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Zinconeide

Ci vorrebbe la Pizia

Attraverso i romanzi di ieri agli enigmi di oggi.
Ritorno ai Patriarchi, di Arnold Zweig (DDR)
 
Le vicende del professor De Vriendt a Gerusalemme protettorato inglese illustrano sensibilmente la nascita dello Stato di Israele, le contraddizioni e i temi personali insiti sino ai tempi nostri.
 
La visione di Zweig della Prima Guerra Mondiale come guerra degli “uomini bianchi”, ancora adesso tema aperto.
 
Gli enigmi che ci di parano di fronte.
 
La Nazione-Impero, la Persia, che inventò il gioco degli scacchi ha eseguito nei suoi limiti di potenza regionale lo stesso tema degli inizi della guerra in Ucraina (rif. mio precedente St. Peter’s Snow).
Compellence.
Mettere l’avversario nella obbligatorietà di eseguire una mossa, anche se con esito sfavorevole.
Ha usato il suo proxy più spendibile Hamas, estraneo alla mezzaluna sciita e cofinanziato dai rivali regionali sunniti Turchia e Qatar.
Ha - per alcuni anni - allontanato e limitato la portata degli Accordi di Abramo e lo sviluppo della via del cotone.
Non ha speso la sua risorsa sottoregionale maggiore, il partito-esercito Hezbollah in Libano.
Non ha speso l’altra risorsa, gli Houthi di Yemen.
La diretta del discorso dello Sheikh Nasrallah a Beirut (grazie a L’Orient Le Jour) e le successive analisi di più attori non includono una significativa diminuzione iraniana.
Le incertezze delle Amministrazioni Democratiche USA nella gestione del dossier iraniano non fermano l’espansione nucleare.
 
Ritorno al Libano, in disastro economico, impasse politica (Presidenza  Aoun terminata da un anno), potenziale ridimensionamento di Hezbollah e fazioni cristiane fortemente scisse sin dall’inizio della Presidenza Aoun. Con la più grande Ambasciata USA in costruzione avanzata.
Apprezzo da più di un anno la istituzione della rubrica Lebanon Watch su National Interest.
Suggerisco un ruolo strettamente cooperativo USA, Italia (da sempre apprezzata in loco come UNIFIL, SISMI e ora AISE) e ruolo collaterale limitato e controllato francese nel favorire una Presidenza libanese aperta all’Occidente anche coercendo le Forces Libanaises di Geagea verso un governo di coalizione con alcuni cambi di protagonisti. E con grandi e controllate erogazioni economiche il meno mediate (all’interno) possibile.
 
Il Libano chiave di volta.
Approfittando della risk aversion insita nella politica estera cinese.
E facendo di necessità rientrare la Russia tra le nazioni con cui si può dialogare.
 
A proposito, al di là delle aperture (inappropriate per una quasi fine mandato), le gestualità dell’incontro tra la dottoressa von der Leyen e il Presidente Zelensky sanno molto del mondo antico dove uno Joseph Roth non poteva aver modo di conoscere le élites.
 
Infine, le sanzioni.
Non funzionano mai.
Vedi Italia mussoliniana, vedi Iran.
Corrompere costa meno che punire (rif E. Luttwak, La Grande Strategia dell’Impero Bizantino).
 
Prossimamente: panslavismo, neo-ottomanesimo e panturanismo. Tracce nascoste.

Rivarol. Massime di un Conservatore

Ernst Juenger
*La politica è come la Sfinge della leggenda.
Essa divora chiunque non riesca a risolvere i suoi enigmi."

Qualche volta mi ripeto.
Come il POTUS
Come noi che abbiamo attraversato i secoli.

Altri frammenti durante gli spostamenti.
Carri di terra al seguito.

For clarity's sake, sull'ultimo scritto.

a) l'imponenza del debito pubblico italiano è un baratro a cui siamo destinati.
Il default di uno Stato e di una nazione non è impossibile.
Appello ai politici responsabili per una decisione unitaria multilaterale di politica economica.

b) l'impatto della AI:

1) costi energetici: prospetticamente altissimi.
Il tema mi è stato confermato ieri nella conversazione con un giovane dirigente del CNR:
Ho citato l'esempio delle crisi energetiche in grosse città iraniane dovute alla deviazione delle risorse elettriche a favore delle farms di bitcoins nel 2021, argomento poi scomparso dai media più evoluti (Jerusalem Post tra gli altri).. Indispensabile per un governo serio e una opposizione seria l'approfondimento del tema e una road map unitaria sulle politiche energetiche basata su dati numerici e non ideologie.
Invito il gruppo di ricerca del professor Pelanda ad approfondire l'argomento.

2) Ai e perdita di posti di lavoro.
Benché parto del prof. De Masi e gestito come sappiamo, sono convinto che il concetto di reddito di cittadinanza (o comunque lo si voglia chiamare) sia una delle possibilità prospettiche contro la destabilizzazione,
Potrebbe essere stato anche condiviso da Casaleggio, visionario e di estrema intelligenza,
Il dato empirico è il distacco italiano (e mondiale) delle energie nuove - i giovani - dal manifatturiero.
Aternative
Ho sempre condiviso i reiterati memento del prof. Tremonti a considerarci una Nazione manifatturiera.
Inoltre, a pesare maggiormente la produzione di beni nel calcolo del PIL, zeppato di parametri ottimistici quanto superflui che enfatizzano il terziario (peggio se avanzato).
Se avessi un figlio, sarei molto contento di vederlo ebanista, o almeno meccanico purché inventivo. A tinkerer.
Molto meno medico; economista solo se geniale e indomabile.

c) terziario avanzato:
nelle grosse città industriali della cintura milanese (Sesto San Giovanni) cominciò la distruzione della filiera nazionale dell'acciaio.
Il tema ci ha reso ostaggio di corporation non controllabili (extra-UE e extra-USA), ha contribuito a umiliare la figura dell'operaio e a radicare la ex-sinistra nei centri storici.
Non mi preoccupa che il tema diventi di destra, io resto un conservatore.
Mi preoccupa la riduzione di consapevolezza etica dei lavoratori, che non erano animati da autocompassione, né da sindromi di indennizzo.
Poiché di operai e di acciaio si tratta, L'Operaio e Nelle Tempeste di Acciaio del Maestro offrono assonanze nei titoli.
Sulla forza ideologica smarrita della classe operaia, un piccolo libro quasi introvabile sulla biografia del comunista Alessandro Vaia, "Da galeotto a generale".
Vaia era con Pietro Secchia, fondò nei fatti Togliattigrad (pur scontrandosi con Togliatti e subendo le conseguenze).
A ridare energia al Lavoratore ci pensi qualche creativo vicino a Meloni (un film, un romanzo): la classe operaia ha resistito nei millenni, dalla costruzione delle Piramidi.

d) clima, inquinamento e temperature.
Spero che il gruppo di ricerca suddetto offra a breve una analisi spassionata su inquinamento nella pianura padana, andamento climatico, temperature, possibili interventi adattatativi-correttivi.
Cooptare Franco Prodi, il suo metodo e coraggio contro le convenzioni a escludere.

e) altro: rivalità Italia-Turchia?
La Turchia sta diventando un rogue state? Abbastanza.
Poi, guerre ed economia.
È vero che le guerre nascono spesso dalle difficoltà economiche delle nazioni che le scatenano.
Ma non è solo L’economia a fornire carburante.
Dallo sgretolamento del panslavismo al salire del panturanismo.
Da Adrianopoli (oops, Edirne) allo Xinjang degli uiguri.
Un tempo era da Vladivostok a Belgrado.
Effetti sulla frammentazione in corso e derivati.
Es., l’entente Istanbul-Gerusalemme, sui giacimenti ma anche sui droni in Azerbaigian.
Pensare da scacchista e aprire lo sguardo.
Intanto, riabilitare l’estetica della guerra. Gottfried Benn.

Il treno è partito, i carri di terra sono già sui vagoni e i miei beni stanno in una bisaccia.

Il mio nome sia: Tzimiskes
(Leontios).
Bizantino. Eretico. Attraverso i secoli.

NOTE DI VIAGGIO

Ho lasciato una casa e una funzione: per chi non abbia ancora vissuto abbastanza, ciò equivale a una perdita di identità.
Pertanto: non pensiero sistematico, ma aforistico.
Dato il mio zeligare intrinseco, se mi guardo allo specchio oggi assomiglio a Karl Kraus.

TRACCE E SIGNIFICATI
In un relativo recente intervento del Presidente del Consiglio ho notato una citazione letterale che evocava direttamente Lord Palmerston senza citarlo.
Appena reduce, se non ricordo male, dal viaggio a Washington e la querelle sulla Road and Belt.
La citazione (più o meno, vago sempre nelle stanze della memoria) recitava che le alleanze non sono amicizie, ma interessi comuni e ogni Stato deve conoscere e conseguire i propri interessi.
Quasi alla lettera il titolo di un capoverso dell'articolo del prof. M.N: Katz su National Interest , "America Needs A Palmerstonian Foreign Policy", 24 Agosto 2023.
Buona cosa: Meloni e i suoi aiuti leggono e imparano.

CAPITANI
Un po' meno vari altri.
Fate tacere Salvini.
Chiudete l'educato Taiani in un palazzo vuoto a discettare del nulla.
Zeligando ancora, la famiglia di mia bisnonna ha lasciato nella progenie alcuni tratti antropometrici distintivi, che mi fanno ancor più apprezzare la prozia tedesca (di Riga) definendomi "il suo piccolo nipote tedesco".
Dopotutto era stata amica di Horkheimer, benché lavorasse da sempre all'Istituto di Genetica dell'Università di Francoforte.
L'identità è culturale, non biologica.
Il Capitano: so che le tracce yekel nel mio genoma sono scarse, tuttavia l'eponimo Il Capitano mi agita, mi ricorda troppo Corneliu Codreanu.
Mi sono bastate due pagine per smettere di leggerlo.

