A che punto e' la notte? Ovvero possiamo parlare di un soddisfacente "sistema mundi"?
(con una certa coraggiosa apertura al "technoBrahma")
di Giuseppe Vatinno
"āsato ṃā sat gamayā / tamaso ṃā jyotir gamayā / ṃrityor-ṃā āmritam gamayā / Om śānti śānti śāntiḥ"
"Guidami dal non-essere all'essere, guidami dall'oscurità verso la luce, guidami dalla caducità all'immortalità"
(mantra vedico)
Carl Gustav Jung, 1914, Systema mundi totius
(il primo mandala disegnato dallo psicanalista svizzero)
A ben pensarci l'umanità, o almeno la sua storia narrativa -l'unica poi che conta-, non e' affatto molto antica: ad essere generosi possiamo pensare a qualche documento scritto risalente al 3.000 a. C. con il Gilgamesh, scritto in area mesopotanica, o i primi Veda composti intorno al 2.000 a.C. nella valle del fiume Indo e quindi diciamo che la nostra "filosofia" intesa come corpus sistematico di saperi e conoscenze non data più di 5.000 anni.
In questo periodo di tempo siamo passati dai tentativi di spiegazione mitologica del mondo ad una scienza sostanzialmente matura ed abbiamo superato quelle fasi che i sociologi chiamano della fanciullezza e della prima maturità riferendosi allo sviluppo della società stessa.
Il fenomeno del mito e' ben studiato soprattutto dagli antropologi culturali.
I popoli primitivi spiegano il mondo con l'animismo, cioè ritengono che gli elementi naturali siano gli agenti costitutivi ed attivi del cosmo, in forma magari di divinita' "antropizzate". Ecco come che il vento, il sole, il fuoco, ma anche le piante, gli alberi e i fiumi divengano altrettanti "dei" nel Pantheon primitivo e ingenuo dell'umanità .
Le pitture rupestri –di chiaro significato magico e sciamanico- come quelle nelle grotte di Lascoux in Francia o Altamura in Spagna, dicono che tale fase e' durata a lungo: dal 35.000 a.C. (paleolitico superiore) a circa appunto, il 3.000 a.C..
Poi ecco, attorno a quest' ultima data, nascono i prodromi del fenomeno religioso con il proto- induismo vedico nella regione della valle dell'Indo insieme alla nascita del "sentire" religioso egizio e l'ebraico.
Un'altra fase fondamentale e' quella "riformista" che inizia intorno al 500 a.C. con la nascita del Buddismo, e del Cristianesimo nell'ambito sempre delle grandi religioni induiste ed ebraiche.
Vi e' quello che il filosofo della scienza Thomas Kuhn chiamerebbe un "cambio di paradigma" passando ad una concezione molto piu' collaborativa e potremmo dire "sociale" rispetto a quelle piu' "guerriere" precedenti.
Poi da allora vi e' un periodo di sostanziale stasi mentre pero' in Grecia la filosofia andava progressivamente separandosi dalla religione formando un corpus formidabile per intuizioni e sistematizza ioni della conoscenza.
I cosiddetti "secoli bui" (quanto poco illuminati ancora non e' poi neppure ben chiaro agli stessi storici).
In Europa e' l'umanesimo rinascimentale di Pico della Mirandola e di Marsilio Ficino a segnare il risveglio scientifico che troverà poi piana affermazione nell'opera degli empiristi inglesi,Hobbes, Locke, Berckley, Hume, in Galileo, in Newton e nella nascita della cosiddetta scienza moderna basata sulla quaterna osservazione, esperienza, ipotesi e teoria.
Il prodigioso sviluppo delle conoscenze scientifiche, in primis la meccanica quantistica di Bohr, Heisemberg, Dirac, Scrhoedinger e la teoria della relatività di Einstein, e poi tecniche del XIX e XX secolo sono il portato ultimo di tale processo iniziato in qualche oscura grotta del neolitico.
Quella stessa luna, che I nostri antenati preistorici guardavano con ammirazione e paura sarebbe stata conquistata dalla loro progenie.
Indubbiamente l'uomo ha sempre sentito l'universo come misterioso e inconcepibile se non altro per una inevitabile compresenza di concetti di infinitezza, prima nelle qualità afferenti al divino e poi in quelle dell'universo stesso.
