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Quando l’irreale diventa reale

by Filippo Brunelli

Ci risiamo!
Già a luglio 2020 iniziava  a girare sui social network la notizia di un “fantomatico” Jonathan Galindo che convinceva i bambini ad accettare sfide sempre più pericolose fino a portarli al suicidio. Una cosa simile l’avevamo già vista nel 2017 quando un servizio del programma TV “Le Iene” aveva parlato di una sfida nata in Russia tra i giovani che arrivava fino a spingerli al suicidio e che  prendeva il nome di Blue Whale. Dopo che i video presentati furono smascherati come falsi e per nulla attinenti al fenomeno  venne fuori che tutta la storia non esisteva e che si trattava di una creepypasta1 ma, purtroppo, la stampa aveva cavalcato l’onda e ancora oggi esistono persone che credono che il Blue Whale Challenge fosse vera, anche perché con il diffondersi della notizia iniziarono molti fenomeni di emulazione.

Il personaggio di Jonathan Galindo non è una novità di questi ultimi mesi ma nasce, anche lui, nel 2017 quando per la prima volta la versione messicana della piattaforma di notizie social (o giornalismo sociale come viene definito dai suoi creatori) Blasting News riporta la presenza in rete di svariati profili con l’immagine di un uomo con una strana maschera che ricorda vagamente il Pippo della Disney ma con un atteggiamento minaccioso ed inquietante che risponde al nome di Jonathan Galindo. Secondo quanto riportato dalla testata questo personaggio si divertiva a fare filmati porno vestito in modo stravagante sempre indossando la sua strana maschera per poi diffonderli nel web.
Chiunque conosce il sito Blasting News sa quanto poco siano affidabili le notizie diffuse, dato che gli articoli vengono scritti dagli stessi lettori e pubblicati senza nessuna verifica dei fatti, anzi, più un articolo o un autore è seguito più viene riconosciuto dalla testata.
La figura che viene associata a Galindo, in realtà, è stata creata da un video maker americano che utilizza lo pseudonimo di Sammy Catnipnik nel 2012 e che, nel suo profilo twitter, spiega le origini del personaggio: ”…Le foto e i video sono miei, del 2012-2013. Erano per il mio bizzarro piacere personale, non per qualche cacciatore di brivido dei giorni nostri che cerca di spaventare e bullizzare la gente…”. In effetti la maschera creata da Carnipnik fu utilizzata per creare alcuni video porno online ma tutto finisce qui … O almeno così si sperava.
Un influencer, sempre messicano, che risponde al nome di Carlos Name, nel giugno del 2020, racconta di una figura che ricorda il famoso Pippo della Disney (Jonathan Galindo) che si aggirava fuori dalla casa, di aver sentito strani rumori e che, in fine, l’uomo mascherato avrebbe fatto irruzione in casa sua aggredendolo. Name che conta circa 1.700.000 followers su Instagram è famoso per trattare argomenti paranormali come ufo, fantasmi e chi più ne ha più ne metta come se fossero veri, vantandosi anche di improbabili incontri con queste fantastiche figure. Dopo questo rilancio (che chiaramente è una bufala) la figura di Jonathan Galindo ha iniziato a diffondersi e iniziano a nascere profili sui social con persone che vogliono emularlo oppure semplicemente spaventare gli amici e, purtroppo, anche qualche atto di stalking o aggressione reale dove l’aggressore era mascherato da Galindo.  Dal sud America il tam tam mediatico si sposta prima in India per arrivare infine in Europa.

In Italia, a lanciare la notizia del pericolo di questa nuova sfida tra gli adolescenti è il giornale “Il Resto del Carlino” nel luglio 2020 con una serie di articoli dai titoli evocativi quali “Jonathan Galindo, la folle sfida. Un gioco all’autolesionismo” oppure ”Jonathan Galindo, il folle 'gioco'. Nuove denunce e genitori in allarme”. Negli articoli si fa riferimento ad allarmi lanciati da alcuni genitori e da alcuni ragazzi, nonché di denunce fatte da questi alle forze dell’ordine e ricordando che in Spagna gli eventi legati a Galindo sono stati molto numerosi. L’articolo finisce segnalando che “Ora purtroppo Galindo è arrivato anche in Italia “ e che non si registrano ancora fenomeni di lesionismo tra i ragazzi ma che la guardia è alta.  
La polizia postale (che si occupa di reati collegati al web), dal canto suo, il 9 luglio aveva si aperto una segnalazione di allerta sulla sua pagina web e sul suo profilo Facebook per poi ritirarla qualche giorno dopo a seguito delle indagini che non avevano rilevato fenomeni di autolesionismo tra i giovani in Italia.
Purtroppo adesso i media hanno iniziato a cavalcare l’onda Galindo e il tragico suicidio dell’undicenne a Napoli pochi giorni fa ha portato moltissime testate e telegiornali ad associare la lettera lasciata dal bambino a un possibile Jonathan Galindo, sebbene non vi siano prove di questo.

I toni sensazionalistici utilizzati dai vari media e le fake news rilanciate da siti e profili social di influencer ai quali importa solamente avere visibilità portano a travisare il vero pericolo: non bisogna avvisare i ragazzi di non accettare l’amicizia da Jonathan Galindo, ma bensì da chiunque non si conosca, proprio come una volta si insegnava a non dare confidenza agli sconosciuti e ricordando ai bambini e agli adolescenti di evitare di condividere informazioni personali online.
Continuando a rilanciare l’esistenza di un personaggio come Galindo i media rischiano di portare anche in Italia alla nascita di fenomeni di emulazione, proprio come è accaduto a suo tempo con il Blue Whale Challenge che, pur non essendo una cosa reale si è trasformata in qualcosa di pericolosamente reale,  mentre challenge che sono reali e pericolose come la “Fire Challenge”, la “Kiki Challenge” o il ”Knockout game”, che in Italia nel 2014 ha anche fatto una vittima, vengono trascurate.
Purtroppo sempre più i giornalisti stanno diventando simili a influencer che cercano la visibilità anziché la verità così, a breve, il personaggio di Jhonathan Galindo assurgerà al panteon dei mostri dell’immaginario collettivo insieme a Slenderman, SCP-173, Jeff the Killer ed altri.
Una volta i mostri li creava il cinema, così personaggi come Jason di “Venerdì 13”, Freddy Krueger di “Nightmare‎”, Pinhead di “Hellraiser” o Leatherface di “Non aprite quella porta” spaventavano intere generazioni ma rimanevano confinati nel reame dell’immaginario e dell’irreale, mentre adesso i mostri creati dal Web hanno da fastidiosa abitudine ad emergere nel mondo reale e diventare veri grazie alla massificazione che porta inevitabilmente all’emulazione.

 

1Una Creepypasta è un racconto breve e originale che nasce per terrorizzare e provocare shock nel lettore ispirati solitamente ai racconti di internet o leggende metropolitane, diffusi nei forum tramite il copy&paste (copia ed incolla).

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