MESCOLARE LE CARTE
Tra Capitani, speechwriters aggiornati e leader potenziali purtroppo senza carattere (Giorgetti), butto lì una invocazione per il bene nazionale:
che i conservatori di governo (che hanno pochi ufficiali come i bolscevichi nel '17-'21)
e i progressisti di governo (troppi ufficiali senza esercito, come la Wehrmacht di von Seeckt)
si impegnino così come si fece a Berlino per la ricostruzione dopo l'unificazione.
Decisioni condivise vincolanti.
Possibile via di uscita dal default di cui non si può parlare.
(Basta che non ne escano anche i cani da sangue di Noske).

AI: BENEFICI POSSIBILI
I costi strutturali per implementare l'AI negli svariati settori della economia reale cresceranno esponenzialmente con l'approfondirsi delle divisioni e delle rivalità.
Costo e disponibilità di risorse, competenze tecnologiche nazionali.
Incurante delle polemiche su X, Netanyahu incontra Musk per le tecnologie.
Se ci fosse penuria energetica, noi europei alimenteremmo i monopattini e le Tesla, anziché i computer .
Non è una esagerazione, se ci si ricorda le ripetute crisi energetiche nel 2021 in Iran - produttore di petrolio - causa il mining intensivo di valuta digitale.

MEDIOEVO BIZANTINO
Fozio, Costantino (poi Cirillo) e Metodio vissero negli anni delle lotte iconoclaste.
Cirillo e Metodio mi sono cari da Milorad Pavic, la Biblioteca di Fozio è per la vita.
A volte l'uva cresciuta sui terreni difficili consente i vini migliori.
Ma il vincolarsi ideologico a un conglomerato di assunti (tra l'altro ricco di aporie e ubertoso di asserti non dimostrabili) come l'Occidente di oggi, e la contestuale rinuncia al pragmatismo (filosofia alta e non una casalinga di Voghera) ci mette nelle condizioni del medioevo bizantino.
L'Impero si sgretola, noi ci accaniamo sulle eresie.
Mille anni a Ron Paul.

A PROPOSITO
Che leggere certi libri faccia male, è come lavorare con le mani in locali infestati dai ratti - prima o poi ci si ammala.
Avviluppato in Costantinopoli fino a portarmi a casa un tomo di romanzi cavallereschi bizantini nel pieno di un trasloco, assumo per certi flussi divergenti l'ulteriore nome d'arte di Leontios Tsimiskes.
Nobile, di bassa statura, eretico.

Wolandica (la versione di Korove’v - antefatto)

Ammetto.
Non mi piacciono quei due letterati di professione, seduti su una panchina a discutere delle rispettive carriere.
So già che cosa ha in mente il Capo, detesta essere chiamato così, ma a me non va di chiamarlo Professore arrotolando la voce in un tubo di servilismo compiaciuto.
Ah, ecco. Già gli si è avvicinato.
Conosco le sue maniere.
Una conversazione non richiesta, un aneddoto del tutto fuori tempo tanto per sbalestrare il pubblico.
Il Paggetto in attesa, si trattiene ritto sulle zampe posteriori, impaziente di sparare la sua battuta.
Io osservo, aggiusto la manica di questa giacchetta detestabile, a quadretti, da vero svizzero.
Evito il fiato del Furioso al mio fianco.
Adesso si è vestito da marinaretto, col dente storto e l’occhio bianco opaco. Ma quando si è tra di noi è ancora più brutto, smania per quel capro che gli Ebrei gli spediscono a perdersi nel deserto per placare la sua ira. Se lo mastica crudo ogni volta.
Lui no, non mi piace davvero.
Almeno con il Paggetto giochiamo a carte e ci divertiamo a barare l’un con l’altro.
Ah, ecco.
Il Capo ha cominciato il suo numero e i pennivendoli gli danno anche retta.
Tendi l’orecchio, Paggetto.
Chissà che cosa si è inventato oggi per accalappiare le sue vittime.

Ah Ah No No No
Non al Griboedov, nessun olio sui binari del tram.
Il Capo vuole farli parlare, ascoltarli.
Questa volta il Capo li tiene in vita, sulle spine, tra gli sgradevoli lazzi di Paggetto e le occhiate cavapelle del Furioso.
Vuole capire come mai scrivano sempre in coro e, bada bene, non lo chiede a me dopotutto Maestro del Coro come lui mi ha invertitamente battezzato.
Mi diceva così spesso: “Ma come fanno a scrivere tutti la stessa identica storia?”
E si infolarmava ogni volta di più.
Una ossessione senile, mi viene da pensare, dopo tanti millenni di lotta.
Ma eccoci qua, tutto insieme attorno al gran tavolo di mogano, di sicuro arrivato per caso nell’appartamento condiviso degli scribacchìni d’apparato.
Paggetto mi tira per la giacca e indica lo stemma dorato in rilievo con le due pistole incrociate.
I vecchi proprietari dell’appartamento.
Mi strizza l’occhio, dall’iride gialla con la pupilla a fessura, ridacchia: “Era così bellina la povera Natalia non Pistohlkors* e manco Romanov bensì Paley, mi ero vestito da ballerinetta per arrivarle accanto ad annusare i suoi profumi ai fiori di Siberia”.

Ma adesso il Capo li ha messi a sedere su una panca recuperata in chissà quale stanzetta e rifornisce le loro scodelle con mestolate di solyanka.
Tra di noi, il Furioso si è messo di buona lena si fornelli e chissà di chi è la carnina affumicata nella zuppa?
Dopo le chiacchiere amichevoli, i due si sentono rinfrancati. Hanno gli stomaci belli pieni e caldi, la carne affumicata li ha messi di buon umore.
Ed ecco che il Capo spara tutto a un tratto la prima missilata ipersonica (tema che lo appassiona ben da prima degli ultimi eventi):
“Ma il nostro caro Korove’v, sempre al mio fianco, vuole per una volta dar fiato all’ugola e far volteggiare al suo personale ritmo i nostri poco entusiasti ospiti?”

E così tocca a me.

Segue…

* Leo Perutz, Tempo di Spettri (Adelphi); Alexander Lernet Holenia, Marte in Ariete (Adelphi).


Mosca. Stagni patriaršie
Courtesy Yulia Siderova 

La versione di Korove’v

Qualcuno ha parlato di scacchi ?
Non certo della nostra combriccola.
Di certo non io, troppa irrequietezza.
Troppa mancanza di autoconservazione.
Ma, cari i miei due sporcacarte inchiavardati al loro stesso grande tavolo di legno con lo stemma dei von Pistohlkors, non avreste dovuto sparlare di un defunto come fosse vostro concorrente.
Molto tempo fa lui e io spartivamo appassionate conversazioni sull’argomento dei profumi e devo a lui la mia competenza.
Ma per sua ambizione mi chiese sostegno nel coronare il suo sogno.
E così divenne scrittore.
E come tale entrò nei domini dell’Ade
Uno scrittore molto più bravo di voi due, miei piccoli burocrati.
Era anche appassionato giocatore di scacchi e fui io a dargli l’idea per quello che resta forse il migliore dei suoi libri. (1)
Una partita letale, come gli scacchi stessi.
Il gioco in cui gli avversari devono uccidere il rivale oppure soccombere.
Due re avvinghiati in una battaglia mortale in cui una parte sola del gioco sopravvive.
Ogni partita è una storia.
E come gli ufficiali studiano le battaglie vere del passato, gli scacchisti si avventurano tra gli enigmi nella memoria ogni volta che siedono contro l’avversario.
Ma adesso voi burocrati della pagina, risolvete questo enigma.
Ricordate, comunque: ne va della vostra esistenza.
Tema dell’enigma: la Turchia.
Come fece pronunciate al suo immortale protagonista un altro mio vecchio amico, irlandese: “Noi abbiamo combattuto contro i turchi”. (2)

Ci ricordiamo la querelle tra vendita degli F16 e le contraeree SS-400?
O, per gli umanitari, il prezzo pagato dall’Europa per fermare l’esodo dei siriani?
Allora il Turco Generico (3) era per tutti voi lo spietato grande cattivo.

Valeva la pena di tentare il colpo per scardinarlo, ma andò male e lui ne approfittò per rinforzarsi.

Poi venne la Libia e, come sapessimo giocare alle ambiguità levantine , gli concedemmo i nostri spazi purché limitasse il russo-francofilo maresciallo di Bengasi.

Poi gli concedemmo la testa degli indomiti curdi di Kobane, lodammo i suoi droni Baraktyar contro i russi nei primi mesi di guerra.

Alla fine arrivò Victoria moglie di tanto e nuora di tantissimo.
Così il Turco Generico ebbe da lei la certezza degli hub del gas con l’eliminazione della concorrenza. (4)

Nel frattempo, grazie alla concorrenza cooperativa con l’Avversario, si ritagliò un bel ruolo nelle mediazioni collaterali tra le parti, ingraziandosi persino il vecchio rivale del Cairo.

Fastidioso, non indispensabile Turco Generico.

Ci ha pensato il vecchio Asmodeo, a dare una scrollata all’Anatolia.
Adesso è improbabile che il Turco Generico resti a lungo in sella.

Al di là dei diritti civili variabili, avete scenari di fine guerra che non siano brokerati dal Celeste Impero?
Pensereste che la Commissione Europea sia in grado di svolgere un ruolo?

Per una volta d’accordo con Victoria, “F… the EU”, diamo retta a Lucky CP e diventiamo Stato dell’Unione una volta per tutte.

Vostro
Korove’v


Korove’v
Private collection  

Nel testo:
1) Paolo Maurensig, La variante di Lüneburg (Adelphi)
2) Bram Stoker, Dracula
3) Marinella Lörinczi, Nel dedalo del Drago. Introduzione a Dracula (Bulzoni)
4) Musso, Fame di gas, ma Biden affossa (di nuovo) EastMed: un vagone di regali per Erdogan (Atlantico quotidiano)

Il mio nome è Azazello

Adesso tocca a me.
Io sono quello brutto.
Sia prima, sia dopo Mosca.
Io sono quello con le orbite vuote.
Io sono nel mio vero sembiante.
Io sono un demone assassino.

