globalizzazione
Lo scambio mondiale di merci e notizie allarmava Hegel e gli hegeliani, fra tutti Bruno Bauer.
Allora, Karl Marx la indicava persino nella mela acquistata (1).
Erano ferrovie e navi a vapore, era il telegrafo.
Per le possibilità di percezione e per gli antefatti, il disagio di fronte alla innovazione e la innovazione stessa erano fortemente simili tra seconda metà ottocento e generazione pre-millennial (interposta fra caduta del sistema leninista e Internet).
Infinitamente più destabilizzante, al termine della Belle Époque, la tematizzazione contrapposta germano-slava e la simultanea contrapposizione germano-gallica. Il risultato: la fine del dominio europeo (2).
La possibilità di fronte alla crisi non è se questa possa non avvenire, piuttosto è come adattarsi ad essa e trarne vantaggio.
Esempio: emersione della insularità e della super-insularità come proprietà altamente favorevole (3).
La non-chiusura alle ipotesi a fini di vantaggio richiede:
a) sapere cosa e per chi sia il vantaggio.;
b) poter adattare mezzi e risorse per conseguirlo.
Per chi sia il vantaggio richiede a sua volta struttura statuale e sociale coerenti e coese.
Non in un senso veritativo (categoria astratta e non verificabile), ma aspirativo (categoria motivante, quindi concreta).
L'esempio: la resilienza dell'Impero Romano d'Oriente in ragione della coesione ideologica (teologica) fino alla Quarta Crociata: sgretolamento politico, dissoluzione economica, distruzione militare per dominio latino anti-ortodosso (4).
RIFERIMENTI
1) Karl Löwith, Da Hegel a Nietzsche (varie);
2) Michel Tournier, Le Roi des Aulnes (epigrafe);
3) Karl Schmitt, Terra e Mare
4) Edward Luttwak, La Grande Strategia dell'Impero Bizantino.