La domanda chiave che quindi ora ci possiamo porre e': l'universo e' intelleggibile?
E cioè, l' universo alla luce delle ultimissime conoscenze scientifiche presenta una struttura logica, un ordito concepibile o siamo ancora avvolti nel mistero come era all' origine buia e tenebrosa dei tempi?
Si badi che già l'atto di porsi questa domanda potrebbe segnare invero la fine di un'epoca dello sviluppo dell'umanità. Non e' che questa domanda non sia stata posta in passato, ma certamente si tratto' di un atto di enorme presunzione intellettuale; alla quale seguirono risposto sbagliate e pretenziose; ora, in effetti, possiamo se non altro permetterci di porre la domanda.E dunque:
Il mondo e' intellegibile?
Riformulando per ancor maggiore chiarezza: riusciamo a farci una idea di come stiano veramente le cose e a progettare un soddisfacente 'sistema mundi" che ci dia contezza di tutto?
Io ritengo che a questo punto di evoluzione della nostra societa' la risposta possa essere finalmente positiva.
Si, possiamo dire di "intelligere" l'universo sia scientificamente che filosoficamente.
Il cosmo ci si presenta dunque come l' energia di base che a volte, in particolari condizioni fisiche, si mostra come materia ed e' sempre interpretabile come informazione.
Le teorie fisiche di tipo cosmologico - quantistico ci dicono infatti che tale "energia" e' sempre esistita in forma di energia del vuoto.
L'universo si anima alla sua eterna "danza" per poi scomparire e ricomparire ancora forse In una sequenza infinita di Big – Bang che creano quasi continuamente nuovi universi ognuno con differenti leggi fisiche.
Dunque l' energia, cioè il quid basico del cosmo, e' sempre esistita e' sempre esisterà.
Ecco quindi che il quadro complessivo della nostra conoscenza delle cose, cioè appunto, il "systema mundi" risulta sostanzialmente completo.
Tuttavia una domanda sorge: e la metafisica?
Io credo che ci sia metafisica dove la "fisica"', nella sua accezione più ampia di "conoscenza", arretra per ignoranza delle cose lasciando il terreno al mistero.
Non ha infatti molto senso disegnare un mondo in cui ci sia una materia "fisica" ed una "non fisica" come riteneva il filosofo francese Cartesio.
La "materia" deve essere unica o tutta "materiale" o tutta non "materiale" (non uso il termine "spirituale" per non complicare inutilmente il discorso).
Poiché quella materiale per definizione esiste e la vediamo e' chiaro che l'unica materia e' quella materiale.
Anche una metafisica può essere "spiegata" nelle coordinate della conoscenza intellettiva.
Quindi il quadro che ci viene ad essere mostrato e' quello di un territorio geometrico netto e ben definito (e' il terreno della conoscenza certa) con alcune "anomalie" sui bordi geometrici.
Se potessimo sintetizzare in una immagine la "conoscenza" in un immenso cubo esso avrebbe una forma ben definita tranne che sugli spigoli ove alcune linee non sono più nette, ma osservate con un sufficiente livello di dettaglio, irregolari.
Nella irregolarita' c'e la supposta anomalia solo per mancanza di conoscenza e quindi un modalità tattica e non strategica.
Gli angoli del cubo sono dove e' riposta la metafisica, dove essa si e' rifugiata.
L'attività continua della conoscenza servirà a "raddrizzare" le linee storte rendendole nuovamente coerenti al quadro generale.
Naturalmente, questa totalizzazione di una sola materia esistente non significa che non si possa costruire una sorta di "metafisica", cioè un "modo diverso di vedere le cose", fondato su una emotività pura o una "emotività razionale"' ed in questo caso religioni filosofiche come l'induismo possono essere forse essere una sorta di modello interpretativo di quello che c'e' veramente "oltre" lo schermo.
Questo perché comunque la natura umana sembra non ancora completamente adatta ed adattata a reggere massicce dosi di materialimo allo stato puro, ma sembra servire un sorta di "materialismo ben temperato" o una "spiritualità tecnicizzata" che serva a mostrare in una (più) innocua forma simbolica che servi a mediare il passaggio (se ci sara' e se sara' utile) ad una nuova fase di sviluppo dell'umanità quella della piena e consapevole maturità.