Il Principe schizzinoso, il mio compare Korove'v, ha appena parlato di scacchi e delle possibili mosse future.
Come non detto: è già cambiato qualcosa.
Visto che lo spilungone con velleità di eleganza si atteggia a genio matematico, si prenda pure la parte di Lasker.
Io sarò Capablanca.
Lo so, io sono imprevedibile e azzardato.

Alcune regole le conosco anch'io, comunque.
Mai essere colui che gli altri si aspettano.
Pensare come se fossi il mio avversario per scoprire le faglie in cui insinuare il veleno.

Nell'attesa che Spleepy Joe si faccia dire le prossime mosse dai suoi astuti consiglieri sull'oggi, in attesa che le capisca, se le stampi per bene nella memoria e che le dichiari, l'Avversario (mi piace questa definizione) sta cominciando le danze.

Se io fossi il Dragone Rosso.

Non muoverei l'economia.
Solo Sleepy Joe va bene, ma si indebita (gli indicatori favorevoli sono il Valium del parco buoi).
Il nostro elevatissimo Renfield Italiano prende ordini in Ambasciata, ma è ormai perdente fuori dai giochi.

Guarderei i punti deboli militari del Mondo Buono, già in affanno sulla produzione.
Lo costringerei a incrementare le necessità di produzione per differenti o nuovi scenari.
Lo costringerei a spendere soldati, tanto i loro cittadini cullati nel microegoismo non ne hanno più voglia, già pensano di arruolare stranieri (stile tardo Impero Romano).
Quindi, aprirei piccoli fronti multipli mettendoli gli uni contro gli altri.
Non con i miei né con le mie armi.
Nemmeno con Wagner, né con Teheran.
Proxy dei proxy.

Per esempio: stuzzicare i francesi.
Da Sarkozy in avanti hanno infastidito i loro alleati europei, si ritirano ma non si ritirano (Africa subsahariana).
Un po' di difficoltà a Gibuti, non necessariamente dagli Houthi. Magari, tramite Kabul, con gli Shebab somali.
Sud Africa.
Kenya.
Congo.
Obiettivo: trovare e amplificare dissidi tra francesi e altri europei (le missioni ONU) e tra loro e gli americani.
Qualche americano ci lascia le penne, qualche lacrima europea, piccole frizioni che segnano l'intonazione del coro.

Qualche piccolo incendio in Sud America (troppi presidenti fanno i nostri amici, è ora di seminare piccole discordie).
Perù-Equador, per esempio.
O Salvador, per spostare un pò di migranti verso il Texas.
Forzare la mano a Obrador perché ha deluso la sinistra radicale (un nuovo subcomandante Marcos?).

Tendendo bene nascosta la mano.
Vecchie armi sempre buone.
Memo: usare solo pizzini.

Sento puzza di caprone, ho fame di carne.
Adios.

 


Mensur is a bleeding vagina
Acrylics on lead
Private collection

Saint Peter’s Snow, a novel by Leo Perutz

A psychotropic drug has been administered to a patient, recovering after a blunt head trauma.
His visions, organized as in a structured dream, are the novel.
The novel includes some consequences of the dreams

Vision one: The Hospital
It’s a long time since my personal opinion faced increasing demands about Risk and Safety both in my own professional environment (by profession, I am a radiologist and I have been leading Diagnostic Services through the last say ten years, dealing with organization of Diagnostic Departments since the earliest times of PACS technology from 1992 on), and in common daily life, as in general simply reading newspapers, boarding on a plane, or buying a new car.
The Risk Aversion Bias has dominated the last decades of our civilization.
Risk, under the most various perspectives, has been increasingly reduced: in radiation exposure for medical reasons, in construction works, in mobility, in privacy handling, in banking transactions.
This is obviously positive, from almost all points of view, but from a larger distance it has not proven flawless at all.
Risk Aversion (RA) implies an intrinsic unavoidable trade off with a more “free to fluctuate” (ergodic) domain of reality.
RA is likely to prevent benefitting from possible gains.
Moreover, given the way of progressively implementing RA through regulations emanated by central Authorities (in Europe, more and more from the European Commission and its delegates; single States plummeting in their decision making capability), RA has been increasingly shaped in an syllogistic manner. New elements are slowly added. This lengthens the process of adapting rules to the increasingly fast changing reality.
That is, regulations are too slow in coping with dynamic ever-changing reality.

Vision two: The Insincere Doctor
As anybody understands, there are speeches to be held in public and discussions to be sustained in closed rooms.
Media, old and new, have shown a huge possibility to determine the Masses’ decisions.
This power was built progressively to state a New Ideology that bypasses and overtakes the previous ones (e.g. nationalism, socialism, religious beliefs).
New Ideology is still far from proven, but as in every case a new religion supplanted the old one, a persecution of the old believers ensued
One example stands out: Global Climate Change.
Whoever casts doubts is instantly banned as a heretic under the Inquisition.
The same happens to whoever casts doubts on the economic consequences ensuing.
This trending Ideology (capital letter) has however supplanted any more dynamic approach, it appears that the Decision Makers willingly submit themselves to Ideology forgetting about reality.

Vision three: the Malignant Nurse
The Nurse obeys the Insincere Doctor without taking real care of the Patient.
An huge overt demonstration of the Malignant Nurse has been the more than two years managing of Covid pandemics in Italy.
The exclusive focus on containing contagions (apart from blaming alternative solutions proposed by other governments such as UK and the past US Administration, or rationally implementing Covid Hospitals and Covid Free Hospitals, consequently delaying diagnoses and therapies of non Covid severely ill patients) precluded any view on other issues
Main issues being social and economic ones, the pandemic- related crisis.
Loss of jobs, devalued investments, loss of competitive positions in foreign trade and in internal richness production.

 

Vision four: the last of the Rurik
The very first time I read a paper on National Interest’s website I was waiting my car to be washed, an event that seldom happens.
Since I'm interested in Leo Strauss’s thought and heritage, while waiting, I browsed the website, which is deemed as being Straussian, multifaceted and deeply interesting.
While seated at a bar during a late afternoon, for my very first time I met the hypersonic weapons.
It was six years ago and, believe me, I’m no professional.
Just some months ago, another National Interest’s paper about the concept of Compellence (counterposed to Deterrence) draw my attention.
As the protagonist of the novel, thrown by chance into the domains of a visionary Freiherr in Saxony, meets the curious people hosted in the small castle, first meets a Russian officer who will be lately unveiled as one of the last Ruriks.
The true descendants of the first Russian Dinasty. The Kyivan Rus’.
Thus, distinction between Deterrence and Compellence struck me some months before the beginning of this disgraceful last European Civil War.
Deterrence is basically defined as “The Ability of One State to Coerce Another State into Action, usually by Threatening Punishments"
An almost eighty years old Deterrence policy from US and its Allies (NATO or non) towards USSR first and Russia later, the past US Administration included, proved to be effective in reducing likelihood of a major conflict.
The few limited proxy episodes (including the bombing of Belgrade under the Clinton Administration, the risk avoiding stepping back from Red Lines in Syria’s civil war and the substantial appeasement facing Russia’s annexation of Crimea under the Obama Administration) were followed by an efficient albeit blatant success of the maybe too much blamed Trump Administration (for instance, almost no rocket being launched from North Korea during his Presidency).
Hints of Compellence practice in Ukrainian war:
A) the westerner independent strategic studies website Analisi Difesa by Gianandrea Gaiani quoted the deployment of 22 Divisions of the Ukrainian Army at the (disputed) borders of the self-proclaimed secessionist republics in Eastern Ukraine briefly before the war started;
B) the previous almost total silence of western Media about the low intensity war in Eastern Ukraine lasting 8 years, including complete silence about civil victims;
C) the determining role of Victoria Nuland all along the past 15 years in Ukrainian/Russian history, presents times included. Mrs Nuland is a highly reputed intellectual and a person of action. Her thought has to be deeply intended. To let the reader understand, the works of her father in law prof Donald Kagan urged me to read and deepen Tucidides’ History of the Peloponnesian War. Mrs Nuland is the person to be interpreted for anyone aimed at understanding US foreign policy position towards the ongoing war and, in general, towards Russia as it is today. Including also a likely use of Compellence strategy.

Vision five: the last of the Staufen
This is the miracle of the dreams in the novel by Perutz.
A nephew of Emperor Frederick the Second is searched for and brought to the Freiherr’s property.
The Empire, the Holy Roman Empire of the West, whose symbol is the Double Headed Eagle (Rome and Constantinople).
The last Emperor was Karl 1 von Habsburg, the Western Double Headed Eagle belonging to the Habsburg family since 3 centuries.
The Rurik and then Russia are in charge of the Oriental Double Headed Eagle.
What is overt is that there is a total lack of EU politics, also due to the fact that only secondary politicians are directly involved in EU, the prominent ones being almost exclusively dedicated to their respective States.
So, Europe is symbolically beheaded.
And our transatlantic cousins are steadily becoming more and more centered on their insular prerogatives, dramatically distanced from us.
Unless Europe is determined to sink, another Stupor Mundi (Frederick II’s definition) has to be invoked.
There is no one among the current leaders.
A huge crisis impends on Europe, as a major consequence of the Russian-Ukrainian war.
There is a shared opinion that an European Crisis would benefit (at short) US economy due to a loss of power of the competitive manufacturing rival albeit strategic ally of US that Europe represents.
As in the Peloponnesian War, a third party could benefit.
I know everybody would think China at first.
China was an Empire at the times of the Romans, it still is, with all ups and downs real Empires undergo, but never withstanding, with its amazing capability of developing strategies.
Quoting an old friend of mine who personally witnessed the so called Ping-Pong diplomacy meetings during Nixon Administration, China knew from then what its goals were.
Mastering soft power and strategy.
Not to be forgotten, anyway, is Persia.
Plus the Islamic world, never forgetting its own greatness.

