Proporzioni, scale e dinamicità: variabili nelle alleanze
"La politica è come la sfinge della leggenda. Divora chiunque non riesca a risolvere i suoi enigmi."
Non un detto arcaico che avrebbe mandato in visibilio Taleb.
Piuttosto un detto mémorable di uno scalatore sociale divenuto gentiluomo da salotto e scampato per un nonnulla alla ghigliottina dei rivoluzionari.
(Rivarol. Massime di un Conservatore. a cura di E. Juenger, Trad. It. Guanda).
Un enigma che mi attira da diverso tempo è l'attitudine stabile statunitense verso il regno saudita.
Veri sono i legami economici, non ultimo la vicinanza curricolare reiterata di numerosi dirigenti di alcune maggiori agenzie federali (v. analisi dettagliata di Peduzzi su Il Foglio nel 2017).
Spero di non esserne divorato a mo' di spezzatino à la turque.
Di fatto, le tesi matematiche di Taleb su dimensionalita e instabilità nel tempo sembrano calzanti sulle differenze:
A) tra scenari regionali e macroscenari;
B) probabilità di durata.
Lo scenario regionale coinvolge l'alleato inscindibile statunitense nel mediterraneo orientale, la sua necessità di sopravvivere a forti minacce locali
Esse costituite da
1) Hezbollah in Libano - peraltro insieme ad Amal nati come milizia di autodifesa dei contadini sciiti del sud Libano rispetto alle milizie palestinesi trasferitevi in massa dopo il Settembre Nero del 1970;
2) milizie e armamenti iraniani nel sud Siria appena oltre le strategiche - sempre in senso locale - colline del Golan.
Evidente la convergenza di interessi regionali a origini differenti tra Israele e progetto egemonico saudita nel mondo sunnita.
Ma in scala maggiore esistono probabilità di dissenso tra USA e SA
Tale dissenso è stato falsamente tamponato da eventi suscitati con ricadute devastanti e pecette inenarrabili come:
1) 2a Guerra in Irak;
2) primavere arabe con caduta decisa/permessa di regimi autoritari (Gheddafi, Mubarak);
3) recupero parziale egiziano.
Le pecette hanno aperto grandi scenari al « rivale che poteva non essere tale » (FSI) , in terminé di alleanze e di vantaggiose forniture belliche (non tutto il know how è in vendita e questo comporta soggezione dell'acquirente).
La volontà strategica SA avversa all'Occidente (propaganda whahabi/salafi mediante fondazione di madrasse - es Bangladesh un tempo tollerantissimo) è così grande da non essere ignorabile nello scenario macro.
Inoltre la Dinastia esercita potere assoluto con uso irrefrenato di servizi/polizia, rifornisce di armi allo stato dell'arte (finalizzate al massimo risultato con minimi danni collaterali) forze armate palesemente incapaci (v. Yemen).
Questo è indice di instabilità e di alta probabilità di tracollo a venire.
Tra i rivali regionali, più sofisticato il Qatar con i suoi legami transnazionali (Fratellanza Musulmana, i.e. Turchia odierna ed ex presidente egiziano Morsi) e potenza mediatica (al Jazeera è enormemente più seguita di al Arabyia).
Dal punto di vista occidentale storico, raggruppamento non meno pericoloso in quanto più intelligentemente pervasivo (v. Houellebecq, Soumission).
La loro logica è molto più orientata nel tempo e intrinsecamente adattiva.
Quindi: oltre la ostinazione della passata Amministrazione nel definire l'accordo con l'Iran e nello svalutare l'alleato Israele,
ci si augura che la modalità empirico-proteiforme dell'attuale Commander in Chief
superi ostacoli interni (es. la tradizione per cui il partito dell'attuale Presidente si fa ancora
dettare dai rivali democratici la linea politica estera)
riesca a recuperare a una interazione positiva il mondo minoritario e sin qui ostracizzato dell'Islam sciita
Esso, come minoranza, è meno prepotente (non può/vuole imporre la sua regola a tutti).
Inoltre è teologicamente molto sofisticato, ha una gerarchia ecclesiale ed è meno aniconico.
Rif H Corbin
Quindi la previsione/auspicio che:
1) l'alleato SA sia valutato inaffidabile sugli scenari macro e con veri limiti di durata prospettica;
2) l'Amministrazione e i suoi riottosi alleati arrivino a interazione dinamica con l'Islam sciita Iran incluso, sapendo che le sanzioni da sole raggruppano i popoli intorno a governi oppressivi anche nel medio termine (quindi cambio dinamico di strategia) e
3) avviino modulazione cauta verso il blocco Fratellanza Musulmana.
Sulla buona strada nel sottrarsi agli obblighi autoimposti del pol corr / pensiero obbligato,
il Presidente superlativo nell'attrarre le masse escluse (altro bel tema utilizzabile anche all'estero) potrebbe riuscire a evitare sempre più Sukhoi e meno F35.
Alla memoria del passato Presidente più consapevole nella politica estera.
Buona serata
GE