E' stato superato il test di Turing?
In ricordo di Alan Turing ucciso dall'ignoranza e dalla bigotteria
I propose to consider the question, “Can machines think?” This should begin with definitions of the meaning of the terms “machine” and “think”.
In questo modo, nel 1950 Alan Turing iniziava il suo saggio: “Comupting Machinary and Intelligence” sulla rivista Mind.
Da questo papper Turing sviluppo un procedimento di pensiero per determinare se una macchina fosse in grado di pensare: per Turing una macchina in grado di pensare è una macchina che sia capace di concatenare idee e quindi di esprimerle.
In questa sede tralasciamo la spiegazione del test ( chi fosse interessato può tranquillamente scaricare tutto il papper a questo indirizzo: http://orium.pw/paper/turingai.pdf )
Dal 1950 i parametri per il Test di Turing sono stati riformulati, sia perché originariamente troppo imprecisi, sia perché sono insorte nuove definizioni di macchina intelligente, come nel caso di ELIZA (1966), dove un software era in grado, tramite la riformulazione delle affermazioni di una persona, a porre delle domande che potevano indurre a pensare che l'interlocutore non fosse un computer ma un essere umano.
Sabato 6 giugno 2014 si è svolto presso la Royal Society una gara tra 5 programmi, con l'intento di superare il Test di Turing: i programmi dovevano rispondere, per interposta tastiera, a dei giudici umani, durante sessioni di discussione di cinque minuti. Al termine di questi scambi, stava ai giudici decidere se il loro interlocutore fosse un umano o un robot. Se il programma informatico fosse riuscito a convincere almeno il 30% degli umani, il test sarebbe stato da considerarsi riuscito.
Di questi, soltanto “Eugene” è riuscito a passare il test con successo, convincendo il 33% dei giudici. La differenza, rispetto al le altre volte che il test di Turing venne considerato superato e quella del giugno 2014, è che gli argomenti di discussione, in questa prova, non vennero definiti prima di iniziare il test.
In realtà le critiche non sono mancate: il programma si fingeva un adolescente e questa interpretazione del test ne avrebbe facilitato la riuscita poiché gli interlocutori umani tendono ad attribuire più facilmente all’età un tipo di comunicazione poco ortodosso. Anche la scelta della nazionalità fittizia è stata oggetto di critiche, in quanto avrebbe portato i giudici a ritenere le disfunzioni sintattiche come conseguenza del fatto che il ragazzo non fosse di madrelingua inglese. Infine, per il momento l’articolo scientifico coi dettagli dell’esperimento non è ancora stato pubblicato, e l’università di Reading non ha voluto fornire alcuna copia delle conversazioni ai giornali. Si parla di circa 300 conversazioni con 30 giudici tra i quali dei famosi nomi nel campo dell'intelligenza artificiale.
C'è quindi da pensare che un software non possa essere scambiato per un essere umano, ma che, invece, ciò sia possibile solo in determinate e limitate condizioni e solo per una minoranza di casi (il famoso 30% che dovrebbe essere portato almeno a 56% secondo alcuni esperti).
Concludendo possiamo farci una domanda: ha ancora senso il Test di Turing? La domanda iniziale: “Can a Machines think?” è ancora valida quando ancora non abbiamo consapevolezza di cosa si intenda per pensiero?
Ognuno di noi, quando conversa con un chatbot (programmi come ad esempio ELIZA che simulano una conversazione), ci proietta se stesso, mette in moto i circuiti dell’empatia, cercando di specchiarsi in quella relazione: vuole essere ingannato. Ma un’altra parte non accetterà mai che un sistema artificiale, per quanto sofisticato, possa essere in grado di pensare.
In una puntata di Battlestar Galactica (una serie televisiva di fantascienza) una frase ci porta a riflettere sul Test di Turing, quando un umano, parlando con un Cylone dice: “Noi siamo umani, voi siete soltanto macchine”.
Insomma il tempo di HAL 9000 (del film 2001 Odissea nello spazio) è ancora lontano ed il 2001 è passato da 13 anni...
«My mind is going. There is no question about it. I can feel it. I can feel it. I can feel it.
I'm afraid.»
(HAL9000 2001 Odissea nello spazio)