Vision six: the Car
While I meditate about Emperor Frederick II, I can’t avoid a deep thought to Ernst Kantorowicz, whose exemplary life and deeds I revere.
A small, dark rounded sort of pebble rolls by, my mind goes to a wandering truffle.
Kantorowicz never traveled without his own truffles.
The pebble rolls into the open street.
A car is coming up.
The dream ends.

I Simboli e la Politica Culturale di Massa
(dalla parte di Simmaco, contro Ambrogio)

Simmaco utilizzò argomenti razionali, non neopagani, a favore della restituzione dell’Altare della Vittoria nel Senato romano.

Ambrogio agì da politico-teologo, ottenne che l’Altare non fosse ripristinato, si adoperò affinché gli Imperatori assumessero mitezza e subordinassero l’azione politica ai dettami della religione maggioritaria, ma non unica.

Alcuni decenni più tardi l’Impero, i cui soldati erano milizie straniere mercenarie, perse del tutto la sua parte occidentale.

Dopo le guerre Greco-Gotiche, i territori spopolati e immiseriti.

Incoronazioni longobarde tra le rovine del Palazzo Imperiale in Milano.

 

Utilizzo quale chiave di interpretazione definita la similitudine con la diatriba tra Ambrogio e Simmaco.

 

Ambrogio costituisce polo aspirativo ultramondano, dissocia la scala dei valori dalla realtà storica. Il suo colpire un simbolo, l’Altare della Vittoria, è profezia fattuale della fine dell’Impero.

In questo suo agire, Ambrogio è ideologico.

Cioè, intende conformare la realtà a un assunto a priori.

 

 Il procedere contrapposto, la “Versione di Simmaco” (Relatio tertia in repetenda ara Victoriae), è intramondano ed empirico, fino a chiarire quali benefici economici potessero derivare alla popolazione di Roma dalla ricostruzione dell’Altare.

 

La coesione culturale è fattore determinante resilienza nei tempi di crisi.

Essa si genera progressivamente nei periodi di ascesa delle civiltà, fino a costituirne la  continuità narrativa.

Dalla Storia, che notoriamente non si ripete,  propone anzi validi esempi di coesione culturale come spunto antifragile: la fermezza di convincimento concorde offre recupero di posizioni perdute e nuove formulazioni favorevoli.

 

L’assunto di base è che l’Occidente  sia da tempo in declino.

L’antefatto è l’apertura dei rapporti USA – Repubblica Popolare di Cina (diplomazia del ping-pong, 1972), il corollario è il tracollo del sistema socialista sovietico (1989), la conseguenza è il trasferimento preponderante di potere produttivo-manifatturiero, tecnologico e finanziario non tanto verso l’Asia quanto specificamente verso la RPC.

Insufficiente innovazione (negli ultimi 50 anni la scienza ha prodotto più affinamenti che innovazioni con minori avanzamenti effettivi); stagnazione dei maggiori soggetti finanziari (negli ultimi 20 anni il rinnovamento del grande capitalismo azionario si è progressivamente irrigidito) sono evidenti a meno di non voler tenere le palpebre chiuse. Questo condividendo Peter Thiel.

 

Ristabilire una coerenza ideologica dell’Occidente è per chi scrive fattore indispensabile.

Se si vuole sopravvivere, essa è da tradurre in politica culturale di massa con intento delineato attraverso le inevitabili variazioni sul tema.

L’operazione culturale di massa ha valenza strategica.

 

Un esempio favorevole riuscito in un passato recente: la produzione cinematografica di Hollywood, la proliferazione narrativa e la disseminazione museale di opere d’arte contemporanea hanno permesso il primato statunitense nel mondo, hanno creato desiderio di assimilazione e imitazione identitaria.

 

Un esempio sfavorevole riuscito in un passato meno recente è stata la politica culturale di massa del Nazionalsocialismo.  Essa permise di concentrare una supernazione (i tedeschi propriamente intesi, gli austriaci e tutte le minoranze di lingua tedesca dal Baltico al Mar Nero) e i suoi alleati assimilati verso una impresa superumana  non realizzabile.

 

Secondo assunto di base è che la politica culturale di massa Occidente soggiacia a un complesso di regole di comunicazione e credenze autoimposto ideologico (i.e. non empirico) assolutizzante (stigmatizzazione del contraddicente).

(Alcune sigle e definizioni correnti: relativismo, mainstream, Woke, cancel culture, LGBTQ).

 

Se centri decisionali competenti condividono la necessità e approvano almeno nel medio periodo, i passaggi da effettuare sono molteplici.

Esprimo un abbozzo sintetico.

 

  1. organizzare dispositivo di comunicazione classica (stampa, televisione), neomediatica (siti internet e su piattaforme) che ponga attenzione sino al minimo dettaglio per evitare aggressioni destruenti durante la fase di costruzione;
  2. predisporre modelli emulativi (generare comportamenti e stili attrattivi);
  3. coinvolgere prima le élites, poi le pseudo-élites divulgabili (mediaticamente esposte, con corollari di gestione competente dei social) e solo in seguito la massa;
  4. generazione inventiva, non replicativa (il passato sconfitto è dissuasore massimo).

 

Questo richiede: centri decisionali competenti, coerenza temporale, programmazione adattiva, previsione espansiva frattalica.

 

La finalità è rigenerativa, quindi includente. La discriminazione è regressiva.

Michel Onfray indica tra i suoi riferimenti Bergson.

Se venisse meno lo slancio vitale, e siamo sulla buona strada, la partita sarebbe persa in partenza.

Quindi, non il richiamo al passato, ma la spinta al rinnovamento consapevole.

Per questo esprimo l’opinione che il liberalismo o persino il conservatorismo libertario non siano strutture di destra, conservatrici.

 

Dal punto c), cioè dal suggerito ordine di coinvolgimento temporale, astraggo un tema attinente ai simboli.

Non insisto sul potere del simbolo nella politica culturale di massa.

Ricordo il fortissimo valore simbolico dell’arte nel corso storico di tutte le Civiltà, fino alla difficile decifrabilità dell’arte contemporanea.

Quest’ultimo tema, incrociato con il potere (economico, decisionale e semantico) delle élites, conduce direttamente a una lettura straussiana.

Cioè di scrittura (per Leo Strauss, che si riferiva alle élites) esoterica o, da lezione invalsa dei traduttori italiani, di scrittura reticente.

 

Al riguardo le élites devono comprendere sia la inevitabile transitorietà della loro stessa posizione, sia il persistente netto maggiore potere di indirizzo culturale dell’Occidente. Entrambi gli argomenti sono strettamente connessi.

 

La costituzione di un valore simbolico richiede un investimento economico e progettuale. Questo comporta responsabilità e scelta.

In osservanza al sistema (ideologico) di regole da alcuni anni adottato e attualmente in vigore, la scelta e il conseguente investimento sono indirizzati su produttori di simboli con caratteristiche omologate (origine e legame diretto con culture oppresse/secondarie; appartenenza a minoranze; espressione di contenuti facili per coinvolgere – sempre ideologicamente – il pubblico vasto, cioè la Massa).

Questo sottomina il sistema stesso di cui le élites beneficiano, prevedibile il ricambio.

 

Faccio riferimento diretto (omettendo i nomi) a un episodio recente.

Una organizzazione di altissimo livello (élite) organizza il lancio di un artista in vista di un evento tra i maggiori e i più innovativi nell’arte mondiale (ancora una volta élites   culturali-economiche e in più le circostanti pseudo-élites divulgabili).

Il lancio  include la produzione di un filmato nel quale l’artista opera (finge di operare) su uno sfondo estremamente prolungato (circa l’80%) di narrazione simil-documentaristica delle vicissitudini della etnia di origine dell’artista, dalla vita originaria alla oppressione e alla strage.

La qualità del prodotto artistico (finzione di pittura di oggetto e tela già dipinti) è eufemisticamente limitata.

L’investimento è sensibile, a chi scrive risulta un budget di lancio dell’operazione impressionante in rapporto alla qualità delle opere, del filmato in termini di originalità ed editing.

L’obbedienza ideologica è assoluta.

La posizione di Ambrogio.

 

Percepisco: le élites sponsorizzano uno scenario da lemming versione Walt Disney.

Esse saranno (forse) le ultime a cadere dalla scogliera.

Anche se hanno trincerato la loro posizione dominante, è semplicemente inevitabile che essa muti nel tempo.

 

Chiudo con la domanda: esiste (ancora)  una consapevolezza nelle élites che decidono?

 

Vogliano essere reticenti (esoteriche), empiriche, strategiche. Agiscano.

“Drenare la pozzanghera”
Pseudoeconomie nella recessione: profitti Covid-indotti.

Utilizzo la metafora come segno di riferimento alla cultura tradizionale cinese, modalità ripresa anche nelle espressioni tipiche delle dottrine maoista e successive.

La durata della pandemia e le conseguenze nella società e nella economia sono oggetto di plurime analisi.
L’approccio UE e italiano ha mostrato fallacie nascoste ai soli occhi di chi attinga esclusivamente ai media dominanti in Italia.
Altri approcci di tipo empirico (UK e USA) sono stati criticati ma non si sono rivelati meno efficienti.
In Italia i media dominanti hanno concentrato quasi esclusivamente l’attenzione sulla evoluzione nel tempo dei dati pandemici, scartando punti di vista minoritari ma sempre presenti di osservatori economici fondati (Musso, Marsonet).
In questo sistema rituale si è inoltre sacrificato il complesso delle libertà individuali a un interesse collettivo determinato probabilisticamente ma asserito come assoluto.

Lascio questi aspetti, che condivido per formazione culturale, e mi concentro su una ricaduta economica.
Posta la condivisione del pensiero di Tremonti, che da tempo ci vede Nazione manifatturiera senza dominante vocazione finanziaria, rilevo quanto segue:

1) il calcolo del PIL appare basato su fattori irrealistici, là dove la produzione di reddito viene simulata da una circolazione aumentata del reddito prodotto lungo filiere di servizi il cui valore aggiunto è dubitabile;
2) la contrazione da pandemia del PIL effettivo (beni prodotti, esportati, aumento del valore aggiunto) è verosimilmente superiore a quanto proposto;
3) un singolo settore economico di nuova comparsa è invece esploso a seguito della pandemia.

A fronte di un indebolimento strutturale interno e nelle relazioni esterne della Nazione, ben nascosto dalla ovvietà del sistema pandemico, è rigoglioso un sistema economico parallelo correlato alla pandemia.

Vaccini, tamponi reiterati in ogni occasione di viaggio, ripresa lavorativa, rappresentano costi sostenuti e, di conseguenza, guadagni.
I vantaggi sono distribuiti tra
a) produttori e distributori del materiale;
b) enti effettuatori dei controlli, pubblici e privati;
c) personale delegato a effettuazione, trascrizione e consegna dei risultati;
d) spazi, strutture, personale e dispositivi (meccanici/informatici) di gestione del flusso di persone controllate.
Sono inoltre da considerare i dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti) e di disinfezione. Anche questi intesi come produzione, distribuzione e vendita.
Questo complesso può essere definito con denominazione inclusiva “Economia Pandemica”.

Se si considera la pandemia come un fattore di aggravamento di costi (chiusure lavorative, limitazione della mobilità), si può obiettare che i costi della Economia Pandemica sono finalizzati alla riattivazione del ciclo economico.
Questa finalizzazione non ha comunque valore positivo, si tratta unicamente di aggravio di costi di beni prodotti/utilizzati e di persone impiegabili altrimenti in attività produttive.

La similitudine è con la economia delle guerre civili, che non costituisce affatto un elemento di crescita ma di semplice predazione di quanto già esistente (K. Imai, J. Weinstein. Measuring the Economic Impact of Civil War – Working Paper No. 51, June 2000 , Center for International Development at Harvard University. Cambridge, MA).
La differenza delle guerre civili con le guerre istituzionali concluse è che nelle seconde le innovazioni tecnologiche indotte e i fenomeni di ricostruzione tendenzialmente hanno dato benefici sebbene a qualche anno dalla conclusione degli eventi.

La economia pandemica ha dimostrato vantaggi per produttori e distributori di vaccini, tamponi, mascherine e i loro dipendenti (occupati attivamente).
Paradossalmente e in una società post-eroica (E. Luttwak), coloro che si avvantaggiano hanno un ruolo che, senza lettura pregiudiziale, assomiglia a quello dei Signori della Guerra.
(N. Cooper – 2002 – Warlords and Logo Warrriors. The Political Economy of Postmodern Conflict. In: J. Brauer, J.P. Dunne eds, Arming the South, Palgrave Macmillan, London.
S. Skaperdas – 2002 – Warlord Competition. Dept. of Economics , Univeristy of California, Irvine, CA).

In ulteriore metafora, è come se le predazioni sui profughi dell’Atamano Semenov in Siberia nella guerra civile russa potessero essere anche marginalmente interpretate come fenomeno positivo.

Non vale la pena chiedersi se l’approccio alla pandemia universalmente e falsamente attribuito a Boris Johnson (falsità documentata da M. Bolondi in Atlantico Quotidiano, 03 aprile 2020) richieda un approccio adogmatico (cioè empirico) ai benefici per pochi indotti dalla pandemia e dalla sua gestione a fronte di una fragilità sbalorditiva del sistema Europa e del sistema Italia (al netto del pervenimento di risorse finanziarie comunitarie, non ancora visibili e da restituire anche poco palesemente)?

Cioè, è come se nella siccità un allevatore delegasse due delle sue settecento mucche a svuotare la sola pozzanghera residua e si dicesse soddisfatto del “lavoro” svolto.

Lascio ad altri argomentazioni catastrofiste-pauperiste, che non mi pertengono.

Politica culturale di massa, pandemia, new media. Una rivoluzione mancata?

Tempo di rivoluzioni sovrapposte:
nuovi mezzi/nuove modalità di comunicazione - sociologia e prospettive;
evoluzione micro/macro e geo-economica tra innovazione tecnica settoriale, aree di telelavoro, impatto delle macrocapacita’ di calcolo nelle transazioni e nelle previsioni;
pandemia Covid 19 (male prevista, gestione ed esiti non prevedibili).

Parto da una personale fallacia narrativa: oggi e cento anni fa (Weimar/adesso).
In breve:
disgregazione degli Imperi Centrali,
deflagrazione degli Stati Ipernazionali,
finestra ipercreativa (in realtà, spesso prosecuzione del prima - fisica, arte, letteratura e pensiero),
implosione tragica.

Focalizzo sulla politica culturale di massa, opportunità concesse, prospettive e antidoti.

Dato empirico: sovraesposizione ai dati pandemici.
I media tradizionali inondano da mesi la nostra percezione con dati numerici, ipotesi di contenimento, prospettive.
Da alcune settimane ciò si incrocia con previsioni economiche e altre ipotesi di correzione.

Iniziate prima e su questo scenario, alcune modalità innovative di creazione di consenso e tentativo di governo basate su psicologia di massa e new media.
Esempi: campagne elettorali USA (crowd funding e new media, dai media nazionali letti progressivi - Obama, e regressivi - Trump, Brexit), europee (Ungheria, Polonia), nazionali (Berlusconi, Renzi, Salvini in modalità ibrida; M5S in modalità integrale).

Scenario nazionale italiano:
dal tempo della crisi dello Spread, nascita e successo di un movimento a modalità iniziale interamente basata sui new media, M5S.
Ovvero - per semplificare - Casaleggio e Associati (C&A).

Bias favorevoli:
1) iniziale limitazione dei diritti individuali di allora (riforme Monti/Fornero 2012), conseguenti probabili disordini di massa a fronte di restrizioni;
2) per chi scrive, concezione elitista (straussiana) delle decisioni politiche.

Premessa
C&A ha dimostrato grande innovativa competenza nel creare una entità politica M5S e generare un consenso imponente (30% dei votanti).
La straordinaria concentrazione di fattori per una politica culturale di massa negli ultimi mesi ha offerto possibilità ancora più straordinarie a C&A.

Come C&A si intendono generalizzando le sue emanazioni politiche (M5S, singoli ministri, cariche in enti pubblici, primo ministro).

Fattori
1) un evento negativo eccezionale rinsalda intorno al potere simbolico (premier, bandiera, nazione);
2) il governo a due attori principali (M5S già dimezzato poi stabile e ancora potenzialmente gestibile; PD in crisi implosiva sebbene più abile nelle manovre), comprimari inutili o renitenti a squilibrare le forze in campo;
2) l’antitesi al potere (Lega, in seconda FdI) ha dimostrato gravi limiti di coerenza politica basandosi più sull’indicazione di nemici esterni (immigrati, UE) che su una strategia comunicabile credibile politica (alleanze transnazionali contraddittorie) ed economica;
3) tale antitesi Lega-FdI, Lega soprattutto, è persistentemente stigmatizzata dai grandi media tradizionali (grandi testate giornalistiche, RAI) o non appoggiata da altri (Mediaset, legata a para-opposizione consensuale dei resti del partito di Berlusconi);
4) per 6 settimane si è comunicato esclusivamente sulla pandemia. Dopo, le prospettive di crisi economica hanno trovato un po’ di spazio.

Ne sono derivati i seguenti vantaggi per il governo:
a) coesione da sindrome di accerchiamento;
b) assenza di contraddittorio;
c) totale libertà di decisione;
d) annichilazione virtuale e stigmatizzazione dei competitori;
e) possibilità di trattare la maggioranza degli elettori come plebe romana nel tardo Impero (consenso elargitorio);
f) potere affabulatorio su questa plebe (Casalino dal GF alla direzione comunicativa del premier).

Perché non ne è scaturito un vantaggio a medio termine?

C&A non ha saputo raggruppare una élite dirigente.
Tra errori palesi ed errori strategici.

Prima delle elezioni ha selezionato candidati nativi digitali inesperti della complessità della politica senza stabilire una catena di comando effettiva dietro la cd democrazia digitale.

Insieme a questi, ha cooptato per pseudoassemblee (digitali a numero chiuso) un grande numero di mediocri pseudocompetenti limitandosi a un approccio anticulturale da blog.

Consapevole di mancare di élite (così come l’Armata Rossa con gli ufficiali zaristi meno motivati), vinte le elezioni ha arruolato un certo numero di intellettuali.
Alcuni hanno disertato dai gruppi di appartenenza per vantaggio personale (cd effetto valanga),
Altri sono stati recuperati da posizioni universitarie secondarie e/o ambigue.

Non sono state considerate le posizioni dei singoli.
a) sindrome “Bar del lunedì” - ciascun incompetente (specie con attributi di potere) sente di poter sentenziare su tutto;
b) indisponibilità a recedere da una posizione vantaggiosa occupata (dai vertici ai consiglieri comunali) per persone senza cursus honorum.
c) soprattutto, la forma più diffusa attuale di disturbo della personalità. Il narcisismo.
Sopra tutti, Conte.

Nei fatti, dopo la ipersemplificazione originaria, la maggiore fragilità deriva da altro.
Alla eccezionale valutazione delle novità comunicative ha corrisposto la sottovalutazione della complessità della politica.

Conclusione
C&A avrebbe potuto realizzare un progetto di assoluto impatto... se ne avesse avuto uno.
Nonostante la compiacenza degli “Imprenditori della Disponibilità” (D. Kahneman).

"La politica è come la Sfinge della leggenda. Divora chiunque non riesca a risolvere i suoi enigmi."
Antoine de Rivarol (in Ernst Jünger , "Massime di un cinservatore", Guanda).

I Riti Indispensabili

“Il coraggio senza riti è temerarietà.
La prudenza senza riti è paura.”
Confucio, Dialoghi (Ed it Garzanti)

L’insussistenza dei riti è stata una possibilità dai tempi della cosiddetta “Fine della Storia” ipotizzata a seguito della caduta del sistema sovietico.
La realtà successiva appare molto più vicina alle tesi di Huntington, di separazione multicentrica.

Chi scrive è nato e vive nel conglomerato Occidentale, si è posto il problema di sopravvivenza e dominanza di una ritualità parareligiosa che ha preso il posto di una religione organizzata condivisa, nel senso di instrumentum regni.
Il fare che ne deriva è soggetto a una rete dogmatica tanto più rigida quanto meno organizzata e competente.

In altri tempi, l’organizzazione e la competenza si sarebbero basate su un sistema.
Esso si fondava in primo luogo su letture e conclusioni condivise (anche per imposizione), sia sacrali (le varianti statuali del cristianesimo), sia parasacrali (il ruolo di Suslov nella URSS di Breznev).

I riti condivisi nell’Occidente contemporaneo sono invece riferiti a un conglomerato di credenze, incurante delle aporie.

Tra le credenze principali:
1) l’ossessione ecologica (riscaldamento globale e conseguenti decisioni estemporanee quali l’automotive elettrico, decrescita felice, deindustrializzazione - carbone, siderurgia);
2) il relativismo culturale (qualsiasi altra cultura conquistata/assimilata/limitrofa assume pari importanza);
3) il tema gender elevato a sistema (nel privato chi scrive ha totale assenza di pregiudizio, ma l’appartenenza LGBT non sia criterio preferenziale, a cominciare dalle arti visive);
4) la revisione storica del ruolo occidentale nel mondo, vista come annullamento di ogni lettura favorevole all’Occidente, dalle Crociate a Gengis Khan; dal ruolo degli Imperi - austroungarico, inglese, turco - al colonialismo ottocentesco;
5) la rinuncia sistematica alla forza e al suo uso a fronte di qualsiasi minaccia;
6) la non-demarcazione di confini tra ciò che noi siamo e ciò che è altro da noi.

Tali credenze, inoltre, sono connesse a una generica modalità espiatoria paracristiana, cioè derivante da una lettura aneddotica parziale di temi vangelici.
Cioè, della colpa occidentale.
Esse hanno assunto il ruolo di Riti Dominanti.

Dogmi, la cui infrazione comporta l’espulsione dalla comunità.
Il prezzo è stato pagato da molti intellettuali, il primo nome a venire in mente è Éric Zemmour.

Questo ha influenza sia nelle modalità collettive (comportamento, convivenza), sia nelle decisioni propriamente politiche e strategiche.
L’intervento odierno se ne occupa per conseguenze politiche e strategiche.
In particolare, ai fini della sopravvivenza del sistema occidentale in termini di libertà culturale e di benessere condiviso.
Termini relativi, dinamici ma incontrovertibili.

Il paradigma proposto da Luttwak con La Grande Strategia dell’Impero Bizantino (il mantenimento plurisecolare di un impero diminuito mediante apprendimento e adattamento) nel tempo attuale rimanda all’epoca delle divisioni tra iconoclasti e iconoduli, disgregazione interna e disarmamento a fronte delle minacce esterne.
Questo paradigma regge sotto il profilo dell’economia delle forze e del bilanciamento sfavorevole contro competitori esterni.
Tuttavia il dato mancante è l’assenza attuale di una religione condivisa.

Noi siamo postumi di un Occidente de-religioso, interconnesso in superficie e sprovvisto di fondamento.
Dove ‘gli uomini sono diventati poveri diavoli che “sanno tutto e non credono a niente” ’.

A titolo di esempio: le posizioni/opposizioni/ non-posizioni sulle questioni relative all’ingombrante vicino conglomerato islamico.
Laddove opporsi validamente alle istanze dominanti di alcune parti non deve equivalere alla deprecazione delle stesse, piuttosto alla loro conoscenza, al loro riconoscimento.
Chi scrive ha competenze limitate sul tema, ma ritiene ridicolo semplificare civiltà teologiche di fascino e complessità.
Con invito alla lettura di Henry Corbin (es. Corpo Spirituale e Terra Celeste. Dall’Iran Mazdeo all’Iran Sciita, Adelphi).

Altrettanto per il Celeste Impero e ai suoi nuovi scopi, modi, punti di forza e criticità utilizzabili.

Per comprendere chi si sia, sapendo chi siano gli altri da se’.

La rimozione degli studi sulla Civiltà della Tecnica, cioè da ciò che siamo diventati, dai temi degli studi diffusi della politica, anch’essa di natura ideologica, limita grandemente la valutazione prospettica di ciò che siamo e possiamo divenire.
Senza rimpianti per un passato meno confortevole e molto meno libero.
Cioè come seppero fare due grandi, controversi intellettuali del ‘900. Ernst Jünger e Carl Schmitt.
Le loro prospettive, le loro analisi sono preludio essenziale per l’elaborazione di un paradigma alternativo ai Riti Dominanti di cui sopra.

Il passaggio successivo attraverso l’elaborazione e il fondamento di un sistema culturale valido, complesso (mai univoco; dinamico) che abbia il ruolo di “Attrattore Strano” nel generare una cultura diffusa ri-generante che sia insieme intelligente, prospettica, mnesica e fondata.

Cioè, di un nuovo sistema fondato nella dinamicità.
Attraente - quanto lo fu la rete culturale statunitense nell’Europa dopo la guerra.
Un’opera di politica culturale di massa, che richiede sistematicità, lavoro e determinazione.
Perché ne va del nostro stesso sopravvivere.

Il richiamo e il suggerimento alla cultura visiva, sta nell’accesso più immediato (leggere richiede tempo e fatica...), nell’ambiguità intrinseca (evita collocazione facile e stigmatizzazione), nella trasmissibilità potenziale.

Quindi:
1) operare affascinando, via fondazioni culturali nelle arti visive (musica e cinema a seguire o in parallelo) con una regia finalizzata (strategica), ma mai immediatamente decifrabile e tantomeno classificabile;
2) elaborare e utilizzare un sistema culturale contemporaneo che abbia in se stesso le virtù di sistematicità, di fondatezza e di capacità di evolvere dissimulando.


Dediche e ringraziamenti
Il mio grazie alla prof. Luisa Bonesio, che mi ha donato gli atti del Convegno “Ernst Jünger e il pensiero del nichilismo”, da cui ho estratto verbatim la citazione della prof. Caterina Resta e indirettamente quella di Carl Schmitt.
A mia madre, che mi ha fatto leggere Confucio e la lirica cinese antica, anziché impormi di giocare a pallone.
A Umberto Galimberti che negli anni del liceo mi lasciò studiare la Politica Culturale del Nazismo (H. Brenner) e mi avvicinò - attraverso Heidegger - ai filosofi e scrittori della Rivoluzione Conservatrice.
Alla memoria di Karl Haushofer, di sua moglie Martha Mayer Doss e del loro figlio Albrecht, tragiche biografie paradosse tra due mondi in conflitto.
Ovviamente, a Gottfried Benn e alla sua musa Else Lasker-Schüler.
Agli Old Marburgers, Leo Strauss tra loro, da cui non smetto di imparare

Ergodicità in finanza, dopo un secolo. Analogie e differenze

Il concetto di ergodicità (coniato da Boltzmann) è da tempo traslato dalla fisica allo studio delle dinamiche economiche.
La possibilità di variare dal minimo al massimo senza interposizione di barriere assorbenti rappresenta in teoria la massima libertà economica.
In parallelo, l'ipotesi sociale di Rathenau sull'abolizione della eredità  come premessa per la maggiore libertà possibile di emergere.
 
Un esempio applicato nel romanzo di Leo Perutz "Tempo di Spettri".
In esso, ambientato tra il 1919 e il 1921, sotto la tragica vicenda principale, si nasconde la trama secondaria del giovane dottor Bamberger, di mezzi modesti e grandi ambizioni, che affitta una stanza nella impoverita Vienna postbellica.
Sulla base dei suoi "calcoli", egli postula l'inizio di una guerra interna al sistema con drastica perdita di valore della moneta e dei beni, e conseguente possibilità di grandi acquisizioni a partire da un capitale limitato intelligente.
Nell'arco di due anni, Bamberger diviene onorato e fondamentale Presidente, padrone di risorse industriali e finanziarie. In due anni egli ha compiuto il suo ciclo. 
Anche il protagonista ha compiuto il suo ciclo, autoconsumante e tragico.
Al loro ultimo fortuito incontro i nuovi equilibri sono di nuovo in condizione di stabilità (differente dalle condizioni iniziali) e, al momento, non sono concessi ulteriori mutamenti.
 
Nota peculiare: Perutz stesso, scrittore austriaco (sua epigrafe), era anche matematico attuariale (sue le curve di Perutz delle assicurazioni vita, composte per le Generali).
 
Analogie tra allora e adesso in Europa Centrale:
a) impoverimento complessivo reale/percepito delle classi borghesi;
b) sovversione dal basso dell'ordine stabilito (allora: rivolte sedate in Austria, Germania; rivoluzione e guerra civile in Russia);
c) veemenze nazionaliste (neo-)statali (già allora a composizione etnica complessa in contrasto con la omogeneità immaginata dal Presidente Wilson);
d) possibilità di cambiamento delle gerarchie (allora: fine degli imperi sovranazionali - rif. Cergoly; oggi, crisi dell'Unione Europea);
e) diminuzione della natalità (allora per morte di milioni di maschi giovani sui fronti bellici);
f) ricerca di nemici interni spesso su base etnico-religiosa (allora come oggi,);
 
 
g) nascita di nuove soverchianti potenze extraeuropee (allora gli USA, rif. Terra e Mare di Carl Schmitt; oggi la Cina continentale);
h) perdita di senso/ridefinizione di confini-barriere;
i) nuove comunità etniche migrate (cfr. Ernst Nolte sull'elemento perturbante in Germania dalla immigrazione yiddish dalla ex-"zona" dell'Impero Russo) .
 
Alcune differenze rispetto ad oggi:
a)  circa il rinascere di regimi totalitari persecutori: assenza odierna di armi da guerra diffusamente disponibili, assenza di dimestichezza delle masse con armi, sangue e morte (eserciti rivoluzionari russi; militari smobilitati: "i miei cani da sangue", secondo il ministro socialdemocratico Noske definì i paramilitari dei Freikorps chiamati a reprimere i moti bolscevichi nella Germania di Weimar);
b) attuale assunzione del potere economico sovranazionale da entità impersonali (es. confronto dimensionale BlackRock vs. bilanci nazionali degli stati membri UE);
c) nella cultura occidentale, attuale dominanza apodittica del rifiuto della conflittualità; simultanea elevazione di divieti insormontabili a ogni negoziazione con finalità limitanti verso minoranze intransigenti (conseguente obbligo monolaterale autoimposto ad accettare integralmente le istanze di tali minoranze). Vessazione contrapposta di minoranze non intransigenti (es. cristiani pro-life, israeliti).
 
Conclusioni:
Si suggerisce di interpretare le possibilità offerte dal mutamento senza fissazioni retrospettive sul periodo di stabilità svanito (livello micro- e sociologico), e senza ostinazioni negative sulle forme di cambiamento intrastatali (es. media vs. Trump);
Si suggerisce inoltre di contrastare politicamente la costituzione di barriere assorbenti  all'interno del sistema Europa/Occidente, in fase critica. Esse possono solo rappresentare rassicurazione frenante per la borghesia minore, seduzione per le masse, vantaggio per i circoli dominanti e ostacolo all'evoluzione.
Si suggerisce infine atteggiamento culturale  attivo nel rimodellare le barriere asimmetriche rispetto a minoranze intransigenti (indurimento o controbilanciamento della intransigenza) e a minoranze non intransigenti (recupero di compliance). 
Insieme, recupero della consapevolezza di possibili conflitti se necessari. 
 
Alla memoria di Walther Rathenau, genio coraggioso.

Proporzioni, scale e dinamicità: variabili nelle alleanze

"La politica è come la sfinge della leggenda. Divora chiunque non riesca a risolvere i suoi enigmi."

Non un detto arcaico che avrebbe mandato in visibilio Taleb.
Piuttosto un detto mémorable di uno scalatore sociale divenuto gentiluomo da salotto e scampato per un nonnulla alla ghigliottina dei rivoluzionari.
(Rivarol. Massime di un Conservatore. a cura di E. Juenger, Trad. It. Guanda).

Un enigma che mi attira da diverso tempo è l'attitudine stabile statunitense verso il regno saudita.
Veri sono i legami economici, non ultimo la vicinanza curricolare reiterata di numerosi dirigenti di alcune maggiori agenzie federali (v. analisi dettagliata di Peduzzi su Il Foglio nel 2017).

Spero di non esserne divorato a mo' di spezzatino à la turque.

Di fatto, le tesi matematiche di Taleb su dimensionalita e instabilità nel tempo sembrano calzanti sulle differenze:
A) tra scenari regionali e macroscenari;
B) probabilità di durata.

Lo scenario regionale coinvolge l'alleato inscindibile statunitense nel mediterraneo orientale, la sua necessità di sopravvivere a forti minacce locali 
Esse costituite da 
1) Hezbollah in Libano - peraltro insieme ad Amal nati come milizia di autodifesa dei contadini sciiti del sud Libano rispetto alle milizie palestinesi trasferitevi in massa dopo il Settembre Nero del 1970; 
2) milizie e armamenti iraniani nel sud Siria appena oltre le strategiche - sempre in senso locale - colline del Golan.

Evidente la convergenza di interessi regionali a origini differenti tra Israele e progetto egemonico saudita nel mondo sunnita.

Ma in scala maggiore esistono probabilità di dissenso tra USA e SA

Tale dissenso è stato falsamente tamponato da eventi suscitati con ricadute devastanti e pecette inenarrabili come:
1) 2a Guerra in Irak; 
2) primavere arabe con caduta decisa/permessa di regimi autoritari (Gheddafi, Mubarak);
3) recupero parziale egiziano.

Le pecette hanno aperto grandi scenari al « rivale che poteva non essere tale » (FSI) , in terminé di alleanze e di vantaggiose forniture belliche (non tutto il know how è in vendita e questo comporta soggezione dell'acquirente).

La volontà strategica SA avversa all'Occidente (propaganda whahabi/salafi mediante fondazione di madrasse - es Bangladesh un tempo tollerantissimo) è così grande da non essere ignorabile nello scenario macro.

Inoltre la Dinastia esercita potere assoluto con uso irrefrenato di servizi/polizia, rifornisce di armi allo stato dell'arte (finalizzate al massimo risultato con minimi danni collaterali) forze armate palesemente incapaci (v. Yemen).

Questo è indice di instabilità e di alta probabilità di tracollo a venire.

Tra i rivali regionali, più sofisticato il Qatar con i suoi legami transnazionali (Fratellanza Musulmana, i.e. Turchia odierna ed ex presidente egiziano Morsi) e potenza mediatica (al Jazeera è enormemente più seguita di al Arabyia).
Dal punto di vista occidentale storico, raggruppamento non meno pericoloso in quanto più intelligentemente pervasivo (v. Houellebecq, Soumission).
La loro logica è molto più orientata nel tempo e intrinsecamente adattiva.

Quindi: oltre la ostinazione della passata Amministrazione nel definire l'accordo con l'Iran e nello svalutare l'alleato Israele, 
ci si augura che la modalità empirico-proteiforme dell'attuale Commander in Chief
superi ostacoli interni (es. la tradizione per cui il partito dell'attuale Presidente si fa ancora 
dettare dai rivali democratici la linea politica estera)
riesca a recuperare a una interazione positiva il mondo minoritario e sin qui ostracizzato dell'Islam sciita

Esso, come minoranza, è meno prepotente (non può/vuole imporre la sua regola a tutti).
Inoltre è teologicamente molto sofisticato, ha una gerarchia ecclesiale ed è meno aniconico.
Rif H Corbin

Quindi la previsione/auspicio che:
1) l'alleato SA sia valutato inaffidabile sugli scenari macro e con veri limiti di durata prospettica;
2) l'Amministrazione e i suoi riottosi alleati arrivino a interazione dinamica con l'Islam sciita Iran incluso, sapendo che le sanzioni da sole raggruppano i popoli intorno a governi oppressivi anche nel medio termine (quindi cambio dinamico di strategia) e 
3) avviino modulazione cauta verso il blocco Fratellanza Musulmana.

Sulla buona strada nel sottrarsi agli obblighi autoimposti del pol corr / pensiero obbligato,
il Presidente superlativo nell'attrarre le masse escluse (altro bel tema utilizzabile anche all'estero) potrebbe riuscire a evitare sempre più Sukhoi e meno F35.

Alla memoria del passato Presidente più consapevole nella politica estera.

Buona serata 
GE

Della Postura

Flectere  si  nequeo  superos,  acheronta movebo

Negli stessi luoghi in cui scrivo, sono quattro anni dal regalo parallelo del libro I Cinque Anelli e dalla stampa giapponese che ritrae l'ira guerriera di Miyamoto Musashi. 
E, nelle medesime ore, dall'acquisto casuale di The Black Swan di N N Taleb.
Giorno fulcrale per le mie percezioni e per le mie intenzioni.
 
In realtà, l'esperienza di combattimento pratico associata al pensiero in contesti di instabilità rendono paralleli lo spadaccino/scrittore  giapponese e l'economista-matematico-filosofo libanese, citato in recente intervista dal prof. Savona.
 
Per questa seconda puntata di riflessioni libere, ho messo in valigia solo testi di Ernst Juenger e su Ernst Juenger, questi  ultimi di due filosofe italiane (Resta e Bonesio).
Insieme al piccolo libro di racconti Il Principe del Fuoco di Filip David, gioiello  e lascito di un'amica meravigliosa che non è più.
E a Il Rosa Tiepolo di Calasso, perla suggeritami dalla prof. Bonesio.
 
Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.
Cadere nell'errore pur essendone stati messi in guardia.
 
La questione del porsi di fronte alla crisi (dell'Italia, dell'Europa, dell'Occidente) ha ragioni sfaccettate.
 
La complessità europea forzata in standard unitari, e la conseguente rinuncia alla resilienza (meglio: rinuncia alla antifragilità) intrinseca a un sistema complesso sono discendenti diretti di una visione prima macroeconomica  e solo in secondo grado divenuta politica, proprio per l'assenza di un vero pensiero politico.
Macroeconomia di scuola. Cioè da scolari che per assenza di vastità intellettuale respingono a priori come eretiche le posizioni differenti.
 
Burocrazia strategica, ipersintetizza icastico CP.
 
Come scholae tomistiche avverse alla verifica nelle cose e, quindi alle alternative. Nonché al proseguire ininterrotto del Tempo, che in se' è mutamento.
 
Inoltre la parte italiana nel prof. Prodi seguiva nella prassi i principi religioso-politici di un formatore di politici, l'ex-politico fattosi sacerdote. Don Dossetti.
 
Pertanto in Europa e in Italia si trova di fronte a una postura demarcata da negazioni ideologiche.
Dogmi in negazione.
Sia macroeconomici sia, almeno in Italia, da radici religiose della politica.
 
Queste ultime si sono avvalorate sotto altri mantelli in una sorta di pensiero dominante che, senza curarsi delle proprie contraddizioni intrinseche, è diventato una massa ostile a ogni critica.
Il cui tratto unificante (da Chomsky a Boldrini sui diritti attraverso la teorizzazione della decrescita felice) è intessuto dalla negazione.
Un nuovo totalitarismo compatibile con le stesse democrazie di massa.
 
Come in dispute teologiche, si bollano i dissidenti e li si priva di parola (in Francia, Eric Zemmour, Michel Houellebecq et al.).
In Italia Meotti può ancora scrivere perché conta poco.
 
La negazione include anche il Tempo, l'Europa viene vista come onnipotente persistente e perciò sempre risarcente le sue colpe.
Come se un secolo di guerre civili non l'avesse ridotta a media potenza (usurato gigante economico dai piedi persistentemente di argilla politica).
 
Insomma: fare profitto onestamente, cogliere le occasioni di crescita, vedere il progresso economico e tecnologico come favorevole sono diventati ai più degli atti di insubordinazione.
 
E lo stare (cioè la postura) di fronte alla crisi diventa come lo spadaccino in duello che curi prina di tutto la perfezione del gesto: cioè un imminente morituro.
 
È palese la mia posizione, nel citare Juenger. Quella di anarca. 
Il senso nella bibliografia allegata, altrimenti ci vorrebbero tomi e non sarei pari a chi ne ha scritto.
Riservo a me stesso la mia posizione, qui oggi sono un consigliere, quasi lo steward notturno Martin Venator.
 
Comunque sia, voglio mantenere la libertà (di anarca, più cara a me del mio istinto contro il rischio) e. devo ricordarmi chi sono, da dove arrivo e quali pezzi della mia scacchiera io non possa sacrificare impunemente.
 
La libertà da dettami religiosi e da quelli para-religiosi del pensiero obbligato. La cui forza adversus contradictiones è invece nella ritualità.
Perché la mia libertà possa rimanere estetica e non rituale.
 
Per esempio, dalla contiguità autobiografica con lo Hoover Institute nel mio 1989 di crolli di muri, al condividere l'opinione (adversus Hoover, cioè la allora russologa prof. Rice) che la super-insula americana guidata dai repubblicani (io resto GOP al midollo) non debba farsi dettare la linea politica dai democratici (prof. Luttwak, in intervista italiana aprile 2018).
 
Cioè che la super-insula e il suo dominio (Europa) debbano escogitare alleanze tematiche con la Russia anziché consumarsi in una lotta tra parenti.
Ovvero rinunciare alla inarrestabile omologazione dell'altro da se', alla rinuncia allo Stato Mondiale.
 
La mia crescita giovanile politica in una famiglia liberale (con la e) mi fa ricordare come mio padre, liberale di sinistra, rarissima avis, sostenesse l'abolizione della eredità.
Per altre ragioni (estetiche) ho da poco trovato il concetto come già espresso dal filosofo-politico  Rathenau.
 
Ma il mio essere un liberale conservatore, che ben conosce le differenze storiche e teoriche tra il non intervento (presidenze repubblicane pre-Kennedy), l'intervento (Kennedy-Johnson), la gestione riluttante unita all'apertura al nuovo (Nixon-Kissinger, tra il disimpegno dal Viet Nam alla apertura alla Cina) e al conoscere la propria postura (Strauss, il GOP da Reagan al Tea Party) mi costringe alla posizione di rischio.
 
Voglio poter dire che su temi selezionati la Russia è un partner affidabile; che l'Europa a guida tedesca (con il mio viscerale amore verso la Germania) ripete gli errori concettuali di due sconfitte colossali.
Che si può essere alleati su temi e in luoghi senza perdere il senso di chi si è e di quale sia la nostra storia. 
Che ci ha consentito di essere (ancora per un po') ricchi e liberi come noi siamo.
Esteticamente alti, in aggiunta.
Poiché "soltanto un principio estetico, non economico o meccanico può presiedere a questa sovrabbondanza".
E che tali (almeno per un po', fino alla fine dei nostri giorni) abbiamo il diritto di voler rimanere.
 
Nel testo:
Miyamoto Musashi, Il Libro dei Cinque Anelli
Nassim Nicholas Taleb, The Black Swan, Antifragility
Ernst Juenger, Eumeswil; Trattato del Ribelle; Al Muro del Tempo
Caterina Resta e Luisa Bonesio, Passaggi al Bosco
Carl Schmitt, Terra e Mare
Confucio, Dialoghi
Rathenau, Trattato di Rapallo e opus teorica
Ernst von Salomon, Io resto Prussiano..
Filip David, Il Principe del Fuoco (per Gordana Jeremic, sempre qui).
 
Al trittico del destino (von Salomon-Rathenau-Canetti) che manderò in mostra, alla memoria di Francesco Cossiga (il mancato invito a Wilflingen nel 2008 resta felix culpa) e a coloro che nomino e  con cui ho avuto il dono di poter dialogare.

La globalizzazione

Lo scambio mondiale di merci e notizie allarmava Hegel e gli hegeliani, fra tutti Bruno Bauer.
Allora, Karl Marx la indicava persino nella mela acquistata (1).
Erano ferrovie e navi a vapore, era il telegrafo.
Per le possibilità di percezione e per gli antefatti, il disagio di fronte alla innovazione e la innovazione stessa erano fortemente simili tra seconda metà ottocento e generazione pre-millennial (interposta fra caduta del sistema leninista e Internet).

Infinitamente più destabilizzante, al termine della Belle Époque, la tematizzazione contrapposta germano-slava e la simultanea contrapposizione germano-gallica. Il risultato: la fine del dominio europeo (2).

La possibilità di fronte alla crisi non è se questa possa non avvenire, piuttosto è come adattarsi ad essa e trarne vantaggio.
Esempio: emersione della insularità e della super-insularità come proprietà altamente favorevole (3).

La non-chiusura alle ipotesi a fini di vantaggio richiede:
a) sapere cosa e per chi sia il vantaggio.;
b) poter adattare mezzi e risorse per conseguirlo.

Per chi sia il vantaggio richiede a sua volta struttura statuale e sociale coerenti e coese.
Non in un senso veritativo (categoria astratta e non verificabile), ma aspirativo (categoria motivante, quindi concreta).

L'esempio: la resilienza dell'Impero Romano d'Oriente in ragione della coesione ideologica (teologica) fino alla Quarta Crociata: sgretolamento politico, dissoluzione economica, distruzione militare per dominio latino anti-ortodosso (4).

RIFERIMENTI
1) Karl Löwith, Da Hegel a Nietzsche (varie);
2) Michel Tournier, Le Roi des Aulnes (epigrafe);
3) Karl Schmitt, Terra e Mare
4) Edward Luttwak, La Grande Strategia dell'Impero Bizantino.

Le legioni di Varro

Il tema è suddiviso in due categorie

a) sistemi complessi, evoluzione auto-organizzata - bottom up vs direzione dall'alto 
b) situazioni e possibile coupling

La cronaca è ideologica divisiva, come le fazioni Verde e Blu dell'ippodromo di Costantinopoli.

La questione è meno passionale e ha risvolti teoretici e di interesse.

I risvolti teoretici sono le competenze nella gestione di sistemi complessi.

Da una parte la gestione business as usual CE e WB è contraddetta dalla mancata effettiva risoluzione degli standard di debito nazionale anche a fronte di impoverimento delle popolazioni.
Essa funziona solo nella considerazione di alcuni parametri quando il loro numero è molto più alto e la loro importanza (peso) non è gerarchizzabile a priori (dinamiche dei sistemi complessi).
RIF Grecia Argentina

L'altra è negli attori non conclamati (es. fondi pensione RFT con massivi investimenti in titoli di stato, tra cui quelli propri RFT a rendimento negativo. Un solo patto da conservare, ad uso esclusivo RFT?)

Infine il cannoneggiamento mediatico su temi propri ad ogni nazione (ubi vulnus...). 
Es. spread per l'Italia con caduta governo Berlusconi e successivi governi eteroguidati.
Una potenza di fuoco impressionante grazie a rete preesistente di compiacenze e possibilità di ricatto su "interessi extracurricolari".
Il tutto senza empatia istintiva per le posizioni di Breitbart / Bannon.

L'altro tema è il manifestarsi di attrattori strani in ambito politico.

Alcuni di essi conglomerano forze e poi scompaiono a risultato conseguito (es UKIP dopo Brexit e collasso parziale Partito Conservatore).
Altri determinano l'unione di forze ostili sebbene contraddittorie, e ne subiscono la sconfitta anche a causa di storia locale e personale (Les Bleues).
Altri ancora agiscono su un passato intensamente nazionalistico dopo la repressione sovietica (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria).
Essi vanno in rotta di collisione diretta con le istituzioni europee.

L'Italia è il primo luogo ove due attrattori strani tra se' diversi hanno raggiunto la guida per incapacità di chi dirige i giochi (Mattarella) e con consulenti esterni di grande prestigio 
tentano una elaborazione simultanea di programmi a contenuti divergenti.
Essi non cercano contrapposizione ma rimodulazione dei rapporti con la Commissione Europea.
Ciò ha elicitato comunque il rifiuto.

Consegue alta probabilità di destabilizzazione CE a seguito elezioni europee prossime.

Le contraddizioni interne sono evidenti, nelle forze (es. Lega ha competenze locali e statali ma esercita ruoli statalisti nella gestione delle risorse regionali mentre sostiene un tema liberista come la flat tax. M5S ha un ideologo molto più liberista della sua base e una impreparazione drammatica).

A fronte della evoluzione non prevista del sistema complesso UE (che potrebbe dare vantaggi di resilienza nei cambiamenti di stato -catastrofi), la CE assume un ruolo ipernormativo onnipresente.
Ciò è opposto alla evidenza nei sistemi complessi.

Riusciranno a emergere nuove proprietà benefiche o assisteremo al collasso del sistema CE?

A favore del collasso anche la rigidità ideologica su temi etici e culturali che infragilisce la coesione di fronte ai cambiamenti di stato.

L'inserimento di una entità forte nel governo giallo verde può dare opportunità di evoluzione favorevole. 
La miopia del sistema è evidente negli attacchi personali e nel travisamento reiterato intenzionale delle tesi.

L'insistere nella normatività conduce inevitabilmente all indebolimento strutturale, ostacolo al rinnovamento e prodromo di catastrofe.

RIF
Joseph Joffe - Perché l'America non fallirà 
Telmo Pievani - Homo sapiens e altre catastrofi
Etc etc

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